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Casa passiva, risparmio attivo

Risparmio energetico e qualità abitativa nella casa passiva - tratto da Consapevole n.5

Arch. Marta Carugati/Associazione Paea – Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente - 23/11/2007




Casa passiva: una definizione che non convince le persone fino in fondo, in un mondo in cui l’essere attivi significa produrre e consumare e quindi essere vivi.
A volte mi domando quale significato possa attribuire a quel termine “passiva” chi non è del mestiere. La risposta che mi do non è mai positiva, anche se vivere in una casa passiva significa vivere meglio. Inoltre la maggior parte delle case passive che ho visitato è molto accogliente e confortevole. In estate non fa troppo caldo e in inverno non fa troppo freddo, l’aria è sempre fresca, pulita, e le bollette, incredibile, si leggono con un sorriso sulle labbra. Il comfort è garantito da una tecnologia nascosta e silenziosa. Queste case non hanno bisogno di un sistema tradizionale di riscaldamento e consumano pochissimo sfruttando al massimo il calore prodotto all’interno dei locali e il guadagno solare. Così il termine “passive” indica la loro predisposizione a non dover produrre calore da una fonte tipo la comune caldaia, ma a consumare passivamente quello di scarto di altre fonti già presenti: persone, apparecchi domestici e non da ultimo, il Sole.

Una tecnologia semplicissima
Per riuscire ad ottimizzare questo processo e consumare solo 15 kWh per mq all’anno (meno di un decimo dei consumi medi nazionali), per garantire il principio di conservazione dell’energia e non quello dello spreco, bisogna costruire un edificio con un involucro molto ben isolato e a tenuta all’aria, con componenti di alta qualità (ad esempio, finestre con doppi o tripli vetri isolati e basso emissivi), senza ponti termici che causano forti dispersioni di calore.
Mettere in pratica tutto questo non è semplice. Ma non dal punto di vista tecnico. La tecnologia di una casa passiva è semplicissima, infatti per far fronte al fabbisogno minimo di climatizzazione degli ambienti c’è un impianto di ventilazione meccanica controllata che fornisce aria alla temperatura necessaria, secondo le stagioni. Solo raramente si ha bisogno di un surplus di energia che solitamente viene fornito da una piccola pompa di calore ma per pochi giorni all’anno, nei mesi più rigidi.

Il pregiudizio culturale e politico
Bisogna considerare che la prima difficoltà è di carattere culturale e politico. Siamo da anni immersi in una quotidianità fatta di sprechi a cui siamo ormai abituati. Come si può riconvertire l’atto di sprecare e di costruire male a cui si è giunti oggi, in una presa di consapevolezza che ponga come obiettivo primario la qualità del costruito in termini energetici e di maggior comfort abitativo?
È importante che ogni attore coinvolto, sia egli progettista, costruttore, impiantista o abitante, diventi il tramite di questa qualità. Molte case, anche di recente costruzione, hanno seri problemi di umidità che ne pregiudicano la vivibilità e la salubrità dei locali ma hanno comunque un prezzo di mercato altissimo. Questo perché gli elementi che contano nella valutazione di una casa sono: il posto in cui è ubicata, la vicinanza alle infrastrutture, la metratura e non ultimo il tipo di finitura intesa molto spesso solo come bellezza dei rivestimenti. Negli ultimi anni ha preso piede la domotica e tutti gli automatismi che in una casa aumentano il grado di comodità rientrano, in parte, nella valutazione del suo prezzo di mercato. Risultato: paghiamo molto care le nostre dolci case e non compriamo o affittiamo mai la vera qualità di un immobile. Pochi ricorrono alle vie legali per denunciare il costruttore di una casa dove si manifestano problemi di muffe ad esempio, ma molti potrebbero farlo avendo ben pagato il diritto di abitare un edificio salubre in cui passano generalmente la maggior parte del loro tempo. La qualità, quella vera, va certamente pretesa e anche ben pagata per avere la garanzia dei risultati attesi. Spesso però pensiamo di non potercela permettere e di dover solo risparmiare, ma così facendo tralasciamo il fatto che i soldi se ne andranno comunque dilazionati in bollette, in medicine e in manutenzione ordinaria continuativa, per anni. Non solo, ma in parte paghiamo già per ottenere una qualità che nessuno ci garantisce e in fondo viviamo una falsa interpretazione del rapporto qualità/prezzo, non focalizzando quelli che sono i veri componenti da ricercare nella qualità. Parlando della metodologia costruttiva innovativa della casa passiva, si rimane stupiti dal fatto che la sua qualità parte proprio dalla giusta orchestrazione di quegli elementi costruttivi e di quei materiali che bisognerebbe tenere conto in una normale costruzione e che non fanno altro che ottimizzare le prestazioni in termini energetici.

Verso un nuovo concetto di qualità abitativa
È necessaria una revisione dei termini. La qualità è quella caratteristica intrinseca ad un bene che ne determina il valore stesso. Noi oggi dovremmo cercare una qualità che non è un surplus ma che è già insita nel rapporto qualità/prezzo. Ottimizzare i processi di pianificazione, realizzazione, installazione e gestione dell’organismo edilizio per ottenere la qualità, diventa fondamentale e una spinta in questa direzione ci viene dal Parlamento Europeo che ha emanato la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia. L’Italia, e gli altri Stati membri, dovrebbero adeguarsi al recepimento nazionale di tale normativa entro il gennaio 2006, ma per ora il nostro Governo è riuscito ad emanare un Decreto, il 192 del19 agosto 2005, la cui attuazione troverà una strada molto lunga davanti a sé, come è stato per la Legge 10 del 1991. Sembra comunque che la Certificazione degli edifici, secondo la direttiva europea, debba entrare in funzione in forma sperimentale a partire da gennaio. Per “rendimento energetico di un edificio” si intende “la quantità di energia effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell'edificio, compresi, tra gli altri, il riscaldamento, il riscaldamento dell'acqua, il raffrescamento, la ventilazione e l'illuminazione". Nel calcolo di rendimento energetico vanno considerati elementi quali la coibentazione, le caratteristiche tecniche e di installazione, la progettazione e la posizione in relazione agli aspetti climatici, l'esposizione al sole e l'influenza delle strutture adiacenti, l'esistenza di sistemi di generazione propria di energia, nonché il clima stesso degli ambienti interni. L'obiettivo è ovviamente quello di promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici e quindi la qualità effettiva di una costruzione, attraverso l'utilizzo di materiali ed impianti adeguati ed efficienti. A questo proposito può essere utile ricordare che la normativa europea prevede anche un attestato di certificazione energetica (articolo 7), il cui obiettivo è quello di fornire informazioni sull'edificio a proprietari, acquirenti o locatari (la validità dell'attestato, secondo la direttiva europea, è di dieci anni), cosicché possano leggere le conseguenze di una determinata qualità ed essa possa essere effettivamente scelta senza inganni.
Ci si augura che la certificazione segni l’inizio non solo del nuovo anno ma anche di una diversa maturità professionale e civile.

Approfondimento
L’associazione Paea

L’Ass. Paea - Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente – svolge da anni attività di promozione, informazione, educazione e realizzazione di progetti relativi al risparmio energetico, all’uso delle energie rinnovabili, alla bioedilizia, alla permacoltura, alla fitodepurazione e alla tutela ambientale.
È un ente culturale, apartitico e senza scopo di lucro, nato al fine di promuovere lo sviluppo, la crescita e lo scambio personale e culturale perseguendo finalità di solidarietà e utilità sociale.
Le attività dell’Associazione si ispirano al lavoro di strutture europee esistenti da più di venti anni, come il Centro per le Tecnologie Alternative (C.A.T.) in Galles e il Centro per l’Energia e l’Ambiente (E-u-Z) in Germania, con le quali esiste una stretta collaborazione
.
Associazione PAEA
via Monchio, 14
42030 Montalto (RE)
Tel/fax 0522.605251
info@paea.it
www.paea.it
 
Per saperne di più
Gli effetti negativi del “ponte termico”

Si ha un ponte termico dove il comportamento termico di una parte dell’edificio è considerevolmente differente rispetto a quello di parti circostanti.
I principali effetti negativi dei ponti termici sono:
Perdite di calore. Le perdite di calore derivanti dai ponti termici incidono in modo notevole sulle perdite di calore dell’intero edificio.
Condensazione. La condensazione superficiale è uno degli effetti più comuni dei ponti termici . Si manifesta quando i normali livelli dell’umidità relativa degli ambienti interni in condizione di comfort termico si combinano con una temperatura dell’involucro dell’edificio che ha valore più basso del punto di rugiada.
Formazione delle muffe. Un ponte termico, a causa della contemporanea presenza di umidità relativa alta e bassa temperatura, crea le condizioni ideali per la formazione di muffe.
Danni alla superficie. Le variazioni cicliche della temperatura superficiale causano una polverizzazione dei materiali della struttura.
Diminuzione del comfort termico. Quando la temperatura superficiale interna di una parte della struttura (parete, pavimento, ecc.) è inferiore di almeno due o tre gradi rispetto alla temperatura dell’ambiente si avverte una sensazione di disagio in prossimità di tale superficie. Questo effetto è particolarmente evidente quando sono coinvolte ampie aree. Un tipico esempio è la zona di congiunzione tra un pavimento non isolato e la parete esterna. Per limitare tale disagio generalmente si innalza la temperatura dell’ambiente provocando in tal modo un’ulteriore perdita di energia.

 

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Categorie: Ambiente




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