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Curarsi con il cibo

L’esperienza diretta di una coppia che ha radicalmente cambiato modo di mangiare, ottenendo maggiore benessere fisico

Ivy Moscucci




Il cibo può guarire, può migliorare le nostre condizioni di salute?
Mi sono posta questa domanda per la prima volta dopo l’estate del 2011.

Mio marito soffre di diabete mellito di tipo 1 che gli è stato diagnosticato quando era appena adolescente, invece io, durante gli anni più intensi dell’università, ho scoperto di avere la tiroidite di Hashimoto, un’altra malattia autoimmune.

Fino a quel momento la gestione delle nostre patologie era basata su un approccio sanitario: a ognuno il proprio medico aveva prescritto un farmaco per tutta la vita (a lui l’insulina sintetica e a me l’ormone sintetico) e finché prendevamo le nostre medicine non ci sarebbero stati dei problemi.

La nostra alimentazione era basata sulla classica dieta moderna con cibi industriali, anche surgelati, precotti e il biologico era quasi inesistente; il primo pensiero era solo quello di accontentare le papille gustative, abituate a sapori finti e forti senza voler trascorrere del tempo in cucina.

Nessuno dei due si era mai posto il problema di individuare la radice dei propri squilibri fisici e tantomeno di indagare sul complesso rapporto dei diversi fattori coinvolti in una malattia autoimmune.

Una nuova consapevolezza

Un giorno ho chiesto a mio marito: “Di quanto credi possiamo diminuire l’assunzione di insulina? Dimmi una cifra che per te sia credibile”. Lui: “Dalle 75 unità che prendo ora, penso, possiamo toglierne 10 in due mesi”. Detto fatto.

Non sapevamo che quel risultato sarebbe stato solo l’inizio di un lungo viaggio fatto di salite e discese.

I “lavori” sono iniziati da subito: con grande entusiasmo abbiamo adottato un’alimentazione al 100% biologica e naturale, grazie alla scoperta per caso del sito di Michael Montignac dove ho imparato che cos’è l’indice glicemico, mai sentito nominare fino a quel momento.

In pochissimo tempo ho “divorato” tutti i suoi libri, poi ho iniziato a leggere in inglese su vari siti e libri, sia di medicina alternativa che di quella tradizionale, e ho capito velocemente che dovevo reinventare da capo una cucina con soli alimenti “permessi”: tutti ingredienti a basso indice glicemico, ma allo stesso tempo naturali, nutrienti e salutari.

Di lì a poco, abbiamo eliminato tutti gli alimenti processati, industriali (anche se di produzione biologica) e soprattutto abbiamo bandito lo zucchero bianco e le farine raffinate dalla nostra tavola.  

Fino a quel momento non c’eravamo mai resi conto di quanto lo zucchero bianco fosse presente quasi ovunque – anche nel dentifricio!

Ed è così che ho scoperto come leggere le etichette: non c’era più nulla che acquistassi che conteneva alimenti dannosi. Dopo anni di vita stressante e viaggi durante i quali mangiavo ciò che mi capitava a portata di mano, ho fatto tabula rasa: ho inserito tanti ingredienti freschissimi, integrali, vivi, di produzione locale e stagionale con cui creare da capo le ricette che dovevano non solo essere sane, con indice glicemico basso, piene di fibre ed equilibrate dal punto di vista nutrizionale, ma dovevano essere anche belle da vedere e golose.

Il fattore emotivo non poteva mancare nei miei piatti: il piatto finale doveva coccolarmi, e rientrare nella lista delle mie ricette approvate.

Dovevamo avere un rapporto con il cibo basato sul totale abbandono: tutto ciò che mettevo in tavola, doveva essere adatto per due golosi come noi – senza farci penare né pensare.

Nei quattro mesi successivi, mio marito si è liberato di tutti i chili di troppo che aveva ed è riuscito a ridurre l’assunzione di insulina ad una media di 40-45 unità giornaliere (che equivale a circa 40-50% in meno di quanto aveva fatto per oltre vent’anni). La sua ultima vittoria sono state 20-25 unità al giorno, che anche oggi variano in base all’attività fisica e al livello di stress quotidiano.

In un anno e mezzo io sono passata dall’assunzione dell’eutirox di 75 mcg a quello di 50 mcg e il mio umore è diventato più stabile, il peso ha iniziato a calare e ho finalmente scoperto la sensazione di sentirmi riposata al risveglio. E questi sono solo i risultati certi ottenuti finora.

I miglioramenti ci sono ogni giorno e il nostro viaggio non è finito

Ogni giorno scopro nuove informazioni sulla proprietà degli alimenti, nuove combinazioni nutrizionali e nuovi approcci attingendo da diverse risorse di medicina olistica, alimentazione naturale e benessere psicofisico che cerco di integrare nel nostro modo di credere e vivere la vita. E faccio tutto questo con immensa passione, fortemente motivata ogni giorno.

Vedere il cibo con occhi diversi

Il mio approccio all’alimentazione naturale non è nato per gioco, ma per necessità: la necessità di realizzare ricette che potessero aiutare mio marito e me a vivere il nostro rapporto con il cibo e il quotidiano con serenità e abbandono nonostante le nostre serie patologie.

Dunque, la mia è ed era la necessità di reinventare un’alimentazione che potesse favorire la guarigione (nel mio caso) o anche solo il mantenimento di un equilibrio ottimale.

Per mio marito, questo voleva dire mantenere il livello degli zuccheri nel sangue sempre (o più possibilmente) stabile per evitare ipoglicemie e iperglicemie e le relative conseguenze: come stanchezza, mal di testa e forte stress all’organismo e ulteriore indebolimento del sistema immunitario.

Senza però rinunciare al gusto, ai valori nutrizionali, all’aspetto gradevole e alla gioia che il cibo ci regala.

Fino ad oggi, questa è l’unica cosa alla quale non ho mai rinunciato: mangiare e creare ricette con i migliori ingredienti naturali e biologici con indice glicemico basso, gustose, golose e belle da vedere; ricette che nutrono sia il corpo sia lo spirito.

Secondo la nostra esperienza, e per quanto strano possa sembrare, la combinazione di due scelte alimentari diametralmente opposte, come quella del crudismo vegano e la dieta del paleolitico (con particolare scelta ai cibi più nutrienti e con minor indice glicemico), sono in realtà quelle che a distanza di anni ci hanno portato maggior sollievo e benessere.

Ed oggi, la mia alimentazione naturale si basa sugli alimenti non processati, che si trovano nel loro stato più naturale possibile come la frutta, la verdura, la carne, il pesce selvatico, pochi e raramente legumi e cereali.

Una menzione a parte meritano i cosiddetti supercibi, che hanno un’elevata quantità di micro e macronutrienti e la cui aggiunta alle pietanze ha un enorme beneficio salutistico e che nella mia cucina, soprattutto nei dolci, trovano un generoso uso.

Mangiare cibo biologico, naturale e tradizionale di prima qualità (e qui intendo il cibo locale, di origine protetta o di indicazione geografica protetta) è possibile, ed è anche un’esperienza alimentare straordinaria: una volta iniziato a mangiare in questo modo, le nostre pupille gustative si sono abituate all’intensità di certi profumi e aromi e ora siamo lontani chilometri dal non riconoscere un alimento “artificiale”. 

Certo, fare la spesa non vuol dire più acquistare gli alimenti solo al primo supermercato che ci capita, distrattamente e senza neanche guardare quello che acquistiamo.

Quante volte, nel passato, mi capitava di acquistare insalata che andava a male, trovare nel cassetto del frigorifero un ortaggio marcio o di buttare via un prodotto inscatolato perché ben oltre la data di scadenza?
Beh, ora non mi succede più.

Mangiare cibo biologico e naturale richiede organizzazione: non c’è niente da fare. Ho dovuto imparare a sedermi, concentrarmi e pensare al nostro cibo così come lo facevo per ogni acquisto importante: l’automobile, il computer, un viaggio o l’ultimo modello di smartphone.

Mi sono abituata a fare paragoni, leggere le etichette (se si tratta di cibo confezionato), guardare le scadenze,  confrontare prezzi e tenere le orecchie ben aperte sulla “scoperta” di nuovi fornitori e aziende biologiche, in zona. È stato anche necessario  imparare di più sul nostro territorio, sui prodotti tipici e sui metodi di lavorazione: questa ora io la chiamo cultura alimentare. 

Per me il GAS (il gruppo di acquisto solidale) di cui faccio parte è stato (e lo è tuttora) fondamentale: siamo diverse famiglie riunite per l’acquisto di prodotti biologici e naturali e paghiamo il giusto prezzo per cibo di qualità, di sicuro almeno il 10-20% in meno rispetto ai prezzi applicati a singoli acquirenti.

Cucinare in modo innovativo, sostituendo alimenti potenzialmente nocivi per la propria salute è divertente.

Per me, è anche un modo di reinventare la “vecchia” cucina italiana della tradizione, sciupata con alimenti di nessun valore nutrizionale, come appunto, lo zucchero bianco e la farina raffinata.

Non credo che tutti debbano essere carnivori, oppure crudisti o vegetariani. Ogni persona è un organismo unico e irripetibile e ci sono innumerevoli fattori che influenzano le esigenze metaboliche e le preferenze di gusto di ciascuno. Quindi, scegliere la dieta crudista o quella paleo deve essere una scelta dettata dalle proprie sensazioni e non da una convinzione mentale.

Ma di un’altra cosa sono certa: lo zucchero bianco raffinato, il cibo industriale e le farine bianche raffinate non fanno bene a nessuno, c’è solo chi le tollera di più e chi meno, ma nessuno ne trae beneficio.

Viaggio nella cucina naturale

La mia cucina naturale è un viaggio, anche se sono contenta dell’isoletta felice sui cui siamo approdati. Ci siamo creati uno stile alimentare tutto nostro, sperimentando principi vecchi quanto l’uomo. Non sento la mancanza dei piatti “tradizionali” realizzati con la farina bianca raffinata o lo zucchero raffinato.

Credo fortemente in un’alimentazione naturale, biologica, consapevole ed equo solidale.
Laddove possibile, utilizzo alimenti della mia terra ma non mi spaventa sperimentare cose nuove, e realizzare ricette creative e diverse.

Ho creato il blog di Dolce Senza Zucchero con l’intento di ispirare altre persone a credere che un’alimentazione naturale e biologica sia il primo passo per migliorare la qualità della vita, e che gestire con serenità e portare una malattia autoimmune a uno stato di equilibrio sia possibile.

Il mio rapporto con la cucina naturale sarà per sempre basato sulla sperimentazione personale di nuove scoperte scientifiche, ricette innovative e golose e il parallelo monitoraggio del nostro stato di salute.

Io la chiamerei una nutrizione olistica:
l’armoniosa unione di fattori emotivi, fisici e nutrizionali.

 

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Categorie: Alimentazione e salute


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