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Il Negozio che si prende Cura delle Persone

Intervista a Renzo Agostini, titolare del negozio Terra e Sole di Rimini che da 20 anni è un’affermata realtà sul territorio

Francesco Rosso - 28/08/2012




Nell'ultimo Terraesole news ho scoperto che l'azienda ha compiuto 20 anni. Ci racconti come è nata Terreasole e come sono stati questi vent'anni?

È una storia lunga che inizia nel '77 quando facevo Architettura a Venezia. Ho cominciato lì ad avvicinarmi ai movimenti ecologisti, contro il nucleare, nonviolenza, medicina naturale, ecc. Tutte tematiche che hanno cominciato a coagularsi dentro di me, a prendere forma, a collegarsi strettamente fra di loro fino a diventare quella che oggi è la nostra visione, la nostra passione.

Un percorso che ho fatto insieme con mia moglie, Antonella, fin dall'inizio. Abbiamo organizzato un convegno nel 1980 a Rimini ("Autocostruzione e Tecnologie Conviviali", se ne trova ancora traccia in internet) che è stato "storico" perché per la prima volta si sono trovate a confrontarsi insieme tutte le anime dei vari movimenti alternativi. A quel convegno partecipò anche Ivan Illich, un grande maestro.

Fino al 92 abbiamo organizzato corsi di ecologia, parlando di alimentazione, salute, energia, ambiente. Poi è nato Terra e Sole, Renzo e Antonella, Yin e Yang, maschile e femminile.
Questi anni sono stati semplicemente straordinari: abbiamo avuto la fortuna di fare un lavoro che è in totale sintonia con la nostra passione e... cosa si può chiedere di più? Duri, faticosi, difficili, a combattere negatività e a cercare di far capire a chi non vuol capire, ma anche ricchi di soddisfazione, di riconoscenza, di risultati, anche economici, che ci hanno permesso di far crescere la nostra realtà fino ad oggi.

Ci dai un po' di numeri su Terraesole oggi?

Terra e Sole è una realtà piuttosto complessa, che occupa uno spazio di circa 1000 mq, con un punto vendita di 300 mq, uffici e magazzini 400 mq, il centro Gymnasium (dove organizziamo tutte le nostre attività di formazione e informazione) 150 mq e il Bio's Cafè altri 150 mq. A Terra e Sole lavorano 24 persone, 11 al Bio's Cafè ed altre 9 a Castiglione di Cervia dove abbiamo realizzato il laboratorio di prodotti da forno e la nostra piattaforma di distribuzione (altri 1800 mq).

L'attuale modo di vivere, delle persone nel pianeta industrializzato, tutti oramai sappiamo che non è sostenibile e lo sarà sempre meno. Quali strade dovrebbe prendere l'uomo perché possa esistere un futuro prospero?

È una domanda difficile con una risposta molto semplice: l'uomo deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni, sull'ambiente, sugli altri esseri umani e più in generale sugli altri esseri viventi. Nascondere la testa sotto la sabbia, buttare la polvere sotto il tappeto, ci ha portato alla crisi attuale. Bene!, fuori la testa, etica, rispetto e riconoscenza verso tutto ciò che ci circonda. Questa la ricetta giusta per rimettere le cose a posto, per ridare a tutto un valore intrinseco, in quanto essere vivente, zolla di terra, albero, sasso, che non è quello economico di mercato, ma quello che deriva dal fatto stesso di esistere, di esserci, su questo pianeta, di farne parte integrante, di produrre e consumare energia, di essere qui a vivere una esperienza che ha avuto un prima e avrà un dopo di noi.

Questa per me è la sostenibilità: non è un problema di consumare meno, di riciclare, di andare in bici, ecc., ma, prima di tutto, arrivare a sentirsi parte integrante di questo pianeta, scoprirsi "terrestri" con i limiti e le gioie che derivano dal fatto di essere terrestri.

Probabilmente sei una delle persone in Italia che conosce meglio il mercato del biologico, avendolo vissuto come cliente, come distributore all'ingrosso e come dettagliante. Cosa ne pensi di questo mercato? Cosa rispondi a chi dice che fra bio e convenzionale cambia solo il prezzo? Cosa ne pensi dello strapotere del gruppo ECOR nel mercato BIO italiano?

Il biologico va nel senso di ritrovare il giusto rapporto fra l'uomo e la natura. Di non forzarne i ritmi, la produttività. È il concetto del rispetto, di cui parlavo sopra. Io credo che chi ha dato vita a questo percorso, una quarantina di anni fa, ha fatto una bellissima rivoluzione, contro la tendenza alla mercificazione del cibo e alla conseguente industrializzazione dell'agricoltura. Tutto questo è partito in sordina, figli dei fiori, qualche hippie, ed altri strani soggetti come noi. Poi è divenuto un fenomeno di massa, lo chiamano moda, ma quale moda se ormai è in crescita da più di vent'anni?! Per il bio non si può parlare di moda, ma di cambiamento di costume, che sta reggendo anche alla crisi, perché chi sceglie un cibo bio fa fatica a tornare al convenzionale.

Ora dobbiamo essere bravi a far crescere il concetto di bio, perché mangiare bio non deve significare semplicemente sostituire il cibo bio al posto del cibo convenzionale nella propria dieta: servirebbe a poco. Il passo da fare oggi è quello di riportare equilibrio nel nostro modello alimentare, che è stato volutamente devastato dalle multinazionali del cibo che ci hanno portato dalla alimentazione mediterranea ad una consumista ricca di grassi e proteine animali, sale, zucchero bianco, cereali raffinati, ecc., con un cibo spazzatura spesso proprio ad essa destinato. La differenza fra convenzionale e bio, deve essere, oltre all'assenza di pesticidi, ogm, ecc., anche questa nuova cultura del cibo di cui il bio si deve fare portatore.

Consumare e assimilare, buttare nello stomaco e trasformare in energia, sono due cose diverse. Per questo considero un emerito imbecille chi afferma che fra bio e convenzionale cambia solo il prezzo, è solo un modo per non fare delle scelte, prendersi delle responsabilità.
Il bio è l'inizio di un discorso, la lettera A, ma senza la A non c'è né B né Z.

Spesso mi ritrovo con gente che dice, no io sono per il chilometro zero, io per slow food, io per i mercatini di produttori, a me del bio non interessa. In questi comportamenti, spesso ideologici, vedo molta immaturità. Occorre capire che bio, km zero, mercatini, slow food fanno tutti parte di un circolo virtuoso che dobbiamo tenere insieme, stringere in sinergia, senza gare a chi è più bravo e più puro, perché l'obiettivo comune deve essere la riconquista del cibo sano e buono per tutti, nel rispetto dell'ambiente e degli altri esseri viventi.

Cosa ne penso di ECOR? Bene, stanno facendo il loro mestiere di distributore dando un servizio ottimo ai negozi, hanno sbaragliato una concorrenza lenta e spesso poco coraggiosa, fino a raggiungere una situazione di monopolio che non credo faccia bene alla crescita del bio nel nostro paese. Ma non è colpa di Ecor se vinci sempre perché gli altri non giocano. Io credo invece che Ecor potrebbe fare molto molto di più proprio per far arrivare il messaggio di cui abbiamo parlato alla gente. E gli altri distributori e produttori dovrebbero rimboccarsi le maniche, guardare fuori dal proprio orticello e far concorrenza ad Ecor non tanto sui prodotti, ma sulla propria capacità di promuovere cultura, che poi alla fine diventerà il più efficace dei marketing.

Ogni volta che vengo a Terrasole scopro qualcosa di nuovo, la creatività sicuramente non vi manca. Ci anticipi qualche progetto per il futuro?

Vedi Francesco, è proprio questo che manca nel bio! La forza di sfornare idee, progetti e di portarle avanti anche fra tante difficoltà. Fare cultura, che non è tempo perso. Noi al Gymnasium facciamo una attività intensa di convegni, seminari, incontri, è una fucina di idee, di informazioni che arrivano e vanno alle persone che ci ruotano attorno.

Progetti per il futuro? Credo che il futuro prossimo sarà occupato dalla realizzazione di una lunga serie di Bio's Cafè. Abbiamo appena firmato un contratto su San Marino, che aprirà ad ottobre e un altro paio sono vicini all'accordo. Ma l'obiettivo è di realizzarne veramente tanti, perché sono uno strumento straordinario per mettere in bocca il bio anche ai più scettici, per vincere la diffidenza, per dare un servizio, per fare un bel business (sano e sostenibile).
Nel futuro meno prossimo .... Beh!, mica posso dirti tutto!

Hai un sogno che non sei ancora riuscito a realizzare?

Sullo schermo del mio computer ho una frase di Walt Disney che dice "Se puoi sognarlo puoi farlo" e questo è il mio problema: i sogni non tendo a tenerli nel cassetto, ma mi piace metterli in pratica. Sono un sognatore pericoloso!

Detto questo in realtà un sogno ce l'ho e me lo porto dietro da bambino. Mi piace scrivere e prima o poi dovrò fare un libro che sarà un po' la mia "eredità", ciò che vorrei lasciare, come piccolo, modesto contributo, a chi continuerà a battersi per questi ideali.
Ma io penso di vivere fino a cent'anni, quindi ho ancora tanto tempo per scriverlo!

 

Renzo Agostini

Mia mamma Anna e mio babbo Sergio hanno dato il loro fondamentale contributo per mettermi al mondo il 17 marzo 1957 (anzi 9 mesi prima).

Mi sono laureato in Urbanistica a Venezia nel 1983 ed ho passato la gran parte della mia vita a "sbattermi come pochi" (parole di De Andrè nel concerto live con PFM) a favore del biologico e più in generale di un modo di vivere in sintonia con l'incredibile Pianeta Terra su cui abbiamo avuto la fortuna di nascere.

Ho fatto questo cammino con mia moglie Antonella (con cui vanno condivisi oneri e onori per tutto quanto fatto) e con mio figlio Andrea già qui con noi a portare il suo prezioso contributo di lavoro, idee e gioventù.

Ho un sogno nel cassetto, ma per quello c'è ancora molto tempo....!

 

 

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 30


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Categorie: Ecologia e Localismo,Alimentazione e salute


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