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La piccola rivoluzione dello SCEC

Gli SCEC (sconto che cammina) napoletani: non una moneta complementare, ma un circuito di scambio preferenziale

Beniamino Altezza - 05/11/2007




Avete già sentito parlare degli SCEC? E' l'ultima trovata degli amici napoletani di Beppe Grillo. Nella cittá partenopea non si parla d'altro. Gli ideatori, facenti parte dell'associazione Masaniello, hanno avuto tanto successo che media a tiratura nazionale, come il Corriere della Sera, il Mattino, il Secolo XIX, Libero, Oggi e alcune trasmissioni Rai e Radiorai si sono occupati di loro. Tutto questi a pochi mesi dalla nascita.
 
In pratica se abitate a Napoli potete andare a fare la spesa nella bottega sotto casa (oppure andare al ristorante, o chiamare un idraulico iscritto all'associazione) e pagare una parte del conto - di solito intorno al 20% - in Scec (acronimo di Sconto ChE Cammina, tutti i dettagli sul sito
www.progettoscec.com), buoni che sono stati emessi gratuitamente dall'associazione verso tutti i soci.
 
A loro volta, i commercianti che vengono in possesso di questi buoni possono utilizzarli per pagare i propri fornitori locali -s empre che siano aderenti all'associazione - oppure farsi riparare l'auto, accedere ad una lezione di yoga o di informatica, il tutto (anche) con gli Scec.
Et voilá, l'economia gira con te!

In sostanza, dicono gli autori, si tratta di BALS, Buoni Ambientali, Locali e Solidali.
 
Ad oggi sono 825 i napoletani che credono nel progetto e che possono spendere i loro buoni presso 160 esercizi commerciali e 190 privati che comunque offrono servizi in Scec. l'iniziativa ha avuto tanto successo che sono decine le cittá italiane pronte a replicare l'esperimento. Chi volesse approfondire può consultare i siti
www.arcipelagomoneta.org, www.ecoroma.org, www.progettotau.org, www.progettothyrus.com. S abitate a Roma, Firenze, Genova, Torino, Verona, Vicenza ecc, non passerá molto tempo affinchè anche voi pòtrete usare i vostri buoni locali.
 
Passiamo ora ad esaminare che cosa non sono gli Scec. Non sono una "moneta locale" o anche detta valuta alternativa. I Simec (la moneta locale di Guardiagrele) lo erano: c'era vera emissione, esisteva una riserva monetaria (come per i dollari prima del 15 agosto '71) e, cosa importante, erano pagabili a vista al portatore.
 
In un certo senso anche le monete tedesche del tipo Regio e le monete americane tipo Ithaca Hours, a loro modo, sono vere monete alternative. Le prime hanno riserve in Euro, ma sono dotate di demurrage, cioè deperiscono con il passare del tempo e con questo meccanismo stimolano la velocitá di circolazione, le seconde sono piú simili a banche del tempo (cioè il loro valore viene creato ex-nihilo), ma ci si può pagare benissimo il conto al ristorante.
 
Entrambi gli esperimenti funzionano con successo gia da diversi anni anni. Per noi italiani l'esperimento tedesco è senz'altro piú interessante se non altro  perchè le autorità, basandosi sulle stesse norme europee in vigore anche qui da noi, non hanno avuto niente da ridire.  Come si sa a Guardiagrele, nel 2000, autoritá troppo scrupolose procedettero a sequestrare tutto, salvo poi accertare che non c'era alcuna traccia di reato.
 
Gli Scec sono simili ma non sono monete. Perchè non costituiscono riserva di valore: se io a casa ho 1.000 scec ma nemmeno un euro, non li posso utilizzare. Non sono un'unitá di conto, perchè nessun prezzo verrá mai espresso in Scec, ma sul prezzo in euro viene praticato uno sconto in Scec.
 
Sono un mezzo di pagamento ma potrebbero anche non esserlo: l'associazione Masaniello potrebbe infatti prescrivere che i propri associati si facciano a vicenda uno sconto del 20% per tutte le transazioni che avvengono al loro interno; in questo caso l'uso del buono cartaceo è del tutto ininfluente.
 
Capisco che per gli amici napoletani avere un asso di denari in tasca possa essere suggestivo, ma li devo avvertire che non hanno inventato niente: si tratta di una normale operazione di marketing. Questo avvertimento vale anche per i giornalisti poco attenti, o poco istruiti sulla materia economica che -attratti dal folklore dell'iniziativa - hanno visto quello che in realtá non c'era.
 
L'esperimento di cui in oggetto ha almeno un fatto positivo. Dal punto di vista giuridico, gli Scec, come qualunque altra iniziativa promozionale, sono inattaccabili.
 
Tutto qui dunque? Non è cambiato niente? In realtá gli Scec costituiscono un circuito di scambio preferenziale: in parole povere i soci dell'associazione che hanno in mano degli Scec preferiranno acquistare presso gli altri soci, dove sanno che potranno spendere i loro buoni e ottenere in cambio degli sconti.
 
Associazioni come queste sono davvero utili e in grado di spostare considerevolmente le attivitá economiche verso una maggiore compatibilitá con il pianeta, se sapranno essere veramente Ambientali, Locali ed Solidali.
 
Ambientali significa, ad esempio, che non tutte le imprese edili possono associarsi, ma solo quelle che applicano i principi della Bio-architettura. Locali signica che non tutti i ristoratori possono farne parte, ma solo chi offre menù a km 0, oppure ristoranti vegetariani. Solidali significa che - ad esempio - io non pretenderó lo sconto sull'olio solo perchè sono in possesso dei buoni, ma conoscendo l'agricoltore saró disposto a versargli in anticipo il 50% del prezzo per aiutarlo ad affrontare i costi di raccolta.
 
Un tale strumento, in mano ai Gas - Gruppi di Acquisto Solidale - sarebbe in grado di farli evolvere notevolmente. Ma questo vuol dire, a sua volta, che i soci di queste associazioni non si possono auto-selezionare, ma che vanno selezionati dai promotori in base a criteri stabiliti a priori.
 
C'è ancora un altro vantaggio derivante dall'utilizzo di questi buoni. Di solito chi si occupa di "monete locali", si occupa anche di approfondire come avviene il meccanismo di emissione monetaria da parte delle Banche centrali. E questo contribuisce alla demistificazione di quel misterioso oggetto che usiamo tutti i giorni ma di cui poco sappiamo: il denaro.
 
infine, si puó vivere senza soldi? Sì, come dimostra il recente libro autobiografico scritto da Heidemarie Schwermer.

 

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