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La spesa che fa bene alla Terra

La Redazione




Un gruppo d’acquisto solidale, o più familiarmente GAS, è formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. Il valore di fondo è la solidarietà non solo nei confronti degli altri membri del gruppo ma anche verso i piccoli produttori da cui acquistano i beni alimentari e non, fino ad abbracciare un concetto più ampio e globale del termine che comprende il rispetto per l’ambiente, per i popoli del sud del mondo e per tutti coloro che subiscono delle ingiustizie a causa di questo modello di sviluppo aggressivo. Dal 1994, anno della nascita del primo gruppo a Fidenza, i GAS ne hanno fatta di strada, soprattutto se si pensa che oggi in Italia si contano più di 800 gruppi censiti (qui si trova la lista completa censita da retegas ).

Si tratta di una realtà molto variegata, dato che un gruppo di acquisto nasce spontaneamente e per svariati motivi – anche se alla base molto spesso c’è la critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale – fra conoscenti o amici che decidono di trovare un’alternativa praticabile subito fino ad allargarsi a tutti coloro che ne condividono i valori e la visione. È un mondo che contagia e che è in continua espansione, collegato da una rete che serve ad aiutare i vari gruppi a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. Anche le dimensioni dei gruppi variano molto: si stima che un GAS medio comprenda in genere 25 famiglie, corrispondenti a 100 consumatori. Secondo queste stime, il numero di persone che in Italia fa parte di un GAS è circa 160.000, ovvero circa 40.000 famiglie. La spesa media per famiglia è stimata intorno ai 2000 euro l’anno.

Che cosa caratterizza un GAS? 

Chi pensa che far parte di un GAS voglia dire solo risparmiare sulla spesa si sbaglia – rischiando di far arrabbiare i gasisti – poiché non nascono per dare una risposta diretta al carovita. Il prezzo è importante per chi deve acquistare, ma fondamentale è la volontà di non voler risparmiare sulla pelle di chi lavora o sui produttori o ai danni dell’ambiente circostante. Ogni GAS quindi ha ferrei metodi di selezione dei propri fornitori, così come ogni gruppo decide autonomamente i criteri di consegna della merce e stabilisce il prezzo con il fornitore. Non esiste un codice universale anche se negli anni si sono individuate delle linee guida sintetizzate in piccolo, locale e solidale. Il biologico è uno dei criteri con cui si sceglie di acquistare, ma non è l’unico: si guarda anche al sostegno delle cooperative sociali, alla quantità di imballaggio impiegata, alla vicinanza territoriale, alla stagionalità e alle dimensioni del produttore.

Quella dei Gas non è quindi una scelta pauperista ma l’insieme di tanti piccoli comportamenti che mirano a costruire una diversa economia basata su nuove forme di solidarietà “all’esterno” con produttori che si pongono su un piano radicalmente diverso rispetto ai meccanismi tradizionali. Trasformando in risorse quelle che altri tendono a giudicare dis-economie: il biologico con i suoi costi e rischi, il recupero di soggetti svantaggiati, il rifiuto delle opacità della grande distribuzione, un prezzo trasparente che garantisca risparmio a chi compra e dignità a chi vende.

Energia, tessile e telefonia 

La fornitura di materie alimentari non è l’unica che interessa i GAS: fin da subito una delle questioni più delicate affrontate dai gasisti è quella legata alla fornitura di energia. Molti di loro avrebbero voluto applicare le stesse condizioni – rivolgersi a un fornitore locale ed etico – anche per la fornitura di energia, senza dover ricorrere al servizio erogato da un’azienda nazionale che ha come obiettivo principale solo i propri interessi economici. E poi perché non estendere la stessa ricerca anche ai settori del tessile e della telefonia? Tutto questo potrebbe sembrare un’utopia e invece qualcosa ha cominciato a muoversi, seppur fra difficoltà, ritardi e sconfitte (come la trattativa non conclusasi per la fornitura di energia verde con La220).

A oggi il GAS Energia è forse quello più sviluppato e solido, con obiettivi ambiziosi ma non impossibili: la promozione del risparmio e dell’efficienza come principali fonti rinnovabili, l’acquisto di energia verde certificata, lo sviluppo dell’autoproduzione dei singoli e lo sviluppo di progetti di particolare significato. Il tutto attraverso un prezzo trasparente e un patto fiduciario. Dopo il fallito tentativo di rivolgersi ad aziende nazionali, si preferisce ricevere energia verde tramite consorzi di autoproduttori, di cui sia verificabile la trasparenza e la produzione provenga al 100% da fonti rinnovabili.

Anche sul fronte del tessile sono state fatte importanti scelte che hanno cambiato il volto del settore. Lo sanno bene nei dintorni di Novara, dove già da qualche anno, grazie all’interesse dei GAS e della rete FAIR, è attivo il consorzio Made in No: oltre a commercializzare capi in cotone biologico e tessuti naturali, la nascita di questo circuito ha permesso la ripresa di alcune ditte di tessile nel novarese che rischiavano il fallimento. Oggi il circuito è attivo più che mai e i capi sono apprezzati dai gasisti e anche dai singoli consumatori, mentre tante altre piccole realtà sembrano seguire le orme del circuito novarese per la produzione tessile eco sostenibile ed eco compatibile. Più difficile e lento sembra invece il percorso virtuoso per la fornitura di servizi di telefonia etica, anche se l’argomento e la ricerca rimangono di grande importanza per i gasisti. 

La terra un bene comune: il GAT 

Sulla scia dei Gruppi d’Acquisto, anche se molto più strutturati dal punto di vista legale, nel 2009 nasce il primo GAT, un Gruppo d’Acquisto Terreni, costituitosi nel mantovano per la coltivazione e la vendita al GAS di prodotti biologici. La linea adottata dai GAT è semplice: investire, tramite decine e decine di singole quote, su terreni agricoli creando aziende a responsabilità limitata che coltivano e vendono prodotti biologici, rivalutano l’ambiente, lo salvaguardano dalla cementificazione e condividono sani valori. Dopo Mantova, anche la Maremma si è attivata per creare un proprio gruppo attivo a Scansano, e col passare dei mesi sono stati in molti ad aggiungersi a quella che, all’inizio, era poco più di una scommessa.

Oggi sono oltre 120 i soci delle due aziende agricole presenti in Italia, più di 50 quelli che hanno investito nella struttura immersa in oltre 60 ettari di verde sulle colline di Scansano dove vengono utilizzati metodi di produzione naturale per preservare l’ambiente e la qualità dei prodotti. Il mondo GAS insomma è ancora in forte espansione e c’è da augurarsi che contagi quante più persone possibili, nello sforzo comune di un mondo più giusto per tutti. 

 

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 29


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Categorie: Ecologia e Localismo


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