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Mal di schiena?

Valerio Pignatta - 27/01/2009




Dopo tanti anni passati tra irrigidimenti muscolari e doloranti fitte ricorrenti che sembrano non potersi più superare definitivamente, cosa possiamo imparare se dovessimo chiedere direttamente alla nostra schiena sofferente quali sono i meccanismi fisiologici alla base della salute di questa struttura osteo-muscolare così importante per la nostra vita?
Vediamo cosa ha risposto il nostro apparato alla fantaintervista che segue, prospettata sulla base delle conoscenze sviluppate dal dott. Batmanghelidj della Foundation for the Simple in Medicine, contenute nel suo ultimo libro (con dvd allegato) pubblicato in Italia da Macro Edizioni col titolo Come curare il mal di schiena e l’artrite reumatoide.

Cara schiena, sai per caso dirmi come mai sei talvolta così dolorante?
«Nel corpo è presente un enzima chiamato precallicreina. Un cambiamento locale del pH può convertire questa sostanza in callicreina, che a sua volta converte i chininogeni in chinine. Queste ultime, quando attraversano i terminali nervosi, possono causare dolore. Si pensa che questo fenomeno sia responsabile del dolore associato all’acidosi lattica del tessuto muscolare, ad esempio nei muscoli delle gambe non sufficientemente allenati dopo un prolungato esercizio, o nei muscoli vertebrali lombari quando si resta a lungo fermi nella stessa posizione, o se si assume una postura erronea. L’obiettivo naturale delle chinine è quello di dilatare i vasi locali e di aumentare la circolazione di quella zona; allo stesso tempo, esse diminuiscono l’attività locale producendo dolore.
Una caratteristica intrinseca di ogni tessuto vivente è il costante impulso di mantenere un pH accuratamente regolato. Poiché la membrana cellulare di ogni tessuto è una barriera ionica, la natura ha progettato le pompe ioniche per mantenere regolato il pH. Ogni cellula può avere fino a diverse migliaia di queste pompe. Esse sono proteine complesse, ciascuna con una speciale affinità per particolari coppie di ioni. Studi recentemente pubblicati hanno dimostrato che una particolare pompa scambia ioni di idrogeno con ioni di sodio.
Una delle caratteristiche più importanti di tali pompe è la proprietà degli ioni che, aumentando in numero, diventano l’interruttore per attivare la pompa stessa. Questo significa che se si verifica un aumento dello ione idrogeno (acido) nella cellula, le pompe iniziano ad aumentare la propria funzione, cioè lo ione idrogeno (acidità) lascerà la cellula e vi entrerà lo ione sodio».

Quindi esiste una terapia semplice e naturale per uscire da questa situazione?
«Nel corpo, l’acqua è presente in due forme diverse. Vi è l’acqua osmoticamente legata, o “acqua inattiva” (acqua impegnata con qualche altro materiale), e vi è l’acqua osmoticamente attiva, o “acqua libera” (acqua che può essere impiegata per svolgere nuovo lavoro). È quest’acqua libera che funge da induttore energetico di queste pompe cationiche o ioniche.
Quest’acqua libera ha per il corpo lo stesso valore che il flusso di cassa ha per un’azienda, cioè è immediatamente spendibile. Con un aumento della disponibilità di acqua libera, queste pompe diventano più efficaci nel mantenimento dell’equilibrio ionico.
Diventa quindi sempre più chiaro che la sensazione di sete non è un affidabile indicatore per regolare il contenuto idrico corporeo, e con l’avanzare dell’età tale sensazione diventa ancor più inaffidabile. Può essere presente uno stato di disidratazione cronica senza che il corpo se ne accorga, al punto che le cellule del corpo diventano relativamente più aride di prima. In tali condizioni, il contenuto di “acqua libera” nel corpo può non essere sufficiente ad azionare le pompe cationiche in modo tale da mantenere una funzionalità ottimale. In tali circostanze, le riserve di ioni idrogeno nel tessuto, avendo impiegato acqua libera in quantità maggiore di quanta ne possano fornire, causano dolore.
Questo tipo di dolore va curato con una maggiore e regolare assunzione di acqua. Con una maggiore idratazione, le proteine e gli enzimi del corpo funzionano molto meglio, e quindi il mantenimento e la riparazione dei tessuti avvengono più efficacemente.
L’esercizio poi aumenterà la circolazione idrica e dei nutrienti nella regione».

Sapresti allora anche dirmi se ci sono esercizi che è possibile fare durante la giornata per migliorare la situazione?
«Se soffrite da qualche tempo di lombalgia e ora il dolore scende lungo una gamba, o lungo entrambe, è probabile che il dolore provenga dal nervo sciatico, che è sotto pressione a causa di uno spostamento del disco, a sua volta causato dal fatto che l’angolo posteriore è rimasto aperto troppo a lungo. Questa pressione può derivare anche da più seri problemi alle ossa. Se però deriva dal disco, ci sono esercizi [illustrati nel testo] che possono aiutare nella maggioranza dei casi, se il problema non si è cronicizzato perché trascurato troppo a lungo o a causa di interventi chirurgici.
Gli esercizi descritti [appunto nel libro] hanno due obiettivi. Il metodo che prevede l’uso del cuscino serve a ripristinare la posizione normale del disco, e va applicato solo quando c’è dolore locale; gli altri esercizi servono a rafforzare i muscoli della schiena e a favorire la circolazione locale per rafforzare le fasce fibrose e i tendini di quell’area, oltre che a reidratare e riallineare i dischi nei rispettivi spazi».

Ti ringrazio molto allora per tutti questi suggerimenti che cercherò subito di mettere in pratica!

 

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Categorie: Alimentazione e salute




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