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Sardex: la moneta locale che valorizza i beni, le persone e il territorio

Un esempio virtuoso e vincente che sta spopolando in tutta la Sardegna

Daniel Tarozzi




Il nostro viaggio nell’Italia che Cambia propone una nuova tappa in Sardegna. Questa volta, però, parliamo di un progetto molto “pratico”: la costruzione di un circuito che di fatto ha dato vita a una sorta di moneta locale che sta trasformando l’economia dell’isola. Tutto ha inizio nel 2010, quando cinque ragazzi sardi – di Serramanna – nessuno dei quali laureato in economia, decidono di mettersi in proprio e avviare un progetto che avrebbe ottenuto un successo clamoroso nella loro isola prima e nel resto d’Italia (e del mondo?) dopo: creare, attivare, coordinare e gestire il circuito del Sardex.

A distanza di pochi anni questo “strumento” aggrega tremila imprese sarde, dà lavoro a sessanta persone, conta quattro sedi in Sardegna (Cagliari, Sassari, Nuoro e, ovviamente, Serramanna) e “sposta” un fatturato di circa cinquanta milioni di euro equivalenti: «Quest’anno chiudiamo con un volume di operazioni pari a 50 milioni di euro e a dicembre dovremmo festeggiare i primi 100 milioni – ci raccontano i protagonisti di questa iniziativa nel nostro nuovo incontro avuto a fine 2015 – la crescita è esponenziale. Per dare un’idea: il primo anno abbiamo transato 350 mila crediti, ora 350 mila crediti li facciamo in un giorno. Questo fa sì che la crescita non sia mai sommatoria, ma moltiplicatoria».

Che cos’è il Sardex?

Il Sardex è un circuito con diversi partecipanti. La caratteristica principale è che i trasferimenti di denaro non avvengono come bonifici contanti o altro di tradizionale, ma come unità di conto che sono il credito sardex e che sono equiparati agli euro.

Un credito Sardex equivale quindi a un euro. Tutti gli iscritti hanno un conto on line, una carta, una linea di credito senza interessi, un servizio di area broker, un servizio di comunicazione interna al circuito e un servizio di assistenza tecnica. Questo permette alle imprese di vendere in questo mercato complementare quello che il mercato euro non ha accolto nella sua totalità e acquisire un credito spendibile in questo mercato per comprare prodotti e servizi necessari alla propria attività.

A oggi, nel circuito, si può accedere a servizi provenienti da tutta la regione. In questo modo otteniamo un sistema di imprese complementari uno all’altra.

Come funziona il Sardex

Immaginiamo che un trasportatore di una azienda del circuito Sardex si fermi a mangiare nel nostro ristoratore. Il trasportatore paga con, per esempio, cinquanta crediti Sardex. Il ristoratore, che avrebbe avuto quei tavoli vuoti, si trova quindi una “ricchezza aggiuntiva” che però deve spendere nello stesso circuito. Andrà quindi ad acquistare, con questi cinquanta crediti, il vino presso il fornitore di vini che fa parte del circuito anziché da un fornitore lontano. Il produttore di vini a sua volta si ritroverà con cinquanta crediti e magari deciderà di spenderli proprio presso il trasportatore di prima. E così si chiude il ciclo.

I saldi in questo modo si azzerano, la moneta scompare ma la ricchezza prodotta attraverso questi scambi è rimasta. Il Sardex si può spendere solo in Sardegna, in questo modo si sviluppa il mercato locale, si stimola il consumo critico, si favoriscono le iniziative locali che valorizzano beni e territorio. Questo sistema permette alle imprese di avere a fianco un servizio di assistenza che li aiuta a trovare i fornitori, posizionare i beni che il mercato euro non ti ha fatto collocare ecc… ogni impresa ha i suoi margini di miglioramento.

È importantissimo per l’economia oggi salvare il mercato dalla finanza, per questo l’etica è fondamentale.

I princìpi di Sardex

I princìpi di Sardex sono: rispetto per le persone, rispetto per la comunità, concentrazione sul valore e non sulla sua rappresentazione. Tutto si può riassumere con il concetto di reciprocità che si aggancia al concetto di empatia e capacità di mettersi nei panni degli altri.

L’obiettivo in definitiva è semplice: cercare di fare in modo che la mancanza di liquidità non fermi il mercato reale; il denaro normalmente ci permette di veicolare beni, se questo viene meno bisogna trovare un altro sistema che rimetta in moto l’economia. Ora altre nove regioni italiane stanno replicando questo modello e altre due si preparano a partire. Sono arrivate anche richieste dall’estero, dalla Commissione europea, dalla Banca centrale dell’Equador.

A distanza di pochi anni questo “strumento” aggrega tremila imprese sarde, dà lavoro a sessanta persone, conta quattro sedi in Sardegna (Cagliari, Sassari, Nuoro e, ovviamente, Serramanna) e “sposta” un fatturato di circa cinquanta milioni di euro equivalenti

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 45


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Categorie: Politica e Informazione

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