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Vivere nella Città della Luce

L’ecovilaggio sulle colline marchigiane coniuga la crescita personale all’ecologia e si apre all’esterno con un intenso programma di corsi e seminari

- 27/02/2014




C’è una dimora storica sulle colline marchigiane che è stata ristrutturata con grande attenzione ai materiali naturali e al risparmio energetico.

È una grande casa in cui abitano 40 persone che condividono spazi e ideali, che sono accomunate dall’aver incontrato il Reiki nel proprio percorso di crescita e che ora si propongono al mondo come nuovo modello di vita famiglia e di vita comunitaria.

Alla Città della Luce si vive insieme, si condivide, si risparmia energia, si produce cibo biologico, ci si autoproducono vestiti, scarpe e gioielli, si fa delle proprie passioni il proprio lavoro, ci si cura con l’ayurveda, si nasce in casa, si lavora costantemente su se stessi e sulle proprie relazioni, si fanno tantissimi corsi, si pubblicano libri.

Umberto Carmignani, maestro Reiki e presidente de La Città della Luce, ci ha raccontato come è nata e cosa si sperimenta in questa comunità intenzionale.

Ho visto il documentario di presentazione de La Città della Luce sul vostro sito e mi ha molto toccata. Mi è rimasta molto impressa la commozione con cui chi vive a Città della Luce ne parla: cosa vi lega così profondamente?

Di fondo c’è un’emozione, un senso, uno scopo comune, un significato.

Quando ci siamo incontrati nel ’95-’96 eravamo tutti un po’ sperduti e disorientati, in una grossa crisi esistenziale: non eravamo soddisfatti dei nostri lavori, delle nostre relazioni ed eravamo alla ricerca di un percorso di consapevolezza.

Sulla nostra strada abbiamo incontrato il Reiki: il tempo che trascorrevamo insieme durante gli incontri e i ritiri dei fine settimana diventava sempre più un tempo di significati, di gioia, di condivisione.

E siccome stavamo così bene insieme abbiamo deciso di iniziare un percorso di vita in comune, inizialmente in un appartamento in città. Successivamente ci siamo svincolati dalla città e ci siamo trasferiti dove siamo oggi, sulle colline marchigiane in un edificio storico che abbiamo ristrutturato.

Paradossalmente la nostra comunità è nata dal bisogno egoistico di ciascuno di noi di stare meglio con se stesso e con gli altri: da qui però il passo verso l’attenzione al benessere globale e la volontà di cambiare il mondo è stato breve.

La Città della Luce è un ecovillaggio: la vostra attenzione al vivere ecologico e al rispetto dell’ambiente in che cosa si traduce concretamente?

Il nostro impegno in questo senso parte dal fatto che siamo attualmente un gruppo di 40 persone che utilizza una sola cucina, che mangia in una stanza: non viviamo in un condominio, ma in spazi anche comuni che per la loro stessa natura costituiscono un risparmio di risorse e di energia.

Poi abbiamo un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica (circa 20 kw), utilizziamo lampade a basso consumo o a LED, abbiamo un impianto di riscaldamento a biomasse (utilizziamo la legna e il pellet).

Inoltre siamo in 40 e abbiamo un parco auto composto da 5-6 vetture che condividiamo: sono vettute ibride o a metano e gpl.

Abbiamo orti e campi che utilizziamo per l’autoproduzione e che coltiviamo secondo i canoni dell’agricoltura sinergica, della permacultura, dell’agricoltura biologica e biodinamica.

Abbiamo costituito un GAS, un Gruppo di Acquisto Solidale, e abbiamo selezionato un certo numero di fornitori che soddisfa le nostre esigenze di reperire cibo di grande qualità a chilometro zero.

Evitiamo di curarci con farmaci, di assumere sostanze chimiche (qui si beve moderatamente e il fumo è bandito).

Ci curiamo e facciamo prevenzione con i metodi dell’ayurveda, lavoriamo con Reiki sui conflitti e sui problemi familiari in modo da intervenire a monte, prima che la malattia si manifesti.

Facciamo il parto in casa: ci vuole un grande coraggio in questi tempi, c’è dietro un altro tipo di filosofia ma è un grande regalo che si fa a se stessi e ai propri figli.

In sostanza utilizziamo le risorse in maniera più parca, lavoriamo sull’autoproduzione, sulla prevenzione delle malattie e sul mantenimento dello stato di salute: tutto questo riduce il nostro impatto sull’ambiente e sulla società.

Quali sono le attività che proponete all’esterno?

Attraverso le nostre pubblicazioni e i nostri corsi diffondiamo la filosofia che ci anima e le buone pratiche che utilizziamo quotidianamente: l’autoguarigione, l’assumersi la responsabilità della propria vita, l’essere d’aiuto a se stessi e agli altri, cambiare un mondo che non può e non deve andare avanti in questo modo.

Non si può andare avanti con un certo tipo di ricerca tecnologica che non prende in considerazione le esigenze del pianeta, con il nucleare, con un certo tipo di politica e religione, con una logica di guerra e di ampliamento degli armamenti, con la logica della maggioranza che prende le decisioni, con un’economia in cui i più ricchi continuano ad arricchirsi a scapito dei soggetti più deboli.

Durante i nostri corsi, ma anche e soprattutto durante gli open day che teniamo una volta al mese, proponiamo alle persone che ci vengono a trovare una rassegna di quelle che sono le discipline olistiche per il benessere personale e spieghiamo i motivi per cui sarebbe bello e sensato che tutti cominciassero a vivere in comunità, o per lo meno a ragionare in termini di comunità.

Quali sono secondo te i passi verso il cambiamento?

Il sistema sociale ed economico in cui viviamo crea frustrazione, infelicità e rabbia: una persona infelice e frustrata è un ottimo consumatore perché sarà disposto a mangiare e acquistare qualsiasi cosa per colmare le proprie frustrazioni.

Il primo passo da compiere è cambiare noi stessi,
il secondo cambiare le nostre relazioni,
il terzo è cambiare il sistema.

Noi stiamo provando a fare questo.

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 35


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Categorie: Crescita Personale


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