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La sostenibilità (ambientale e sociale) comincia nel piatto

Nel mondo, nel 2006, risultavano affetti da fame cronica circa 400 milioni di bambini. In Europa, nello stesso anno, 21 milioni risultano in sovrappeso...

Alessandro Farulli - 26/07/2007




LIVORNO. In Europa, nel 2006, risultavano in sovrappeso 21 milioni di bambini (circa il 30%). Nel mondo, nel 2006, risultavano affetti da fame cronica circa 400 milioni di bambini. Sono dati oggettivi che, al di là delle interpretazioni e delle motivazioni, testimoniano più di ogni altra riflessione quanta disparità e quante complessità esistono sul nostro pianeta. Così, mentre da una parte si combatte una battaglia atavica per non morire di stenti, dall’altra si devono affrontare gli ‘effetti collaterali’ di un’alimentazione smodata che porta a malattie comunque gravi. E già in età pre-adolescenziale, con ricadute pesanti pure sulle prospettive di vita. Si parla di problemi cardiovascolari, di ipertensione, di diabete, di infarti, di disordini muscolo-scheletrici, con rischi anche per la salute mentale. Le malattie del sistema circolatorio, come noto, sono la prima causa di morte in Italia, seguite dai tumori. Costituiscono infatti oltre il 40 per cento di tutti i decessi. Questo dipende in larga parte proprio dall’alimentazione e dallo stile di vita.

Un problema che l’Ue ha deciso di affrontare con un “Libro bianco”, pubblicato poche settimana fa. Lo scopo, si legge nell’introduzione, è quello di contribuire a risolvere i problemi di nutrizione, peso eccessivo e obesità. Una serie di linee guida che puntano a migliorare il lifestyle delle persone, tenendo conto di tre fattori: 1. l’individuo è il responsabile del suo stile di vita e quello dei suoi bambini, ma ad influenzare il suo comportamento contribuisce molto l’ambiente; 2. soltanto un consumatore ben informato può prendere decisioni razionali; 3. per ottenere una risposta ottimale servono azioni da promuovere in modo diverso a seconda del contesto. Dunque regole di corretta alimentazione (intesa come dieta più sana), lotta alla sedentarietà anche nei ragazzi, informazione (sia sul tema, sia nel senso di ciò che deve essere scritto nelle etichette dei prodotti).

La percentuale dell´obesità – sono le conclusioni del Libro bianco - sarà uno degli indicatori chiave per la misurazione del progresso determinato da questa strategia nell´Ue. Secondo la Commissione «il progresso visibile, particolarmente concernente i bambini e gli adolescenti, dovrebbe essere realizzabile nella maggior parte dei paesi durante i prossimi 4-5 anni e dovrebbe essere possibile invertire la tendenza entro al massimo il 2015». La Commissione effettuerà una verifica nel 2010. Per quanto riguarda l’industria ci si affida, pare, a misure autoregolatorie e la revisione del 2010 dovrà indicare che cosa stanno facendo e quali effetti stanno avendo.

Nel Libro bianco si specifica poi che la possibilità di avere uno stile di vita più sano deve essere disponibile e ‘acquistabile’ per tutti. E vengono date indicazioni sia su come promuovere i prodotti sani, sia sullo sport e sull’attività motoria in generale.

Un altro aspetto sul quale riflettere è che il Libro bianco parla genericamente di prodotti di qualità. Dicendo che sono più sani. Non si consiglia il biologico e non si prende in considerazione in alcun modo la questione ogm. Forse perché parlando genericamente di alimenti sani si intende quelli prodotti anche nel modo più sano, forse per altre ragioni. Sta di fatto che comunque che siano biologici o comunque semplicemente più sani, ci sono delle controindicazioni/contraddizioni: un alimento biologico, o più sano, non è necessariamente più dietetico, anzi. Forse perché più sano ha magari molte più calorie oppure è più ricco di nutrienti. Come i prodotti Equi e solidali (dati oggi in aumento del 41% nel 2006) hanno un’importante funzione sociale, da non scambiare tout court con quella nutrizionale. Nel senso che sono prodotti sani, ma non per questo utili per non ingrassare. Dunque da usare con moderazione, conoscendone pregi e difetti.

Quindi il tema vero è che ci vuole più attenzione e conoscenza, ma il paradosso è che stiamo parlando della cosa più importante per la vita umana. L’alimentazione è l’energia dell’uomo. Se giustamente ci preoccupiamo per quello che respiriamo, non si può non avere la stessa attenzione per quello che ingeriamo. Ma questo è un altro degli strani casi della vita moderna dove il fast food (che è anche il panino mangiato al volo a pranzo e non solo la catena dei famosi hamburger) è una pratica difficile da cambiare. Inoltre, come detto, manca la conoscenza e l’attenzione verso un’alimentazione sana. Quando compriamo un alimento dovremmo anche sapere come e dove è stato prodotto/coltivato. Per uno sviluppo sostenibile non si può pensare che si possa continuare con un’alimentazione intensiva che spinta al suo eccesso (come accade ora) desertifica i campi perché ad esempio si è eliminato il maggese.

Ma forse non tutti sanno che i terreni vengono distrutti nel mondo anche per l’enorme richiesta di carne. Nella foresta Amazzonica l´88% dei terreni disboscati è stato adibito a pascolo e circa il 70 % delle zone disboscate del Costa Rica e del Panama sono state trasformate in pascoli. A partire dal 1960, in Brasile, Bolivia, Colombia, America Centrale sono stati bruciati o rasi al suolo decine di milioni di ettari di foresta, oltre un quarto dell´intera estensione delle foreste centroamericane, per far posto a pascoli per bovini. Così ad esempio pagare di più un alimento biologico (anche la carne) vuol dire anche combattere (nel piccolo ovviamente) anche questo sistema. Tutte informazioni che almeno bisognerebbe conoscere. Ma non è così.

Forse perché si è presi dalla frenesia quotidiana e non è un caso che in Gran Bretagna, uno degli ultimi studi, abbia fatto emergere che le mamme in carriera hanno figli più grassi. A darne notizia due gruppi di ricercatori londinesi sull´ultimo numero dell´ "International Journal of Obesity": l´assenza delle mamme dalle mura domestiche è direttamente collegata a una dieta squilibrata e a lunghi pomeriggi passati davanti alla tv a discapito di un po´ di sport e a qualche boccata di aria fresca. E´ più le mamme guadagnano, più i figli avranno problemi di peso.

Non ritenendo utile dare la colpa alle madri o ai padri, ci limitiamo ad osservare che il trend evidenziato dall’indagine è esattamente quello che sta accadendo anche da noi in Italia. E, almeno attualmente, gli sforzi fatti anche dall’industria alimentare per ridurre gli zuccheri, i grassi o comunque migliorare veramente il proprio prodotto, non stanno ancora dando importanti risultati. Qualcuno ci dirà che con una modifica genetica di qualche pianta si potrà avere capra e cavoli, magari perché si toglierà quello zucchero o quella proteina che fa ingrassare mantenendo inalterato il sapore del prodotto finale. Senza spendere soldi a palate in questo tipo di ricerca (come ad esempio la patata ogm di cui non si capisce proprio la necessità, oppure in tecnologie date per innovative e utili per sgusciare meglio i crostacei), un’alimentazione sana è possibile nella misura in cui si torna a mettere in cima alle priorità la qualità della vita. Assolutamente non facile, per tante ragioni, ma obiettivo a cui mirare per una vita migliore. Per tutti.

 

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Categorie: Politica e Informazione,Alimentazione e salute


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