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L’Italia che ricicla

Si allunga la lista dei Comuni Ricicloni 2007: il 75% in più rispetto al 2006 - tratto dal Consapevole 15 aprile/giugno 2008

Monica Di Bari - 30/07/2008




Il seguente articolo è tratto dalla rivista Consapevole 15 aprile/giugno 2008.

L’Italia del porta a porta, della tariffa puntuale, del compostaggio avanza: inesorabile. Perché sono queste le strategie vincenti per combattere l’aumento delle produzione dei rifiuti, il sistema delle discariche e degli inceneritori.
Ma per arrivare a S. Biagio di Callata (80% di raccolta differenziata) il nostro viaggio parte da molto lontano: da un immenso vortice di mondezza in mezzo all’oceano…


Un vortice di spazzatura, così l’oceanografo americano Charles Moore definisce la più immensa discarica del mondo, da lui scoperta.
È formata da oggetti di plastica e galleggia da anni in una zona priva di venti e correnti. Inizia a 500 miglia nautiche al largo della California, attraversa il Pacifico meridionale, oltrepassa le Hawai e arriva quasi al Giappone. La notizia è stata pubblicata dal quotidiano britannico The Indipendent: la spazzatura che finisce nei vortici marini, col passare del tempo, si degrada, ma la plastica è praticamente indistruttibile e secondo gli oceanografi ogni oggetto gettato in mare negli ultimi 50 anni, trasportato dalle correnti, è arrivato e si è fermato in questa parte dell’Oceano. La discarica non è visibile dai satelliti perché trasparente, ma sono già noti gli effetti distruttivi sull’ecosistema marino e le conseguenze nella catena alimentare: la plastica galleggiante va a finire nel nostro piatto.

Da Nord a Sud: un pianeta sommerso dalla spazzatura
L’emergenza rifiuti non riguarda esclusivamente un episodio regionale – come la complessa e radicata situazione esplosa a Napoli – ma si estende a tutta la società dei consumi: usiamo l’ambiente che ci sta intorno come un grande bidone dove gettare gli scarti degli oggetti che forzatamente riempiono la nostra casa e la nostra vita quotidiana. Mentre le città continuano ad ingigantirsi in nome della crescita e dello sviluppo economico, montagne di spazzatura – i rifiuti dell’inscindibile catena “produzione-distribuzione-consumo” – sono accatastate in luoghi dimenticati e periferici.
La gestione dei rifiuti è un problema ambientale tangibile ovunque, nei Paesi del Nord e tanto più nei paesi del Sud, che sono spesso oggetto di importazioni illegali di rifiuti e di tecnologie produttive ad alto impatto sanitario ed ambientale. Nel porto di Lagos, in Nigeria, arrivano ogni mese 500 container carichi di computer, televisori e apparecchiature elettroniche oramai vecchie e obsolete per il Nord, il quale cerca di disfarsene scaricandole al Sud, dove la tecnologia è spesso un miraggio del benessere. Peccato che solo una parte dell’elettronica in arrivo sia riutilizzata: più del 50% finisce in discarica o bruciata, e i computer contengono un’elevata percentuale di metalli tossici, cancerogeni, pericolosi per la salute dell’uomo, inquinanti per l’acqua, l’aria e il suolo.
In un’altra città africana, in Senegal, a Dakar, nel quartiere di Pikine, da quarant’anni sorge una discarica a poca distanza dall’ormai prosciugato lago di Mbeubeussé: qui ogni giorno vengono scaricate 1.300 tonnellate di materiali e la maggior parte dei rifiuti di tipo industriale proviene dall’Europa, anche dall’Italia.

Spazzature europee
Ogni anno la produzione dei rifiuti in Europa pesa 1,3 miliardi di tonnellate. La ‘discarica Europa’ è formata da rifiuti derivanti per il 29% dall’attività estrattiva, per il 26% da industrie di trasformazione, per il 22% da attività di costruzione e demolizione, per il 4% da produzione di energia e per il 14% da rifiuti provenienti dalle pattumiere dei consumatori. Il 6 febbraio scorso l’ Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) ha presentato a Roma il rapporto annuale sulla situazione italiana. I risultati tengono conto della produzione totale di immondizia, della quantità di materie utilizzate per l’imballaggio, della raccolta differenziata, dell’uso di discariche. Nel 2006 la produzione dei rifiuti urbani è arrivata a 32, 5 tonnellate, il 2,7% in più rispetto all’anno precedente. Dal 2003 al 2006 l’aumento dei rifiuti in Italia è dell’8%: una crescita esponenziale e apparentemente non proporzionale all’aumento del Pil (3,1%) e dei consumi (1,9%).
Nella pattumiera di un cittadino italiano ed europeo è facile trovare grandi quantità di imballaggi; infatti quasi tutto quello che un consumatore può acquistare è protetto, avvolto, imbustato, incartato, cellophanato: plastica, alluminio, cartone, vetro. L’emergenza rifiuti riguarda – prima dei consumi – la produzione e la distribuzione, il cui marketing di vendita è incondizionatamente legato al confezionamento dei prodotti.

Ma che fine fanno i rifiuti urbani in Europa?
La stragrande maggioranza riposa in discarica, anche se alcuni paesi preferiscono una gestione differente: la Danimarca ricorre agli inceneritori per bruciare il 50% dei rifiuti ed è seguita in questa modalità da Svezia, Olanda, Belgio (40% di rifiuti bruciati) e Francia (30%). L’Austria è il primo paese europeo che ricorre al compostaggio (40% dei rifiuti trattati) inoltre – come la Germania e la Svizzera – ha eliminato il conferimento in discarica dei rifiuti non trattati. Svezia, Germania, Belgio, Danimarca e Finlandia sono i paesi dove la raccolta differenziata e il riciclo sono più diffusi e applicati. La Germania è l'unico paese europeo che effettua la raccolta differenziata anche sui treni.
In Italia, il rapporto Apat conferma la discarica come modalità di gestione dei rifiuti urbani più diffusa; al secondo posto gli inceneritori – attualmente il 7% dei rifiuti viene bruciato. Il rapporto evidenzia come la pratica del riciclo sia aumentata di percentuali minime: +5,9% per il legno, +5,3% per l’alluminio e +6,5% per la plastica. Nel complesso si diffonde sempre più la raccolta differenziata, pari al 25,8% a livello nazionale. Prima in classifica tra le regioni con la maggiore raccolta differenziata è il Trentino Alto Adige con il 49,1%, seguita da Veneto, Lombardia e Piemonte. In coda il Molise (5%), la Sicilia (6,6%) e la Basilicata (7,8%). In Sardegna si registra l'incremento più significativo della raccolta differenziata, passata dal 9,9% del 2005 al 19,8% del 2006.

Raccolta differenziata, Riciclo e Compostaggio
Secondo la rivista svizzera ecologista La Revue durable, la spazzatura di un europeo contiene il 27% di imballaggi, il 10% di carta, il 9% di materiali da costruzione, il 9% di prodotti diversi (tessile, informatica…) il 27% di prodotti alimentari e il 18% di rifiuti da giardino. In base a questi dati, sommando le ultime due percentuali, è facile rendersi conto che il 45% dei nostri rifiuti è costituito da materia organica umida, comportabile, che può essere trasformata con un processo di decomposizione naturale in concime. I rifiuti raccolti in maniera differenziata possono essere trattati con il compostaggio (materia organica umida) e con il riciclaggio (legno, vetro, carta, tessuti, pneumatici, alluminio, acciaio).
Proprio nella Francia degli inceneritori, un piccolo comune di 3.000 abitanti, Saint Philbert de Bouaine, si è opposto nel 2000 alla costruzione di un impianto per l’incenerimento dei rifiuti. Nell’ottobre 2002, dopo una dura battaglia, il comune ha ottenuto i finanziamenti per la costruzione di un centro di compostaggio di 2.500 metri quadri. Nel 2006 sono state prodotte 2006 tonnellate di compost ridistribuite gratuitamente. Se in Francia si gettano 400 chili di spazzatura all’anno a persona, a Saint Philbert se ne contano solo 135. Gli abitanti hanno fondato un’associazione (
www.compostcitoyen.org) per la promozione del compostaggio a livello nazionale e prossimamente a Saint Philbert aprirà un centro di riciclaggio per riparare, riutilizzare e scambiare vecchi oggetti.

L’Italia dei Comuni Ricicloni
C’è anche un’Italia felice, dove i comuni riciclano e vivono bene. A Roma lo scorso luglio si è tenuta l’annuale rassegna ideata da Ecosportello (lo sportello informativo in materia di energia, rifiuti e acquisti verdi di Legambiente) e patrocinata dal Ministero dell’Ambiente: ‘I Comuni Ricicloni 2007’, classifica nata per monitorare lo stato della raccolta differenziata in Italia. Anche quest’anno una giuria di esperti (Legambiente, Anci. Associzione nazionale comuni italiani, Associazioni e consorzi di igiene urbana e riciclo) ha definito ‘ricicloni’ i Comuni dove i cittadini differenziano i rifiuti all’origine e consentono di avviare a riciclaggio almeno il 35% dei rifiuti prodotti; per i comuni del nord Italia al di sotto dei 10.000 abitanti la percentuale stabilita sale al 50%.
Nell’edizione ‘Comuni Ricicloni 2007’, 1.150 comuni hanno raggiunto la soglia per l’ingresso in graduatoria, il 75% in più rispetto all’edizione passata del 2006. Dal 2004 i criteri di valutazione tengono conto anche dell’indice di buona gestione: un comune ‘riciclone’ deve far attenzione non solo all’incremento della percentuale di raccolta differenziata, ma anche alla diminuzione della produzione pro capite dei rifiuti, alla promozione del compostaggio domestico, all’incremento della raccolta differenziata dei rifiuti urbani pericolosi, alla sicurezza dello smaltimento e all’efficacia del servizio.
Nella “top ten” dei comuni del nord al di sopra dei 10.000 abitanti troviamo S. Biagio di Callata, Roncade, Preganziol e Carbonera – comuni veneti della provincia di Treviso.
Per la prima volta il più ‘riciclone’ è un comune sopra i 10.000 abitanti: San Biagio di Callata (12.456 abitanti) fa parte del Consorzio Intercomunale Priula; l’introduzione del sistema di raccolta porta a porta associato all'applicazione della tariffa, proposto dal Consorzio e promosso all’interno di numerosi incontri formativi rivolti alla cittadinanza, ha permesso al comune di arrivare alla soglia dell'80% di raccolta differenziata.
Al centro, è in testa Porto Sant'Elpidio (AP) seguito da 7 città toscane: Capannori (LU), Piombino (LI) Colle Val d'Elsa (SI), Scandicci (FI), Empoli (FI), Montespertoli (FI) e
Monsummano (PT).
Al sud vince Bellizzi (SA), seguita da Terralba (OR) e Mercato San Severino (SA).
La Campania, nonostante l’emergenza rifiuti, conta in classifica diversi comuni: Vallesaccarda in provincia di Avellino con il 78% di raccolta differenziata, Padula (SA) con il 66%, Pontecagnano (Sa) con circa 24 mila abitanti raggiunge quasi il 50% di raccolta differenziata. Il comune di Rofrano (SA) si aggiudica una menzione speciale per aver raggiunto il più alto indice di gestione tra le regioni in emergenza rifiuti: il buon risultato è stato ottenuto grazie al servizio di raccolta porta a porta esteso a tutte le frazioni e alla presenza di una piattaforma comunale per la raccolta differenziata; nella menzione si evidenza anche una raccolta domiciliare dell’olio vegetale esausto.
Tra i capoluoghi di provincia, primo in classifica è Verbania. Nel comune piemontese, oltre alla raccolta differenziata porta a porta, è stata istituita un’apposita area per il ritiro dei rifiuti ingombrati: divani, poltrone, prodotti tessili, abbigliamento, materassi, lavatrici, frigoriferi, scaldabagno, televisori, pneumatici, materiali ferrosi. Qui il rifiuto non si dimentica: presso lo stesso sito il martedì e il venerdì viene allestito un mercatino di scambio e recupero dei beni ancora utilizzabili. Verbania si è classificata al primo posto con un Indice di Buona Gestione dei rifiuti solidi urbani pari a 66,03 punti. Nelle posizioni immediatamente seguenti troviamo i Comuni di Asti, Belluno e Novara a conferma dell’impegno diffuso in Piemonte in materia di riciclo. Da segnalare anche Torino: unica grande città ad entrare in classifica. Milano, Genova, Roma e Napoli sono ancora tutti sotto la soglia di raccolta differenziata stabilita.
Con questa edizione di ‘Comuni Ricicloni 2007’, Legambiente lancia un appello chiedendo una ‘Kyoto per i rifiuti’: secondo uno studio concluso da Ambiente Italia e dai Consorzi di filiera dei rifiuti – Il riciclo ecoefficiente, potenzialità ambientali, economiche ed energetiche Edizioni Ambiente, Milano – la riduzione delle emissioni responsabili dei cambiamenti climatici è strettamente legata al riciclaggio. Per Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente, il riciclaggio dei materiali costituenti gli imballaggi (carta, metalli, vetro, plastica) ha già ridotto le emissioni climalteranti in Italia.

PER APPROFONDIRE
Raccolta differenziata e nuova vita dei rifiuti

Secondo il Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi che ha il compito di garantire il recupero e il riciclo degli imballaggi, tutte le caffettiere prodotte in Italia (7 milioni all’anno) sono fatte con alluminio riciclato. Per fabbricare una caffettiera occorrono 37 lattine in alluminio, per un monopattino 130 e per una bicicletta sportiva 150. Per quanto riguarda l’acciaio 7 scatolette da 50 grammi potrebbero diventare un vassoio e con l'acciaio riciclato da 2,6 milioni di scatolette da 50 grammi si può realizzare 1 km di binario ferroviario! Secondo i dati Conai, il 90% dei quotidiani italiani viene stampato su carta riciclata e il 90% di carta, sacchetti e scatole sono realizzate con materiale di recupero. Per il vetro il risparmio di materie prime è del 100%: una bottiglia del peso di circa 350 grammi si può produrre con 350 grammi di rottame di vetro riciclato; 45 vaschette di plastica bastano per costruire una panchina mentre con 27 bottiglie di plastica si fa una felpa in pile.

PER APPROFONDIRE
Il caso delle borse in plastica
Dal gennaio 2010 borse in plastica fuori legge anche in Italia. Secondo La nuova ecologia, quotidiano di Legambiente, oggi si producono 300mila tonnellate di buste in plastica all'anno, l' equivalente di 430 mila tonnellate di petrolio e di circa 200mila tonnellate di CO2 emesse in atmosfera. In Italia 2 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno tra i rifiuti e sono consumati non meno di 4 miliardi di sacchetti. I tempi di degrado delle buste di plastica vanno da 10 a 20 anni. In Australia le borse in plastica sono già state eliminate da tempo. In Bangladesh dal 2002, dopo aver scoperto che proprio i sacchetti di plastica intasavano il sistema di deflusso delle acque, aggravando i danni durante le alluvioni. A Parigi, ma non ancora in tutta la Francia, le buste di plastica sono vietate dal gennaio 2007, a San Francisco sono ‘bandite’ da settembre 2007 nei supermercati e nelle farmacie, l’Irlanda ha introdotto una tassa sulla plastica che ha permesso il taglio del 90% dei consumi di buste.
Il consiglio comunale di New York ha stabilito che i negozi con superficie superiore ai 465 metri quadri mettano a disposizione dei clienti buste di plastica riciclate con un messaggio pro-riciclaggio stampato sopra. Ogni anno i newyorchesi usano un miliardo di buste di plastica. In Cina scatta il divieto per le buste realizzate con materiale sottile (per cui difficilmente riciclabili) dal primo giugno 2008. Quelle più spesse saranno ancora in circolazione, ma i commercianti saranno obbligati a farle pagare.

INFORMAZIONI DAL WWW
www.compostcitoyen.org sito dell’associazione fondata dagli abitanti di Saint Philbert de Bouaine per la diffusione del compostaggio.
www.rifiutinforma.it il portale di Achab Group in materia di rifiuti.
www.lanuovaecologia.it quotidiano online di Legambiente.
www.ecosportello.org lo sportello informativo in materia di energia, rifiuti e acquisti verdi di Legambiente.
www.consorziopriula.it il sito del Consorzio Intercomunale Priula che gestisce l’intero ciclo dei rifiuti urbani in 23 comuni della provincia di Treviso.
www.apat.gov.it su sito dell’Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) maggiori informazioni sul Rapporto Rifiuti 2007.

 

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Categorie: Politica e Informazione,Decrescita,Emergenza Rifiuti








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