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La bioedilizia ruspante - 2°parte

Andrea Magnolini - 27/04/2011




Un altro materiale eccezionale, già vanto di Romani, Maya e altre civiltà complesse è la calce naturale, con i suoi 6000 anni di storia.
La calce non è altro che un sasso di calcare cotto - tradizionalmente a legna -per 3 giorni e 3 notti, spento poi con acqua (grassello di calce) oppure parzialmente spento e polverizzato (calce idrata o calce viva).
I suoi pregi sono noti sin dall’antichità: è un materiale che matura con il tempo; più passa il tempo più diventa duro; respira e fa respirare il muro al contrario di colle e intonaci cementizi; è già antimuffa e antibatterico.


Malta legante di calce

Per incollare mattoni o pietre basta miscelare in proporzione 1 kg  di calce e 3 kg di sabbia di cava da 3 a 5 mm (la “sabbia di frantoio” è ottenuta macinando calcinacci e altri rifiuti edili, dentro c’è di tutto). La calce è indicatissima per incollare pietre in quanto è pietra essa stessa e tende a ridiventare calcare con il tempo.

Le stesse proporzioni si possono utilizzare per la malta da intonaco grosso, con possibili leggere variazioni a seconda delle marche di intonaco utilizzato.

Unica avvertenza: l’intonaco carbonata (fissa) e quindi indurisce gradualmente, per cui fra una mano e l’altra bisogna attendere almeno 5 o 6 ore. Durante l’asciugatura è meglio mantenere l’ambiente umido o bagnarlo nei giorni successivi perchè l’acqua e l’anidride carbonica sono alla base del processo di indurimento della calce. Il cemento in confronto è molto comodo ma presenta altrettanti svantaggi.


Malta fine

Miscelare in proporzione 1 kg di calce con 2 kg di sabbia fine da fiume (la sabbia più è fine più smagrisce), stendere a strati di 1 o 2 mm e poi frattazzare con frattazzino e acqua quando è quasi asciutta.


Malte per incollare e stuccare piastrelle, creare mosaici con piastrelle rotte o altro materiale di recupero

Miscelare in proporzione 1 kg di calce idraulica con 2 kg scarsi di sabbia fine da fiume. Utilizzare piastrelle, marmi o sassi precedentemente ammollati in acqua. È essenziale bagnare sempre tutte le superfici che vengono in contatto con la calce per farla attaccare bene. Le fughe possono essere riempite con un composto di calce idrata (1), sabbia(0,5) e polvere di marmo (1). Quando questo sta per asciugare si può dare una pennellata con del sapone di Marsiglia sciolto e successivamente con un po’ di cera d’api sciolta con l’aggiunta di un olio vegetale.


Pittura di calce

Prendere 10 kg di calce idrata purissima o grassello di calce per pitture, scioglierlo con acqua fino ad ottenere la consistenza del latte. A questo punto aggiungere 1 litro di latte parzialmente scremato (la caseina in esso contenuto aiuta il composto), e se si vuole un pugno di gesso, che la renderà ancora più bianca,  oppure pigmenti (meglio se terre, ossidi o altri pigmenti naturali) o un bicchiere di olio di lino (che la renderà più impermeabile).
Si stendono a 2 o 3 mani a pennello; la pittura sembra non coprire ma quando asciuga sbianca notevolmente. Quando è asciutta si può aiutare la carbonatazione (fissaggio) della pittura di calce evitando così in parte o del tutto il problema di quando ci si strofina il muro e lascia un po’ di bianco. Poi si ripassa con uno spruzzino a pompa.

Se si ha bisogno di superfici quasi lavabili, si può tener conto del fatto che aggiungendo sapone di Marsiglia vero sciolto nell’acqua la calce per reazione chimica saponifica diventando impermeabile. Questo processo è conosciuto in Europa per il marmorino (intonaci originariamente a base di calce e polvere di marmo), lo stucco veneziano (calce e polvere di vetro) e il tadelatk, un intonaco usato in Marocco a base di calce idraulica di Marrakesh che veniva utilizzato per rivestire i pozzi e le cisterne per l’acqua.


Gli intonaci con il Coccio Pesto

Altra pratica interessantissima è l’uso della calce naturale con inerti diversi dalla sabbia come ad esempio il pietrisco (diffuso ancora oggi al sud Italia), la pozzolana vulcanica (diffusa in centro italia) e il coccio pesto, ovvero tegole o mattoni cotti tritati a vagli diversi.
Questo intonaco è molto più traspirante in quanto alla pienezza del grano di sabbia affianca la porosità del mattone che è in grado di gestire meglio l’umidità del muro, specie quella di risalita che fa i sali. Infatti l’acqua passa ed evapora lasciando che i sali passino, mentre con muri poco traspiranti (colle, cementi, resine) il sale si accumula nell’intonaco creando delle pance che poi scoppiano ogni anno.
Per un intonaco si può miscelare 1 parte di calce, 1 parte di coccio pesto, 2 di sabbia. Se deve traspirare molto si possono invertire le proporzioni fra coccio e sabbia. Reperire il coccio pesto è abbastanza semplice con un costo di circa 10 euro al quintale.


Scelta della calce e confronti

Scegliere la calce non è facile. In Italia è una pratica ancora diffusa da Salerno in giù. Nel centro-nord se si dice ad un muratore medio di realizzare un muro solo con calce e sabbia vi risponderà che “non è possibile che stia su”. Certo che se lo dicesse appoggiato ad una chiesa realizzata in questo modo con più di 80 anni di vita il discorso prenderebbe delle sfumature comiche. Il cemento, infatti, ha fatto la sua comparsa in Italia nel dopoguerra ed esistono un’infinità di edifici storici perfettamente stabili anche dopo secoli e in alcuni casi - come quello del Pantheon a Roma - millenni.
Quando chiedete la calce in un magazzino edile vi viene consegnato normalmente un sacchetto dove c’è scritto “legante idraulico” oppure “prodotto a base di calce”. In entrambi i casi siamo lontani dal sasso di calcare cotto a legna per 3 giorni.... Il “legante idraulico” non è altro che un composto da usare con il cemento (spesso questa indicazione è riportata sul sacchetto) ed è a sua volta un legante a base di materiali cementizi o resine.
Si aggiunga che in Italia la legge consente in edilizia di mettere la scritta “a base di ...” quando vi è almeno il 3% dell’ingrediente che trovate scritto a caratteri cubitali sulla confezione. E’ come vendere una marmellata a base di prugne con il 97% di zuccheri e gelatine e il 3% di prugne. Meglio allora informarsi per un grassello di calce, oppure se non si vuol pagare anche l’acqua contenuta nel sacco di nylon, chiedere “calce idrata” (quella bianchissima). Esiste anche un produttore di calce idraulica e che asciuga anche in penuria di aria, ottima per le piastrelle o per gettate.
Un elenco di questi prodottori si può trovare su www.forumdellacalce.it

Un esempio e due conti
Per ottenere 100 kg di malta di calce naturale serve un sacco di calce idrata (fra i 4€ e i 5€ al sacchetto) e 75 kg di sabbia sfusa da cava 3 o 5 mm (1€ in cava e circa 2€ al magazzino edile).
Per 100 kg di intonaco pronto a base di calce “naturale” occorrono 4 sacchetti di premiscelato che costano circa 11,5€ l’uno.  A voi i conti.

Un’ultima curiosità: una volta ho trovato un sacchetto di calce idrata in un angolo di un magazzino edile e dopo aver esclamato “E’ questa che voglio” il proprietario mi ha risposto: “ah si la teniamo perchè ce la chiedono per disinfettare le carcasse o per i pollai e le stalle”. Pensai a quanto è buffo che uno dei migliori ingredienti nella storia delle costruzioni dell’uomo finisca utilizzato sugli escrementi... Ma con un pizzico di intelligenza ognuno di noi può invertire la tendenza per andare “dalle stalle alle stelle”.

Precauzioni
La calce è fortemente basica e quindi corrosiva, dopo una giornata di lavoro senza guanti impermeabili sulle vostre mani possono apparire delle fastidiosissime stigmate senza ombra di santità... piuttosto  di incoscienza.
Usate sempre occhiali protettivi in quanto la calce negli occhi brucia e bisogna sciacquarsi subito abbondantemente con acqua.


Casa mia... ma falla tu... 

Siamo la prima (in alcuni casi la seconda) generazione che non si costruisce la casa nella quale abita. Questo ha comportato dei problemi di ordine materiale e culturale.
Mi allineo al pensiero di Massimo Fini dicendo che in democrazia,  come in edilizia, quando si delega sorgono sempre dei problemi. Piccoli se il delegato ha un alto livello morale; mastodontici se il delegato è disonesto o un farabutto.
I nostri avi, dovendole abitare, costruivano case adatte all’uso che ne facevano ed avevano imparato gli equilibri e le proporzioni che permettevano di usare i materiali reperibili sul posto, non avendo a disposizione macchine per spostarli molto. Facevano case che dovevano durare anche per i pronipot: in Val Maira un tetto in mezzi tronchi di larice e pietre dura 300 anni contro i 100 scarsi dell’abete. Oggi le case sono fatte dai costruttori e nella maggior parte dei casi la priorità è quella di realizzare un utile e non di fornire una casa confortevole, sana e che non rechi danno all’ambiente. Lo si deduce dalla muffa che compare nelle pareti a Sud delle case nuove. Queste case, perfette alla consegna, dopo qualche anno iniziano a scrostarsi, ad avere problemi di umidità.
Per non parlare degli effetti a lungo termine, impalpabili ma drammatici, dei materiali tossici contenuti nei prodotti da edilizia sulla salute... Un medico di un istituto di ricerca sui tumori romagnolo durante una conferenza ha affermato che “i tumori stanno aumentando nei bambini fra 1 e 2 anni,  quelli che gattonando sono i più vicini ai cementi e le colle del pavimento”.
Ma in un settore dove si perdono le maestranze i materiali devono essere sempre più facili da utilizzare, asciugare in fretta e diventare duri in poco tempo, pronti per la consegna della casa non importa se dentro le resine ci sono formaldeide, se alcune pitture contengono scarti delle industrie farmaceutiche e nel cemento finiscono scarti dei temovalorizzatori o delle fonderia.
Noi, nel frattempo affidandoci agli “esperti”, abbiamo perso la capacità di incollare un mattone sull’altro...

Fra le ricchezze che comunemente si possono elencare, que


lla della conoscenza è molto sottovalutata rispetto al denaro o altri tipi di beni materiali. Per quello che riguarda le tecnologie appropriate invece la conoscenza, il saper fare e il sapere in generale, presenta alcuni vantaggi:
-lo si porta e si trasporta sempre senza nessuno sforzo;
-non può essere rubato;
-può essere condiviso senza perdere nulla;
-non si deteriora con il tempo, anzi si arricchisce con l’esperienza e il confronto con persone di luoghi diversi;
-la sua utilità reale è difficilmente soggetta a svalutazione.

Con un po’ di umiltà si può invertire il processo, basta essere disposti ad imparare, darsi tempo per fare pratica ed insegnare. Meglio ancora è farlo coinvolgendo altre persone (vicini, parenti, interessati) scambiandosi manodopera come facevano i nostri nonni nei paesi.




  Cos’è una tecnologia appropriata?
Il Gruppo di Ricerca Tecnologie Appropriate (GRTA) oggi chiamato Ecoistituto di Cesena studia e cerca di divulgare pratiche che riguardano i  materiali naturali, le tecniche artigianali tradizionali e l’educazione ambientale.
www.tecnologieappropriate.it
www.passileggerisullaterra.it/

 

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Categorie: Bioedilizia e Bioarchitettura,Decrescita,Ecologia e Localismo,Ambiente





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