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È con grande soddisfazione che finalmente possiamo dire: è arrivato Consapevole n° 22, l'inizio di una nuova stagione per la rivista, come vi avevamo già anticipato in passato.
Nuova grafica, carta certificata, una tiratura più ampia, redazione rinnovata e soprattutto, maggiore attenzione verso la permacultura e l'autosufficienza.

Autosufficienza è libertà, scrive Valerio Pignatta nel coinvolgente articolo che ha scritto per questo numero 22, di cui noi abbiamo pensato di proporvi un estratto.

Un'altra novità che volevamo comunicarvi è che Consapevole è su Facebook, per cui veniteci a trovare per darci opnioni e suggerimenti su questo numero e spunti per i prossimi. Se volete potete postare le votre lettere per la rubrica "Botta e Risposta" nell'area Discussioni o anche sulla bacheca, scrivendo "Botta e Risposta"...

Buona lettura!



Negli ultimi anni, pratiche di vita come l’autosufficienza alimentare e l’autoproduzione stanno diffondendosi in misura consistente, seppure ancora in una ridottissima parte della società.
Al di là di quanto possa apparire in superficie – e nonostante i piccoli numeri sul totale della popolazione – il fenomeno è tuttavia molto interessante, profondo e portatore di reali novità sia in ambito politico-economico sia in quello socio-spirituale (per tacere degli effetti a livello ecologico e ambientale).
La divulgazione – anche nel nostro paese – di discipline come la permacultura (Bill Mollison e David Holmgren), l’agricoltura biodinamica (Rudolf Steiner), l’agricoltura sinergica (Emilia Hazelip), l’agricoltura naturale (Masanobu Fukuoka) e certo non da ultimo anche quella biologica, stanno apportando una serie di conoscenze sulla coltivazione di piante alimentari, l’allevamento di animali e l’utilizzo agricolo dei terreni e dei boschi che suscitano grandi entusiasmi e speranze.
Speranze non solo legate al minore impatto ambientale di queste tecniche in un momento di estremo bisogno di “leggerezza” umana su un pianeta ormai climaticamente allo sbando, ma anche di una concreta possibilità di riscatto morale, sociale e spirituale per coloro che avranno l’ardire di avventurarsi in questo percorso di consapevolezza e ritorno alla natura (....).
La scelta di prodursi del cibo con le proprie mani è un’attività che risponde a un atavico bisogno di Natura dell’uomo. A mio parere, è anche l’unica attività umana che il pianeta può permettersi di sostenere anche se praticata da tutti, nessuno escluso. Anzi, è pure l’unica che può consentire la sopravvivenza del genere umano.

Economie leggere  
Prodursi cibo e tornare alla terra è anche un sistema per alleggerire il peso del sistema economico attuale sulla propria vita, per rendersi maggiormente indipendenti e per avere la soddisfazione di produrre un’azione concreta sul meccanismo perverso che sta portando alla sclerotizzazione della psiche individuale e collettiva, e alla catastrofe degli ecosistemi.
Le accuse di “isolazionismo” e di resa che vengono talvolta indirizzate verso coloro che abbandonano stili di vita metropolitani, anche politicamente impegnati, sono ovviamente poco realistiche. L’azione concreta di togliere parte del proprio sostegno economico, energia e lavoro a quell’organizzazione socio-economica che tanto si critica a parole è un toccasana di grande effetto per la propria autostima e serenità interiore, e ha un ruolo determinante anche come veicolo contagioso di rivoluzione non-violenta alla follia consumistica imperante.


Per leggere l'articolo nella sua versione integrale acquista Consapevole n°22!




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