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30.000 euro portati dal vento

Energia eolica: i buoni esempi ci sono, basta seguirli

Carlo Bertani - tratto da CONSAPEVOLE 12 - 13/12/2007




Un comune con 2.400 abitanti installa due aerogeneratori (impianti per la produzione di energia eolica), se li ripaga, e ora ci guadagna 30.000 euro all’anno.
Siamo in Germania? No in Italia: vicino a La Spezia.
Visti i risultati di aerogeneratori se ne sono installati altri due. E si è aggiunto un impianto fotovoltaico da 23.000 KW/h.
A Varese Ligure si sono semplicemente guardati attorno ed hanno osservato che l’energia fluiva vicino a loro: bastava raccoglierla!

Spesso, quando sentiamo parlare del mutamento climatico, abbiamo l’impressione di vorticare in un ingranaggio enorme, del quale non riusciamo ad avere nessun controllo. Visti gli enormi “numeri” della biosfera, in parte è vero.
È però altrettanto vero che aumentiamo ogni anno la concentrazione di CO2 dello 0,3%: può essere poca cosa o tanta, poiché sappiamo soltanto che l’anidride carbonica riflette la radiazione infrarossa, ma non conosciamo le interazioni di quell’aumento con il clima. Gli effetti potrebbero essere insignificanti o catastrofici, e la scienza non sa darci una risposta precisa in tal senso.
Se guardiamo però il problema con un diverso approccio, sappiamo che fra mezzo secolo circa non avremo più petrolio e metano, pochissimo uranio ed una consistente riserva di carbon fossile. Consumato anche quello (con rischi d’inquinamento altissimi), non ci resterà altro.
Ora, se abbiamo già superato una soglia di pericolo – e il mutamento climatico è inevitabile – non possiamo fare nulla. Sul fronte dell’energia, però, possiamo – anzi, dobbiamo – fare, e fare molto.
Producendo energia da fonti rinnovabili, opereremmo positivamente su entrambi i fronti: ridurremmo le emissioni di CO2 ed inizieremmo ad attrezzarci per quando – e questa è una certezza – non avremo più alternative.
Non dimentichiamo, inoltre, che l’energia prodotta da fonti naturali non necessita di rifornimenti: dopo il black out del 2004, per riaccendere le centrali termiche – spente per preservarle dal blocco della rete elettrica – si dovette attendere che le centrali idroelettriche delle Alpi (energia rinnovabile) fornissero sufficienti stock d’energia, per rimettere quindi in funzione le centrali termoelettriche. Il problema energetico e dell’inquinamento è un assillo mondiale ma, nello nostra piccola Italia, stiamo facendo il possibile?

Lo Stivale: più ombre che luci
La gravità del problema energetico italiano risiede tutto nell’assenza di scelte politiche. Già all’indomani del referendum sul nucleare – nel 1987 – la classe politica avrebbe dovuto prendere coscienza del problema: se gli italiani avevano rifiutato il nucleare, bisognava attrezzarsi per una diversa gestione dell’approvvigionamento energetico, e non “appiattirsi” sulle fonti fossili.
Notiamo che altri paesi europei – spicca la Germania – pur continuando a produrre energia con le centrali nucleari, hanno generato un consistente know-how nelle energie rinnovabili. Gran parte delle aziende che producono aerogeneratori sono tedesche, così come Siemens e Wuerth, che producono pannelli fotovoltaici.
Cosa manca all’Italia? Cosa si potrebbe fare, oggi, per riguadagnare il tempo perduto? Gli interventi sarebbero tanti – soprattutto bisognerebbe investire, e parecchio, in ricerca – ma alcuni provvedimenti non richiederebbero lunghi periodi e potrebbero essere presi in breve tempo. Se la classe politica ne prendesse coscienza.
Il primo intervento è d’ordine legislativo: con la riforma del Titolo V° della Costituzione, molte competenze del settore ambientale sono state devolute agli Enti Locali. Se, da un lato, la gestione diretta del territorio può essere considerata un vantaggio, dall’altra nasconde le insidie del conflitto di competenze: agenzie regionali per l’ambiente entrano in conflitto con altre statali, e addirittura normative locali (pensiamo alle Comunità Montane) rientrano fra gli organismi di controllo.


In questo quadro, l’installazione di sistemi di captazione energetica (eolici, solari, ecc) deve passare sotto alle Forche Caudine di mille controllori: spesso, il confronto fra i partiti cerca di trarre vantaggio da questi conflitti di competenze. Un esempio è l’installazione d’aerogeneratori: durante il governo Berlusconi, fu il centro sinistra a bloccare l’installazione dei mulini a vento in Puglia; oggi – nelle stesse aree – a “rendere la pariglia” è il centro destra, ed i ricorsi al TAR si sprecano.
Si tratta del medesimo quadro che affligge la gestione dei rifiuti o delle acque dolci: troppi “attori” – in perenne conflitto – che dovrebbero invece decidere con buon senso.
In una situazione di questo tipo, l’unica via d’uscita è una normativa nazionale che superi i conflitti: un Testo Unico il quale, oltre a fissare con chiarezza pochi e semplici parametri per la concessione dei permessi, abrogasse anche le disposizioni nazionali che si trovassero in contrasto con la nuova normativa.
Come potrebbero invece, gli Enti Locali, divenire protagonisti nel nuovo mondo delle energie rinnovabili? Diventando loro stessi attori della gestione. Un aerogeneratore, un sistema fotovoltaico, oppure un impianto di captazione solare termodinamico, forniscono ricchezza: richiedono sì un investimento, ma restituiscono denaro agli investitori ed ai gestori! Chi ha praticato queste scelte – il comune di Varese Ligure, ad esempio – ne ha ricevuto consistenti benefici per le sempre limitate finanze comunali.

L’esempio di Varese Ligure
Il comune di Varese Ligure (La Spezia) ha ricevuto a Berlino, nel corso della conferenza europea sull'Energia Rinnovabile, il premio “The best 100% Communities Renewable Energy Partnesrship Rural Communities”, indetto dall'UE, come “migliore comunità rurale dell'UE per aver attuato il progetto più completo ed originale di sviluppo sostenibile”. Perché?
Come ha fatto Varese Ligure, un comune con appena 2.400 abitanti, a vincere l’ambito premio ed a proporsi, pur con profonde differenze, come la “Friburgo italiana”?
Tutto nacque dalla cocciutaggine di un sindaco, Maurizio Caranza, che si prefisse di raggiungere l’autosufficienza energetica nel suo Comune. Sfidando quintali di carte bollate e l’ostilità dei detrattori – “Italia Nostra” cercò di bloccare il progetto affermando che “si rovinava il prato”– riuscì ad installare due aerogeneratori da 750 KW di potenza di picco ciascuno, per una potenza totale installata di 1,5 MW. La bella notizia riguarda anche il bilancio comunale: “Solo con l'eolico – precisa il sindaco – abbiamo guadagnato 30.000 euro l'anno, grazie all’accordo con l'azienda pubblica ACAM che gestisce l'impianto”.
Oggi, il nuovo sindaco, Michela Marcone, continua l’opera e sono stati installati altri due aerogeneratori. Complessivamente, il “campo eolico” di Varese Ligure produce ogni anno 6,5 GW/h, che equivalgono all’energia prodotta da 1.600 t di petrolio e portano ad un risparmio annuo di 4.680 t d’anidride carbonica. Un sistema fotovoltaico, inoltre, produce altri 23.000 KW/h.
Visti i risultati, a Varese Ligure stanno cercando altre fonti per produrre energie alternative: l’appetito vien mangiando!
La strategia energetica degli amministratori di Varese Ligure ha condotto a considerare tutte le possibili fonti, acqua, sole e vento. È stata installata una turbina sulla conduttura dell’acquedotto, che ha una caduta di 120 metri ed una portata di 8.3 litri/secondo, la quale aziona un alternatore e produce circa 20 MW/h l’anno. Si realizzerà a breve un progetto sul torrente Carovana, con due turbine che produrranno circa 1390 MW/h annui.
Insomma, a Varese Ligure si sono semplicemente guardati attorno ed hanno osservato che l’energia fluiva vicino a loro: bastava raccoglierla.

Una tavola ben imbandita dovrebbe mettere tutti d’accordo
L’aspetto che forse colpirà di più sono quei 30.000 euro l’anno che il comune incassa dagli aerogeneratori: vera e propria manna, visti gli attuali “chiari di luna”. Non c’è nessun trucco: produrre energia naturale è un affare!
Quanto costa produrre un MW/h con il sistema eolico? Il valore comunemente accettato è di circa 35 euro: vediamo da dove nasce questa stima. Il costo d’acquisto, installazione e manutenzione è stimato all’incirca in 1 milione di euro per MW di potenza di picco installata. Un aerogeneratore con potenza di picco di 1 MW costa quindi un milione di euro e produce (in condizioni ottimali) 1 MW/h. Le “condizioni ottimali”, ovviamente, variano da luogo a luogo, e per l’Italia si assume in 1051 ore/anno il periodo di produzione alla massima potenza (ossia alla potenza di picco). Un aerogeneratore da 1 MW fornirà quindi, in un anno, 1051 MW/h al costo di 36.785 euro. Questi 36.785 euro annui – in venticinque anni – assommano a 919.625 euro: pressappoco il milione di euro del quale parlavamo poc’anzi. Ovviamente non è possibile essere più precisi in questa analisi, giacché se s’installano più aerogeneratori in uno stesso sito – e di maggiore potenza specifica – il rendimento sale e i costi scendono.
Quanto costano le altre fonti? I costi di produzione di un MW/h con i tradizionali metodi – termoelettrico, idroelettrico e nucleare – sono di circa 45 euro/MW/h per il carbone, 60-70 per gas e petrolio, 60 per il nucleare e 80 per l’idroelettrico.
Quanto viene pagata l’energia ai fornitori? Dipende dalla cosiddetta “Borsa Elettrica”, la quale altro non è che un mercato dove i prezzi variano al variare della domanda, ora dopo ora. Se di notte si raggiunge il minimo di richiesta (e di prezzo) – circa 30 euro a MW/h – nelle ore di punta diurne si raggiungono i 150 euro/MW/h. Operando una media approssimativa, un aerogeneratore produce a 35 euro e vende a 70-80: ecco dove nasce la convenienza!
Un impianto di 1 MW di picco, che funzioni 1051 ore/anno, fornisce un ricavo di 31.530 euro. Come si potrà notare, sono cifre pienamente in linea con quelle sperimentate a Varese Ligure: da una zona all’altra potranno cambiare la velocità e l’intensità del vento – ed i ricavi potranno essere maggiori o minori – ma la convenienza economica c’è, eccome!
E se un comune decidesse d’impiantare un campo eolico più esteso – con aerogeneratori di maggior potenza – e raggiungesse una produzione pari a 10 volte quella di Varese Ligure? Non è una chimera: si tratterebbe soltanto di una decina di mulini un po’ più grandi.
Beh, le cose cambierebbero, e di molto. Il comune incasserebbe annualmente cifre intorno ai 300-400 mila euro. A cosa corrispondono simili introiti?
1. all’acquisto di 10 scuolabus;
2. a fornire a 100 famiglie in difficoltà un sussidio di 350 euro mensili per un intero anno;
3. alla costruzione di una palazzina d’edilizia popolare;
4. al costo di 10 dipendenti;
5. alla costruzione di una piscina;
6. al restauro di una residenza d’interesse storico;
Come si può notare, sono cifre di tutto rispetto: il piano varato dal precedente governo (e mai realizzato) prevedeva l’installazione di 13.000 aerogeneratori sul territorio. Sembrerebbe un’invasione, ma così non è: quelle migliaia di mulini, nei 300.000 Km2 dell’Italia – semplicemente – si perderebbero. Inoltre, le nuove tendenze sembrano guardare alle installazioni off-shore, ossia in prossimità delle coste: non s’invade territorio e, in mare, s’ottengono migliori rese, giacché il vento è più costante.

Chi rema contro?
Attualmente, alcune regioni hanno varato piani eolici regionali ma – come ricordavamo – le difficoltà burocratiche e le contrapposizioni politiche provocano ritardi e blocchi dei progetti.
Stupisce osservare che un ex Ministro dell’Ambiente – Carlo Ripa di Meana, presidente di “Italia Nostra” – sia fra gli alfieri della lotta contro gli aerogeneratori: anche l’attuale ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, però, è abbastanza “freddo” sull’argomento e tende a privilegiare l’energia solare. Perché? Poiché – inutile nascondersi dietro ad un dito – sono in gioco interessi enormi: tanti, tantissimi soldi.
Se si concede ai Comuni d’installare e di gestire gli impianti, quei soldi finiscono nei bilanci comunali ed è più facile, per i cittadini, controllarne gli usi. I grandi sistemi, invece, sfuggono totalmente al controllo di chicchessia: chi è in grado di verificare i bilanci di ENEL ed ENI?
Parecchi, recenti sondaggi indicano che il problema energetico/ambientale è il più avvertito dagli italiani: percentuali “bulgare” di cittadini (70-80%) chiedono che s’intervenga. Il silenzio, sul fronte politico, è assordante. Sarà anche per questa ragione che gli italiani, con le stesse percentuali, si dicono totalmente insoddisfatti della classe politica?

Per saperne di più
Friburgo Sostenibile
La quarta città tedesca per importanza è divenuta nota per l’impegno e i risultati dell’amministrazione e dei cittadini rispetto alla progettazione sostenibile, al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili. Oltre ad un albergo ad emissioni zero, e a diversi quartieri progettati in bioarchitettura il quartiere solare spicca per una caratteristica: il guadagno, non solo ambientale, ma economico. Il quartiere solare “Am Schlierberg” sorge a sud del centro storico di Friburgo.
Nel quartiere la visione di un’architettura solare ed ecologica è realtà: il progetto comprende 50 case a schiera immerse nel verde, che producono più energia di quella consumata dagli abitanti. Le falde dei tetti, esposte verso sud, sono interamente ricoperte da pannelli fotovoltaici che producono energia elettrica. Le case diventano così vere e proprie centrali che forniscono energia pulita e per i proprietari rappresentano anche una fonte di guadagno.

 

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