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Al lupo! Al lupo!

Il lupo vive nuovamente nei nostri Appennini e nelle nostre Alpi: impariamo a conoscerlo e a rispettarlo

Grazia Cacciola - 16/07/2014




Il lupo è tornato a popolare l’Appennino italiano, ridando vita a vecchie e nuove leggende sulla sua natura e i suoi comportamenti. 

Amichevole o pericoloso?
Solitario o sociale?

Possiamo passeggiare tranquilli in montagna? 

Ne parliamo con i biologi Marco Galaverni e Davide Palumbo dell’Università di Bologna, specializzati in grandi carnivori, che studiano i lupi dei nostri Appennini da anni. Le loro ricerche su questo grande carnivoro li hanno portati in giro per il mondo, fino a Yellowstone e oggi sono impegnati in prima persona nella diffusione di informazioni corrette per una pacifica convivenza tra uomini e lupi. 

Il lupo italiano è una specie particolare: è l’unica che c’è nel nostro paese?

Il lupo che vive in Italia è una sottospecie unica, Canis lupus italicus, che si contraddistingue per una taglia minore rispetto ad altri lupi europei e per due bande nere evidenti sulle zampe anteriori. Questa particolarità è stata confermata anche da numerosi studi genetici. Tutti i lupi che vivono in Italia, anche quelli che hanno recentemente ricolonizzato le Alpi, appartengono alla stessa popolazione, con l’eccezione di un lupo proveniente dalla Slovenia, di nome Slavc, la cui presenza è stata accertata in Veneto. 

Quanti lupi ci sono oggi in Italia, più o meno?

È difficile fare una stima, perché non è semplice studiare il lupo e in molte regioni mancano dati attendibili. Oggi possiamo parlare in ogni caso di un migliaio di individui, ben di più rispetto agli appena cento lupi sopravvissuti in tutta Italia negli anni ‘70 dopo una forte persecuzione.

Il lupo è attualmente distribuito su tutto l’Appennino centro settentrionale e sulle Alpi occidentali, mentre la sua presenza è più esigua nel sud, saltuaria nelle Alpi centro-orientali, ed è assente dalle Isole.

I lupi vivono da soli o in branchi di diversi individui? Sono realistici gli avvistamenti di branchi di quaranta e più esemplari?

Il lupo è un animale sociale che vive in gruppo. In Italia i branchi sono costituiti essenzialmente da gruppi familiari, ovvero i genitori, i nuovi nati e i figli dell’anno precedente, che ben presto si allontanano, anche da soli, alla ricerca di nuovi territori, oppure aiutano i genitori nella cura della prole.

Parliamo quindi di 5 o 6 individui, che possono diventare 10-12 in annate di particolare abbondanza, ma è senza dubbio una leggenda parlare di branchi di quaranta lupi.

Il lupo nell’immaginario comune rappresenta l’animale cattivo e pericoloso, sebbene qualche film l’abbia riabilitato addirittura ad amico dell’uomo o a mito solitario. Da cosa dipendono secondo voi tutte queste leggende? 

Il lupo ha stimolato da sempre tante paure quanta attrazione sull’uomo, forse perché abbiamo diversi caratteri in comune: viviamo in gruppo, siamo monogami, abbiamo un ampio bagaglio di abilità comunicative. Basti pensare che il lupo è stata la prima specie al mondo a essere domesticata, dando vita, dopo anni e anni di selezione, a ogni cane che vive nei nostri salotti.

Ma nel corso dei secoli l’idea di lupo è spesso cambiata, da un immaginario mitico-divino (si pensi ai miti fondatori di molte civiltà, come la stessa Roma) a un pregiudizio negativo molto diffuso. 

In ogni caso, il lupo non è né buono né cattivo: è semplicemente un animale carnivoro essenziale per l’ecosistema. 

Il lavoro che fate voi ricercatori è enorme, potete darci in breve un’idea di come studiate davvero i lupi, di quali mezzi usate? 

Proprio per l’elusività tipica della specie, che solitamente si muove di notte ed evita l’uomo, lo studio del lupo richiede uno sforzo notevole. Partiamo con il cercarne le tracce sul terreno o sulla neve (snow tracking) per capire se è presente in zona. Poi si può indurlo a rispondere a ululati registrati (wolf howling) per comprendere l’eventuale presenza di branchi con i cuccioli.

Ma gran parte degli studi sono di tipo indiretto, senza contattare l’animale, e si basano sulla genetica: partendo da campioni biologici lasciati dai lupi sul territorio, specialmente escrementi, ma anche peli o saliva, si estrae il DNA e si ricava il profilo genetico di ogni individuo.

Quindi si possono contare quanti lupi sono presenti in zona e addirittura ricostruire le relazioni parentali tra gli individui, così come individuare le tracce di possibili incroci (ibridazione) con il cane domestico.

Il lupo può attaccare chi fa trekking o passeggiate in montagna, o magari chi si addentra nei boschi e fuori dai sentieri? 

Come dicevamo, il lupo è un animale estremamente elusivo.

Avvistarlo è un evento raro, anche per chi frequenta con regolarità boschi e montagne, e anche in questo caso non costituisce un pericolo statisticamente significativo: basti ricordare che in Europa non ci sono state vittime negli ultimi 150 anni, a fronte di milioni di persone che vivono stabilmente in aree frequentate dal lupo. 

Ciò non vuol dire che un attacco non avverrà mai, ma che è molto più probabile, purtroppo, essere vittima del cane del vicino, di una vespa, o di un fulmine, per non parlare di incidenti stradali o domestici. 

Quali sono in dettaglio i metodi non cruenti che hanno gli allevatori per proteggere gli animali di allevamento dagli attacchi dei lupi? 

Senza dubbio l’uso di recinzioni (eventualmente elettrificate) combinate a cani da pastore ben addestrati (ad esempio gli ottimi maremmaniabruzzesi) è metodo di prevenzione più efficace, così come può essere importante l’utilizzo di ricoveri notturni per le greggi, specie nel periodo delle nascite. In ogni caso, le misure di prevenzione andrebbero tarate sui bisogni di ogni allevamento. 

Ovviamente, lasciare gli animali non controllati al pascolo brado in zone di presenza del lupo sarebbe come coltivare ciliegie senza reti di protezione e pretendere di non subire danni dalle grandinate. 

Voi, oltre all’attività di ricerca, tenete anche degli incontri informativi sui lupi: un ente pubblico o un’associazione che volesse contattarvi per una conferenza come può farlo? 

Ci impegnamo anche in questo senso perché la corretta informazione è il primo passo per favorire una convivenza pacifica tra uomini e lupi. Gli enti pubblici e le associazioni che vogliono invitarci per un incontro o una conferenza sul lupo possono scriverci agli indirizzi: marcogalaverni@iol.it e palumbodavide@hotmail.com

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 37


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Categorie: Ecologia e Localismo

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