Vieni, c’è un asilo nel bosco…
Cosa significa andare all'asilo nel bosco? Le illuminanti esperienze didattiche del Nord Europa
Marianna Gualazzi - 17/01/2012
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Che il contatto con la natura sia benefico per il corpo, la mente e lo spirito ormai lo sappiamo bene, così come possiamo costatare personalmente come i nostri bambini ne siano sempre più spesso privati.
«La maggior parte dei bambini del mondo occidentale – scrive il nostro amico e collaboratore Valerio Pignatta – passa ormai la stragrande maggioranza della propria vita in ambienti chiusi, artificiali che non conservano alcuna traccia della natura e dei suoi abitanti: animali, piante, insetti, sassi, terra, fiori. Alcuni ricercatori sono arrivati alla conclusione che questo distacco dalla natura scatena nei bambini di città, che da generazioni ormai ne sono completamente separati, un vero e proprio disturbo che provoca sintomi e malesseri ben precisi, riassunti in una cosiddetta sindrome da deficit di natura (nature deficit disorder).
Secondo il ricercatore statunitense Richard Louv (pedagogo, consigliere del National Scientific Council, fondatore del Children and Nature Network, editorialista del New York Times e del Christian Science Monitor nonché autore di vari libri) questo disturbo sarebbe addirittura endemico nelle nostre società. I ragazzi occidentali passano in media qualcosa come 44 ore delle propria vita settimanale davanti alla tv o ai media elettronici. Tolte le ore di sonno, questa percentuale di videodipendenza costituisce in pratica una buona parte della giornata tipo di un giovane (circa sei ore e mezza)».
Danimarca, Svizzera, Germania
Unico antidoto per i bambini espropriati del mondo naturale, altro non può essere che un ritorno alla natura: e perché non cominciare proprio dalla scuola materna?
Vieni, c’è una casa nel bosco… diceva una vecchia canzone, la cui reinterpretazione in chiave contemporanea potrebbe essere “Vieni, c’è un asilo nel bosco”.
L’asilo nel bosco se lo sono inventati in Danimarca circa mezzo secolo fa – si sa che i popoli nordici la sanno lunga. Ben presto questa esperienza si è diffusa in tutto il nord Europa, in particolare in Svizzera – soprattutto nei territori di lingua tedesca – e in Germania. Berlino ha visto nascere negli ultimi anni numerose esperienze di questo tipo, che prendono corpo nei boschi ai confini della città: sulla scia della capitale, oggi n Germania si contano più di 300 asili nel bosco. E potrebbe non essere neppure un caso, visto che è proprio tedesco il nome con cui l’asilo si chiama in tutto il mondo: Kindergarten, giardino d’infanzia.
Coltellino svizzero e mantello da pioggia
Ma che cos’è questo fantomatico asilo nel bosco? Non pensate che si parli di asilo nel bosco quando una classe va a farci una passeggiata una volta a settimana per due ore. No, all’asilo nel bosco ci si va tutti i giorni, con il sole e con la pioggia. Non c’è un luogo chiuso, una classe: al massimo c’è una tettoia o comunque una costruzione “di fortuna” da utilizzare nei casi in cui il tempo si metta veramente, ma veramente, al brutto. All’asilo nel bosco il pranzo non lo porta il catering: lo si prepara in loco accendendo il fuoco, mettendo l’acqua a bollire e le salsicce a rosolare. I bambini aiutano nella preparazione del pranzo: tagliano e sbucciano la verdura con coltelli veri, utilizzando tronchi tagliati come base di appoggio, a mo’ di tagliere.
E i giochi? All’asilo nel bosco non si portano giocattoli, almeno non quelli che i bambini hanno a disposizione tutti i giorni nelle loro case. I giochi sono quelli offerti dalla natura stessa: scoperta di luoghi, osservazione di animali, piante, insetti. Oppure si possono costruire: coltellino svizzero e sega alla mano, i bambini possono tagliare, segare, legare rami, arbusti, bastoni.
E il materiale didattico? In parte lo fornisce la natura – con i sassolini si impara a contare – in parte viene portato dagli educatori su un carrello di legno (libri naturalistici, carta e colori per ritrarre gli elementi nel mondo naturale).
All’asilo nel bosco non c’è neppure la campanella: all’occorrenza i bambini vengono richiamati con l’ausilio di un flauto.
Sembra incredibile, non sembra vero: eppure lo fanno. Lo volete vedere? Il bravissimo fotografo Alberto Bernasconi ha documentato per immagini la vita in alcuni asili nel bosco della Svizzera tedesca, in particolare Zurigo e San Gallo.
Meno malattie, più collaborazione
I vantaggi di fare scuola materna all’aperto sono stati studiati, a pare proprio che non ci sia paragone con il tradizionale asilo collocato in un edificio scolastico standard.
I bambini che frequentano un waldkindergarten sono meno soggetti a infezioni respiratorie, mal di gola e infezioni alle orecchie (fino all’80% in meno rispetto ai bambini che frequentano le materne tradizionali). Sono meno aggressivi, più collaborativi e autonomi, e si fanno male più raramente. La natura inoltre è un validissimo strumento per prevenire e attenuare alcuni problemi comportamentali come la Sindrome da Deficit di Disattenzione e Iperattività (ADHD): quindi sì al bosco, no agli psicofarmaci!
E in Italia?
L’esperienza del waldkindergarten si sta timidamente affacciando anche in Italia, anche se per ora le realtà sono poche e non hanno quel carattere di continuità durante tutto il corso dell’anno scolastico tale da renderle una reale alternativa alla scuola materna tradizionale. Ma anche se si tratta di un paio di pomeriggi a settimana, o di un’opportunità in più rispetto al classico centro estivo, sono comunque i segnali di un qualcosa che si sta muovendo e che speriamo possa svilupparsi e prosperare a breve.
Ecco alcune realtà:
La Piemontesina, Agrinido di Chivasso – Chivasso (To), tel. 3473037284, lapiemontesina@tele2.it
Agriasilo di Pignano – (Pisa), tel. 3387344527 (Pushpa)
Libera scuolina di campagna «Fioretta Mazzei» – provincia di Firenze, benedetta214@virgilio.it
Asilo nel bosco – (Povo Trento), www.asilonelbosco.it
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Articolo tratto dalla rivista nr. 25
Categorie: Naturalmente bambini e genitori
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