Berlusconi gioca la carta delle grandi opere
Marco Cedolin - 23/09/2008
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Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, presenziando qualche giorno fa all’inaugurazione del nuovo rigassificatore di Rovigo, ha annunciato la “campagna di primavera” tanto ambiziosa quanto priva di riscontri oggettivi che punterà al rilancio delle grandi opere. Nuovi rigassificatori, centrali nucleari, TAV e ponte sullo Stretto di Messina, saranno secondo il Cavaliere le opere prioritarie da mettere in cantiere per ridurre il gap infrastrutturale a suo dire esistente in Italia e determinato da quella che egli ha definito “la follia degli ecologisti”.
Continuando a parlare per slogan il Premier ha poi promesso che l’Italia avrà presto un nuovo piano energetico grazie al quale le imprese (e le famiglie?) per la prima volta pagheranno l’energia allo stesso costo degli altri Paesi europei e ha bollato i cittadini che protestano contro la cementificazione definendoli anarchici contro i quali alla bisogna occorre usare anche le forze militari.
Riguardo alle centrali nucleari Berlusconi non si è addentrato nel merito di una questione estremamente controversa che sa bene non potrà venire dipanata fidando solamente su un atto di forza del governo.
Per quanto concerne il TAV in Val di Susa invece, il Premier ha motivato la necessità dell’opera sostenendo che nei prossimi anni i trafori alpini saranno congestionati dal passaggio dei TIR, facendo proprio uno slogan che molti politicanti già usavano una quindicina di anni fa e dimostrando di non essere informato del fatto che al traforo del Frejus ogni anno che passa di TIR se ne vedono sempre meno (il traffico di mezzi pesanti si è ridotto del 20% negli ultimi 5 anni) e l’ipotesi di una futura congestione del traffico risulta tanto peregrina almeno quanto il fatto che un Presidente del Consiglio parli con tanta disinvoltura di cose riguardo alle quali non si è neppure premurato d’informarsi.
Berlusconi ha inoltre assicurato che il ponte sullo Stretto di Messina verrà realizzato entro la fine della legislatura e la sua costruzione è considerata dal governo “un fatto epocale” più o meno lo stesso tipo di considerazione attribuita alla Torre di Babele da Nabucodonosor qualche migliaio di anni fa.
Il Cavaliere così infervorato dalla necessità di dimostrare la propensione al “fare” del proprio governo, ha ovviamente dimenticato d’illustrare attraverso quale architettura finanziaria intenderà sostenere la costruzione di tutta una serie di grandi opere che comporteranno l’esborso di molte decine di miliardi di euro di denaro pubblico, all’interno di un Paese come il nostro in profonda difficoltà economica e nel contesto di una crisi finanziaria globale tanto profonda quanto drammatica. Così come ha dimenticato di menzionare l’enorme debito che fra qualche anno, al completamento dell’infrastruttura per il TAV italiano Torino – Milano – Roma – Napoli, ricadrà sulle spalle di tutti i contribuenti italiani che almeno fino al 2040 saranno chiamati a restituire alle banche oltre 2 miliardi di euro l’anno del prestito contratto dallo Stato per costruire l’opera.
Fino a che punto lasciare senza finanziamenti gli ospedali e le scuole per realizzare dei “fatti epocali” come un ponte nel deserto e una linea ferroviaria ad alta velocità dove non esiste traffico può essere una buona idea?
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Categorie: Politica e Informazione,Economia delle Grandi Opere
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