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Cinque modi per connettersi con la Natura

Estratto da «Permaculture magazine» n. 80, estate 2014 - 29/10/2014




Thomas Schorr-kon descrive cinque pratiche per imparare a connetterci con la Natura ai livelli più profondi.

Ecco cinque operazioni fondamentali che possono essere insegnate a tutti. Ci invitano a sviluppare una profonda consapevolezza della Natura attraverso l’osservazione e l’immersione in essa e ci ispirano a penetrare profondamente nei suoi misteri.

Essere guidati in questo processo ci porta a un profondo livello di connessione e allo stesso tempo ci dona la comprensione di come condividere queste abilità con gli altri. 

1. Stare seduti in un luogo 

Stare seduti in un luogo è semplice, come molti approcci di connessione alla Natura.

Trovate un luogo nelle vicinanze che potete visitare ogni giorno.
Lo scopo è visitare il luogo in momenti diversi del giorno e della notte nel corso di un lungo periodo di tempo.

Osserviamo ciò che succede nel nostro giardino e poi costruiamo una chiara immagine della vita degli uccelli, delle piante, degli animali, degli insetti e del tempo. Costruiamo una mappa dei comportamenti e delle interazioni che abbracciano diversi momenti del giorno e persino di un anno intero.

Siamo testimoni di periodi in crescendo di attività e periodi di immobilità, periodi dell’anno in cui gli uccelli si radunano insieme o periodi in cui combattono l’uno contro l’altro per il controllo del territorio. Facciamo esperienza della maestosità dell’alba corale e di lunghi e tranquilli pomeriggi estivi.

Scopriamo che gli steli anneriti e le foglie inzuppate ai nostri piedi diventano una pianta di cardo in primavera di cui dobbiamo scoprire i molti usi. Notiamo i disegni nei percorsi degli animali e cominciamo a renderci conto che sono il linguaggio più antico della Terra.

Potremmo anche notare che solo sedendoci immobili per mezz’ora cominciamo a vedere la naturale linea di riferimento delle attività che all’inizio ci fanno fuggire per lo spavento. 

2. Il passo della volpe 

Questo modo di camminare è l’aspetto successivo della connessione con la Natura.

Le volpi sono note per la loro abilità di movimento e adottando poche di queste qualità nel modo in cui camminiamo – diventando cioè più simili alle volpi – anche noi possiamo spostarci in un modo che provoca meno disturbi possibili alla Natura.

Semplicemente muovendoci a metà della nostra normale velocità di camminata e permettendo ai nostri piedi di muoversi con una caviglia rilassata, adottiamo un passo più naturale.

Togliamo le scarpe, scuotiamo le caviglie e permettiamo ai piedi di incontrare il suolo lentamente. La parte più esterna del piede incontra il suolo per prima, a piedi nudi, quando la caviglia è rilassata. Poi il piede ci rotola sopra, più che appoggiare pesantemente il tallone e avere poco controllo sul resto del passo. Questo è il modo in cui siamo costretti a camminare con le scarpe .

In sostanza, questa è la camminata della volpe, anche se ci sono pochi altri accorgimenti.

Se volete imparare come fare la camminata della volpe con le scarpe, esercitatevi a camminare su un sentiero sterrato senza emettere alcun suono e ciò vi mostrerà come dovete mettere il piede. Questa si chiama “camminata sui sassi”.

La prima volta che provai la camminata della volpe fu più di 20 anni fa dopo averlo letto sul libro di Tom Brown Jr. Field, Guide to Nature Awareness and Tracking. Ero a Bristol all’epoca e uscii per una corsa nei campi all’altezza dell’autostrada M32. Smisi di correre e provai a camminare; dopo pochi minuti vidi una volpe che mi veniva incontro, a 5 metri dal sentiero. 

3. Visione grandangolare 

Ciò implica il coinvolgimento della nostra visione periferica in contrapposizione a ciò che chiamiamo visione limitata. Quando è praticata correttamente, si verificano considerevoli cambiamenti di consapevolezza e percezione.

Per attivare la nostra visione periferica teniamo le braccia distese di fronte a noi e muoviamo le dita. Poi, con le dita che si muovono, allarghiamo leggermente le braccia. Mentre facciamo ciò, teniamo gli occhi nella stessa posizione mentre le mani si muovono ai lati: ciò ci induce a una visione più ampia.

La visione grandangolare è considerata la porta d’accesso dell’invisibilità.
Se osserviamo una persona o un animale usando la visione grandangolare essi non saranno consapevoli del nostro sguardo.

Ciò ha un’implicazione molto importante quando siamo in mezzo alla Natura, poiché il nostro sguardo altrimenti creerebbe un notevole disturbo. Siamo i predatori di maggior successo sul pianeta. Quando guardiamo le cose con la nostra visione limitata possiamo valutare la distanza per sferrare l’attacco. Questo è il modo in cui la nostra vista è percepita dai nostri simili.

Quando usiamo la visione grandangolare, la profondità di campo si allarga all’infinito e la nostra capacità di cogliere piccoli movimenti aumenta. Guardiamo il mondo in un modo che è più vicino al modo in cui i predatori tendono a vedere il mondo.

Come i bambini, giochiamo istintivamente a nascondino. Ciò di cui non ci rendiamo conto è che l’intero mondo naturale è coinvolto da noi in un gigantesco gioco a nascondino. Se vogliamo veramente osservare e interagire con una parte del paesaggio dobbiamo comprendere come farlo senza disturbare tutte le diverse specie che già ci vivono. 

4. Il linguaggio degli uccelli 

Il linguaggio degli uccelli comprende una serie di concetti abilmente osservati che ci aiutano a interpretare cosa stanno comunicando gli uccelli e ci insegnano come rimuovere l’istintivo sistema di allarme della Natura che essi rappresentano. È da qui che arrivano i concetti del movimento fermo o silenzioso e dell’invisibilità.

Gli indiani Apache erano maestri in queste abilità e potevano percepire l’approccio di intrusi a due miglia di distanza osservando il linguaggio degli uccelli. 

Come già affermato, se ci sediamo immobili per mezz’ora in un luogo l’attività ritornerà al naturale punto di riferimento. Vedremo gli uccelli nutrirsi, cantare, chiamare i compagni, pregare e persino lottare fra di loro. Le chiamate associate a queste attività sono aspetti del linguaggio degli uccelli e parte di ciò che John Young chiama le cinque voci degli uccelli. 

Una volta che gli uccelli saranno la linea di riferimento, i mammiferi cominceranno a sentirsi più sicuri e smetteranno persino di nascondersi.

Se vogliamo avvicinarci al nostro luogo senza disturbare questi abitanti, allora il nostro approccio deve essere diverso dal nostro solito modo di muoverci, da qui l’introduzione della camminata della volpe. Persino se camminiamo lentamente e con attenzione, mettendo i piedi in modo da non fare troppo rumore, riduciamo il nostro impatto. Quando comprenderemo la camminata della volpe, la visione grandangolare e il linguaggio degli uccelli, cominceremo a essere in grado di muoverci nell’ambiente creando il minimo disturbo. 

Se un uccello lancia un allarme e vola via da noi abbiamo già mancato diversi fondamentali passaggi di comunicazione con quell’uccello, tanto da averlo indotto a mettere la sua stessa vita in pericolo.

Così come questo uccello arrabbiato ci sta dicendo che non ci considera parte dell’ambiente, ha anche comunicato ai mammiferi della zona che ci stiamo avvicinando. 

5. Ringraziamento 

Questa pratica è considerata un’antica tecnologia che crea un effetto davvero dinamico, specialmente in un ambiente naturale. Saranno necessario un esperimento o due prima che arriviamo a una qualche conclusione.

Questa pratica trasforma le emozioni negative e trasmette all’ambiente un sentimento positivo ed espansivo.

Mentre camminiamo verso il nostro luogo in cui stare seduti, fermiamoci e cominciamo a ringraziare. Possiamo pensare a tutte le cose e alle persone che supportano la nostra vita e la rendono possibile.

Se riusciamo ad essere autenticamente coinvolti in questa attività, non passerà molto tempo prima che gli uccelli e i mammiferi rispondano direttamente alla risonanza che creiamo cantando e abbracciando altri comportamenti basilari.

Quando cominciamo a combinare queste semplici componenti entriamo in un mondo segreto che prende vita quando non siamo presenti.

Veniamo accettati come parte dell’ambiente e sentiamo la felicità di creare una connessione vera e viva con tutto ciò con cui condividiamo questa vita. 

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 38


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Categorie: Ambiente,Crescita Personale

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