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Educare all’EMPATIA

Il rispetto per gli animali si insegna fin da bambini a scuola e in famiglia

La Redazione per “Vegan Italy” - 12/09/2016




Genitori e scuola insieme nella costruzione di un mondo nuovo, fondato sul rispetto di tutte le forme di vita. Su questo tema, la rivista “Vegan Italy” ha dato la parola alla psicologa e psicoterapeuta Annamaria Manzoni.

Perché è importante insegnare ai nostri figli che il dolore inflitto ad alcuni animali non vale meno di quello inflitto ad altri? Perché bisogna lavorare alle radici del problema.

Tutto ciò che facciamo agli animali è fatto ai più deboli tra gli esseri senzienti, senza difesa e senza diritti. La relazione che abbiamo con loro è in tutto e per tutto analoga a quella che abbiamo con gli umani, i più deboli tra gli uomini e le donne.

In breve, occuparsi della violenza sugli animali significa lavorare sulla radice della violenza sui più deboli, a qualsiasi specie loro appartengano. 

 

Gioco e imitazione 

Molti decenni fa Bertolt Brecht scriveva: «I bambini giocano alla guerra. È raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra».

Mi sembra un ottimo richiamo al fatto che i bambini tendono a riprodurre in forma ludica la realtà che gli adulti propongono loro. Oggi in alcuni Paesi (non così tanti, in realtà!) furoreggiano un po’ meno le armi, ma altre ignominie sono assolutamente presenti: recentemente si sono diffuse proteste a carico di un’azienda di giocattoli che ha prodotto, insieme ad altri autoveicoli, il camion da cui vengono scaricate le mucche al macello. Più mantenimento dello status quo di così. 

La famiglia prima di tutto 

Al di là dei giocattoli, vi sono tantissime situazioni di vita quotidiana che coinvolgono gli animali, che danno un imprinting conseguente ai bambini. Pensiamo molto banalmente a una famiglia in cui il cane venga tenuto legato alla catena o rinchiuso in spazi angusti, oppure in cui vi siano uccellini in gabbia, pesci nella boccia: tutto legale, ovviamente. Un bambino che cresce in un contesto del genere non può che giudicarlo normale: l’animale è parte dell’arredo, nel migliore dei casi della famiglia, ma in una posizione di sudditanza se non di schiavitù.

Quel bambino non può che imparare che le cose funzionano così, che a un animale dotato di ali, quindi per sua natura proteso al volo, si può tranquillamente impedire per sempre di farlo, che le sbarre sono uno strumento a disposizione e al lecito servizio di chi comanda.

Imparerà appunto che c’è chi comanda e chi è costretto a subire. Imparerà a misconoscere i segnali di disperazione insiti nello sbattere delle ali di quell’uccello, nelle richieste implicite nel latrato del cane, nel disperato ruotare su se stesso di un pesce nella boccia. Stiamo parlando di una vera e propria forma di diseducazione allo sviluppo dell’empatia. 

Il ruolo della scuola 

La scuola è agenzia educativa per definizione: soprattutto gli insegnanti della primaria sono una sorta di divinità per i bambini. «Lo ha detto la maestra» è una sorta di mantra; le sollecitazioni a fare quello che lei chiede sono pane quotidiano in famiglia.

Ora, sulla scia di tale e tanto potere è evidente che la portata delle sue parole e delle sue iniziative si dilata e si amplifica, coperto come è da una sorta di sacralità.

La trasmissione di contenuti educativi, oltre che di nozioni, trova di conseguenza nella scuola il luogo di elezione. Ed è certo che moltissimi sono gli insegnanti assolutamente consapevoli dell’importanza del proprio lavoro. Ma restano innegabili zone d’ombra.

Su Facebook si è vista recentemente una vignetta in cui un bambino percuote un cane con un bastone, e sarebbe usata in una scuola per insegnare, pare, l’uso della “c” e della “q”: davvero un bambino che picchia un cane è realtà da considerare tanto normale da fungere da materiale didattico? Non si sta invece sdoganando con faciloneria un comportamento degno di ben altra stigmatizzazione?

Se il ruolo dei genitori e della scuola nella costruzione di un mondo nuovo è fondato sul rispetto di tutte le forme di vita, capiamo bene come questo piccolo esempio, preso tra tanti altri possibili, vada nella direzione opposta.

“Vegan Italy” è aperta alle vostre proposte. Cosa vorreste leggere? Quale personaggio intervistare o argomento affrontare? Cosa pensate della rivista e come la vorreste? Fatecelo sapere scrivendo a info@veganitaly.it. Trovate “Vegan Italy” in libreria, nei negozi NaturaSì, nelle migliori edicole e sul sito www.veganitaly.it.

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 46


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Categorie: Crescita Personale



































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