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Il microbioma: l’organo invisibile che regola la nostra salute

Come nasce e da cosa è influenzato il corredo di batteri benefici nel nostro corpo

Romina Rossi - 13/02/2018




Se ti dicessi che abbiamo un organo invisibile che pesa circa 2 kg, penseresti che sto scherzando?

E che questo organo invisibile, “scoperto” da poco, è responsabile da solo di gran parte della nostra salute?

E, ancora, che questo nuovo organo non ha nulla di umano, ma brulica di virus, batteri e funghi? La notizia è che non sto scherzando, non sono pazza e non è la trama di un nuovo film di fantascienza.

L’organo dimenticato che non ha nulla di umano

 

L’organo invisibile 

Tutto è cominciato negli anni 2000, quando gli scienziati americani diedero vita al progetto del genoma: un importante studio che doveva mappare i geni che comprendono il corpo umano. Ci si aspettava miliari di geni, invece la sorpresa fu tanta quando si accorsero che i geni nei cromosomi umani sono poco più di 20.000. Che sono gli stessi che compongono il genoma di un topo! E dunque, da dove deriva la complessità dell’uomo?

La risposta non tardò ad arrivare e fu ancora più sconvolgente: la complessità e la superiorità dell’uomo derivano dai geni e dai batteri che vivono dentro di noi. E quanti ne abbiamo? Circa 100 mila volte di più dei cromosomi umani.

Si tratta di miliardi di virus e batteri che vivono dentro e fuori di noi, ci colonizzano, e hanno un ruolo fondamentale per la nostra vita.

Questa massa invisibile infatti è responsabile della crescita degli organi, regola la digestione e il comportamento, mette in moto il sistema immunitario contro agenti patogeni nocivi e prende parte a tutte le principali funzioni, come quelle del metabolismo, delle attività muscolari, dell’equilibrio ormonale, delle funzioni cerebrali e del sistema nervoso. Si ipotizza inoltre faccia tante altre cose di cui ancora non siamo a conoscenza.

Senza questi batteri, virus e funghi non ci sarebbe differenza fra noi e un misero topolino. Il corredo di virus e batteri ci mette in relazione con tutti gli altri microbi; questi infatti non sono statici, ma sono in grado di scambiarsi le informazioni di ciò che avviene nel nostro corpo, dentro e fuori.

Immagina una festa: i batteri sono i partecipanti che si aggregano, fanno amicizia, comunicano e si scambiano informazioni, collaborano persino fra di loro. Formano una grande comunità. Ovviamente, dalla festa non possono andarsene quando vogliono, ma devono rimanere lì: ecco che hanno sviluppato la capacità di adattamento. È questo patrimonio di batteri e cellule che regola la nostra salute e ci caratterizza come esseri umani.

Non a caso si chiamano batteri eubiotici, cioè “buoni per la vita”. Le comunità formate dai batteri sono ottimali alla loro sopravvivenza e al lavoro che devono fare. Ed è un’enclave talmente importante che gli scienziati hanno preso a parlare di organo-comunità. La sede di quest’organo è nell’intestino, dove si trova la flora batterica intestinale. I messaggeri sono tre ormoni fondamentali per noi: insulina, adrenalina e noradrenalina.

La comunicazione fra i batteri in genere e la flora batterica intestinale è diventata talmente importante che gli scienziati hanno messo in dubbio anche il termine con cui veniva finora chiamata la colonia intestinale.

Flora infatti indica qualcosa di statico. Il termine era stato coniato nel periodo in cui si immaginava che i batteri crescessero sulla mucosa come l’erba sulla terra e l’interno del corpo non ne fosse toccato. Si è optato quindi per due termini che potessero rendere più giustizia ai nostri batteri benefici.

Il primo di questi, microbioma, indica la somma dei geni delle cellule del nostro corpo che sono presenti solo nell’uomo. Per indicare la totalità di tutti i microrganismi viventi in uno spazio vitale invece è stato coniato il termine microbiota.

Come nasce e da cosa è influenzato 

Quand’è che si forma il microbioma? Fino a poco tempo fa si pensava che questo corredo fosse il risultato della nostra vita fuori dall’utero, perché il grembo materno era ritenuto uno spazio sterile.

In realtà, anche questo mito è caduto: parte del microbioma si forma in utero, grazie allo scambio con il sangue materno. La madre passa al bambino una parte dei propri batteri, così che lo stato in cui si trova il suo microbioma materno al momento della gravidanza incide fortemente sulla salute presente e futura del bambino. Anche il liquido amniotico brulica di batteri: ingerendolo, i batteri cominciano a colonizzare l’intestino del nascituro.

La loro attività inizia molto presto: partecipano alla formazione di cellule e allo sviluppo del sistema immunitario del feto ancora in utero. Anche il parto, e come questo avviene, contribuisce alla formazione del microbioma del bambino. Con il parto naturale il bambino viene a contatto con i batteri intestinali e vaginali della madre: anche questi, ingeriti, raggiungono l’intestino dove già si trovano già alcune specie batteriche.

Ma viene anche a contatto con i batteri che proliferano nell’ambiente in cui nasce e vive: tutti questi raggiungono anche gli organi preposti alla digestione. Si tratta di una prima colonizzazione delle mucose, dalla bocca all’intestino e della pelle che rappresenta un imprinting fondamentale per la sua vita, che ne determinerà anche la qualità. Una settimana dopo il parto l’intestino del bambino è colonizzato da molte centinaia di specie diverse di batteri, un numero che è destinato a una lenta ma incessante crescita.

Mano a mano che cresce, nel suo corpo si trovano diverse comunità batteriche, che si sviluppano in collaborazione con le cellule corporee. Da adulti, ognuno di noi arriva ad avere circa 4-500 specie diverse di microbi che si prendono cura della nostra salute, per un totale di miliardi di batteri! Con l’introduzione dell’alimentazione, la colonia batterica subisce una nuova influenza. L’allattamento al seno o artificiale per esempio determinano in maniera netta il tipo di batteri che il bambino avrà nel proprio intestino. È chiaro che il microbioma differisce notevolmente da persona a persona in termini di ceppi e specie di microrganismi che contiene.

È una sorta di impronta digitale che determina chi siamo e soprattutto come stiamo. Nel corso della vita la composizione del microbioma si può modificare. Tanti infatti sono i fattori che lo influenzano e caratterizzano la sua variabilità. Oltre al tipo di parto, al tipo di allattamento e al successivo tipo di alimentazione ci sono altri fattori che influenzano la sua composizione.

L’uso di farmaci e di medicinali, primi fra tutti gli antibiotici, tendono a modificare in peggio la sua composizione. Gli antibiotici distruggono indiscriminatamente tutti i batteri presenti nel tratto intestinale, compresi anche quelli benefici, al pari di una bomba atomica. Lo stesso succede per un errato stile di vita: il fumo ad esempio, è un ulteriore fattore che modifica la composizione dei batteri.

E anche la presenza di animali domestici o meno ne determina il tipo. Questi possono provocare una regressione del microbioma, che se non è adeguato sarà causa di numerose malattie, come vedremo nel prossimo articolo.

Cosa mangiare?

Che cosa renda un microbioma sano è difficile dirlo, perché nemmeno gli scienziati lo sanno con certezza.

Quello che è certo è che il microbioma, per potersi definire efficiente, ha bisogno di:

  • uno stile di vita sano,
  • un’alimentazione corretta ed equilibrata,
  • l’introduzione di batteri che favoriscono la vita.

Se è vero che non c’è una regola uguale per tutti riguardo a cosa mangiare per avere un microbioma sano, è altrettanto vero che l’alimentazione ha un grosso ruolo nella formazione e nel mantenimento della nostra flora batterica. Il tipo di alimentazione, onnivora, vegana o vegetariana, cambia la conformazione della nostra colonia batterica. Ma non ci sono un’alimentazione sbagliata e una corretta, semmai ci sono degli alimenti da preferire e altri da evitare per non danneggiare la flora batterica.

Questa linea alimentare dev’essere il più possibile fresca naturale e biologica. Un corretto apporto di fibre, che si trovano naturalmente nella verdura, favorisce la crescita e la composizione dei batteri e la loro salute. Le verdure sono anche fonte naturale di vitamine, altro fattore che rafforza la flora batterica. Sono salutari anche i cibi fermentati, come yogurt, kefir ma anche verdure fermentate e miso. La fermentazione aiuta infatti a ristabilire il corretto equilibrio del microbioma.

Benefiche sono le spezie fresche, che riescono a regolare i batteri. Sì a cannella, rosmarino, salvia, basilico, curcuma, chiodi di garofano e tante altre.

Da evitare invece: zuccheri, grassi e farine bianche che impoveriscono il nostro microbioma e lo fanno ammalare. I cibi grassi del fast food o quelli industriali sono suoi nemici naturali e provocano malattie intestinali. All’occorrenza, quando la flora batterica è più debole o danneggiata possiamo ricorrere all’uso di probiotici e prebiotici per ripristinarla più velocemente.

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 51


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