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L’agricoltura che rigenera il terreno

Vita in Fattoria

Francesco Rosso - 04/09/2013




L’agricoltura rigenerativa è una tecnica colturale che permette di beneficiare delle proprietà della terra, senza sfruttarla o impoverirla. Ritornare a un’agricoltura naturale non ha solo benefici economici, ne ha anche dal punto di vista qualitativo.

Abbiamo chiesto a Matteo Mancini, coordinatore tecnico della ONG Deafal, qualche informazione in più su questo metodo.

Ogni anno in Italia, a causa dell'abbandono della montagna da parte dei contadini e dell'incremento della cementificazione, si riduce la superficie agricola. D’altra parte, i terreni agricoli più facilmente coltivabili diventano più poveri a causa dello sfruttamento intensivo. Cosa si può fare per recuperare lo stato di salute dei nostri terreni agricoli?

A partire dal secondo dopoguerra, con il processo di industrializzazione e tecnologizzazione dell'agricoltura conosciuto come rivoluzione verde, si è assistito ad un incremento impressionante di produttività dei terreni agricoli. Nella misura in cui si duplicavano le rese, però, i suoli venivano dilavati, erosi, demineralizzati e resi sostanzialmente sterili dal massiccio uso di irrigazione, prodotti di sintesi e da una meccanizzazione distruttiva. Il suolo è un ecosistema delicato e molto complesso, una rete di relazioni strettissime tra piante, minerali, animali e microorganismi. L'equilibrio di questo sistema viene fortemente compromesso dalle pratiche dell'agricoltura chimica e industrializzata e, per recuperarne l'efficienza e la funzionalità, bisogna agire sui tre componenti fondamentali del suolo: i minerali, la sostanza organica e la microbiologia. Per ciascuno di questi componenti abbiamo a disposizione diverse tecniche, che variano a seconda delle condizioni ecologiche dell'azienda e delle risorse locali disponibili.

Quanto tempo occorre per rigenerare un terreno impoverito?

Sono necessari parecchi anni per riportare un suolo agricolo a buoni livelli di fertilità e di vitalità biologica, ma intraprendendo un cambiamento verso l'agricoltura organica già dal secondo anno si notano miglioramenti alla struttura e porosità del terreno. Nel processo di rigenerazione del suolo è importante modificare la meccanizzazione in azienda. Nelle realtà produttive che seguiamo abbiamo relegato l'aratro alla sola rottura dei medicai, perché il rivoltamento delle zolle provoca uno sconvolgimento dell'equilibrio del suolo, e il passaggio del vomere sigilla la porosità naturale del terreno creando una suola di lavorazione. Tradizionalmente la terra viene poi affinata, seminata e infine rullata. In questo modo si creano le condizioni momentanee per la germinabilità dei semi, ma si “condanna” il terreno a plasticità e compattazione crescenti di anno in anno. La soluzione proposta dall'industria è l'impiego di trattori sempre più potenti e mezzi sempre più invasivi. Noi invece usiamo macchine poco impattanti, come ripuntatori con ancore molto sottili che lavorano il terreno solo sotterraneamente senza sollevarlo. A differenza di quello che ci insegnano nelle facoltà di agraria le macchine non migliorano mai il suolo, ma lo piegano alle esigenze momentanee della produzione agricola compromettendone però la struttura e funzionalità sul lungo termine.

Per aumentare la porosità e diminuire la plasticità del suolo usiamo molto le cover crops, specie annuali di differenti famiglie (leguminose, graminacee, brassicacee) le cui radici lavorano a profondità diverse creando le condizioni per la successiva buona affermazione delle colture produttive. Inoltre, una volta sfalciate, le cover crops restituiscono al terreno sostanza organica e minerali contribuendo alla sua rigenerazione.

Questo metodo è applicabile sia su piccola che su grande scala?

Certo, le aziende che stiamo seguendo hanno una superficie compresa tra i 2 e i 100 ettari.

Quante aziende in Italia stanno già sperimentando l'agricoltura rigenerativa?

Proprio in questi giorni Deafal sta facendo una sorta di censimento delle realtà che applicano le tecniche dell'agricoltura organica e rigenerativa. Senza contare i numerosi amatori e i non professionisti, abbiamo una quindicina di aziende che si stanno rimodulando sulle tecniche di cui stiamo parlando.

Quanto costa rigenerare il proprio terreno?

Per gli agricoltori lo sforzo maggiore è acquisire una nuova prospettiva, capire che le azioni che compio devono servire sì a darmi un reddito, ma anche a mutare uno stato di cose che se perdurasse mi porterebbe al fallimento. Per esempio, è difficile spiegare che le condizioni di salute di una coltura vanno perseguite nella ricchezza e vitalità del suolo, e non nella cura dei sintomi delle malattie con l'uso di agrofarmaci. Le aziende agricole vengono orientate ad acquistare questi veleni dei quali, oltre al danno evidente per l'ambientale e la salute umana, non si osservano mai i danni “accessori”. Infatti gli agrofarmaci intossicano e debilitano le piante e provocano squilibri pesanti nelle popolazioni di insetti, con conseguenze imprevedibili per gli anni successivi. In questo modo si reitera un meccanismo perverso che vede i contadini incapaci di affrancarsi dal pacchetto tecnologico proposto dall'industria.

Dal punto di vista economico possiamo parlare di un risparmio, più che di un costo, perché si parte dall'eliminazione di tutti i prodotti di sintesi, che nella nostra agricoltura rappresentano il 20-40% dei costi totali. Per quanto riguarda i nostri corsi di formazione, il costo non supera mai i 180 euro per i tre giorni, ma spesso riusciamo a tenere le quote più basse grazie al contributo di fondazioni e istituzioni locali.

Durante l'anno Deafal organizza dei corsi di agricoltura rigenerativa. A chi sono rivolti e cosa imparano i partecipanti?

I nostri corsi sono altamente professionalizzanti e sono rivolti a contadini, tecnici e appassionati di agricoltura. Il modulo formativo di base è di 3 giorni, un intero fine-settimana, diviso tra attività teoriche e di campo.

Nelle ore teoriche vengono affrontate le questioni generali che governano l'agricoltura moderna, come il possesso ed il commercio dei semi, i brevetti, e le dinamiche che sostanzialmente impongono l'uso dei prodotti di sintesi agli agricoltori. Durante la teoria vengono spiegati anche tutti i processi relativi alla formazione, composizione e vitalità del suolo e la relazione tra nutrizione della pianta e malattie. 

Nella pratica si realizzano invece diversi preparati per l'arricchimento biologico e minerale del suolo, la nutrizione delle piante e la difesa delle colture. Inoltre, le problematiche tecnico-agronomiche dell'azienda che ospita il corso vengono discusse e analizzate in campo dal formatore con i partecipanti, che propongono soluzioni specifiche sulla base di quanto appreso. I corsisti tornano a casa con strumenti e conoscenze da applicare da subito nella loro realtà produttiva.

Normalmente quali sono i passi che segui nel fare consulenza ad un azienda tradizionale che vuole affacciarsi all'agricoltura rigenerativa?

La consulenza inizia sempre con un'analisi economico-finanziaria dell'azienda basata sullo studio dei bilanci degli ultimi anni. Vogliamo capire come l'impresa spende i suoi soldi, e quali sono le voci di spesa più consistenti: quasi sempre ci accorgiamo che le uscite destinate all'acquisto di fertilizzanti e agrofarmaci rappresentano un valore che contribuisce fortemente a determinare la sofferenza dell'azienda. Attraverso un'intervista al proprietario cerchiamo di capire se le spese sostenute servono a garantire per lo meno produzioni soddisfacenti.

In una visita di campo raccogliamo le caratteristiche ecologiche dell'area e dati specifici sull'azienda come la topografia, l'orografia, le tecniche colturali usate e il parco macchine a disposizione. Ovviamente studiamo con attenzione i suoli, e ne preleviamo diversi campioni da sottoporre ad esame cromatografico. La cromatografia è un'analisi qualitativa del terreno che mostra, con una sorta di foto, la relazione tra sostanza organica, minerali e attività biologica di un terreno. Il risultato mostra spesso suoli compattati, demineralizzati e privi di attività vitalità; il confronto con le analisi di terreni fertili e vitali è uno shock per gli agricoltori, che si rendono conto della dannosità delle tecniche solitamente impiegate.

Tutti questi dati, combinati con un'attenta lettura delle analisi fisico-chimiche dei suoli, ci indicano la strada da seguire nel presentare all'azienda un piano di lavoro che interviene su molteplici aspetti: programmazione colturale, meccanizzazione, fertilizzazione, nutrizione e difesa delle piante, sistemazioni idrauliche. Nel corso dell'anno viene monitorato continuamente il processo produttivo con visite di campo, e il piano di lavoro viene confermato o riadattato in base alle risposte ottenute. 

Abbiamo intervistato

Deafal è una ONG milanese attiva dal 1997 nei campi della salvaguardia ambientale, della difesa della biodiversità, dell'agricoltura e della sicurezza alimentare. Ha realizzato progetti di sviluppo in diversi paesi di America Latina e Africa, e in Messico nel 2008 ha conosciuto l'agronomo, ricercatore Jairo Restrepo Rivera, coinvolgendolo nei propri progetti agricoli. Dall'esperienza messicana Deafal ha portato Jairo Restrepo in Italia, che dal 2010 svolge periodicamente corsi di agricoltura organica e rigenerativa nel nostro paese. Oltre all'attività di formazione e assistenza tecnica Deafal attualmente sta realizzando un progetto di agricoltura organica in Mozambico in collaborazione con l'ONG bolognese GVC.

Di seguito il calendario dei prossimi corsi di Deafal tenuti da Jairo Restrepo:

  • 25, 26, 27 maggio Casa di Tano, Badia Calavena (VR)
  • 31 maggio – 1, 2 giugno Ecovillaggio Tertulia, Vicchio (FI)

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 33


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Categorie: Ecologia e Localismo,Ambiente


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