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L’azienda che ha fatto storia con un amaro medicamentoso e alchemico

La storia di come la famiglia Branca sia riuscita a creare un impero basato su una ricetta segreta e del tutto naturale

Romina Rossi - 27/12/2016




Tu pensi che bene o male le aziende siano tutte uguali, ma non lo sono: ognuna si distingue per particolari che la rendono unica e che ne segnano inevitabilmente il cammino.

C’è una distilleria nel cuore di Milano, fondata nel lontano 1845, che si distingue per gli ingredienti e la ricetta, rigorosamente rimasti quelli di un tempo e ancora segreti, di un amaro che probabilmente hai bevuto più di una volta: se ti dico Branca, cosa ti viene in mente?

 

 

Una ricetta misteriosa

Come avrai capito la distilleria in questione è proprio quella dei fratelli Giuseppe, Luigi e Stefano Branca, fondata dal loro padre, Bernardino, in un periodo in cui Milano era scossa da giornate tumultuose, che però è passata indenne ai nodi storici e che ancora oggi è interamente guidata dalla famiglia e in attività.

La fortuna per i Branca e la loro azienda è legata a doppio filo alla ricetta di un amaro che ha come ingredienti ben 40 piante, radici, erbe, legni e spezie (fra cui la china, l’Aloe ferox, la mirra, l’achillea, la cannella, la camomilla, il rabarbaro, la radice di colombo, lo zafferano e la scorza d’arancio) provenienti da tutto il mondo.

Ma se anche gli ingredienti sono noti, tutta la vicenda legata a questo amaro è costellata da misteri.

Il primo è la provenienza della ricetta: secondo la leggenda, Bernardino l’avrebbe acquistata da alcuni monaci alchimisti, che sicuramente dovevano essere anche esperti erboristi con una conoscenza approfondita delle piante e del loro fitocomplesso, al punto che l’elisir che se ne ricava aveva proprietà medicamentose, come scoprirai fra poco.

Il secondo mistero, che si cela dietro a questo amaro, è la lavorazione degli ingredienti: le modalità, i tempi di estrazione e le temperature di lavorazione di ogni pianta restano un segreto custodito dalla famiglia. Si sa solo che ogni pianta viene messa in infusione in maniera differenziata prima di essere messe a macerare tutte insieme.

E ancora oggi ben 5 degli ingredienti sono pesati e miscelati da un membro della famiglia a porte chiuse e lontano da sguardi “indiscreti”.

Fatto ciò, ogni pianta viene messa in infusione in maniera differenziata e poi mescolata con le altre nell’alcol. Per questa operazione un tempo si usava il fer, un ferro rovente dal quale doveva uscire un liquido perfettamente net, pulito. Ed ecco spiegato da dove deriva il nome di questo liquore speciale!

Un amaro medicinale

E speciale questo liquore lo è davvero: quando i fratelli Branca lo lanciarono sul mercato, lo presentarono come “pout pourri anticolerico” avendone dimostrato l’efficacia fra i 300 operai che all’epoca vivevano negli alloggi all’interno dello stabilimento in zona Porta Nuova.

Nell’anno dell’apertura della distilleria, infatti, si diffuse una terribile epidemia di colera. L’elisir – che all’epoca aveva un ben più alto grado alcolico – fu utilizzato come anticolerico e si dimostrò in grado di far passare la sete e la febbre e stimolare l’appetito.

Scampato il pericolo dell’epidemia, la distilleria riprese a lavorare sulla produzione del liquore che venne, quindi, presentato come amaro medicinale, tanto che, parecchi anni dopo era somministrato ai soldati nelle trincee della Grande guerra come tonico.

Negli Stati Uniti, invece, era l’unico liquore di libera vendita durante l’epoca del proibizionismo, dato che era un medicinale venduto nelle farmacie.

Espansione in tutto il mondo

Sebbene oggi la distilleria conti solo 40 dipendenti, la Fratelli Branca ha visto la propria espansione anche in altri Paesi europei e non.

La via dell’internalizzazione iniziò negli anni Trenta, quando la famiglia decise di costruire fabbriche in Europa e nelle Americhe, per promuovere la vendita dei propri prodotti.

È talmente famosa e prolifica questa distilleria che una parte dell’elegante e sobrio edificio di inizio Novecento, in cui ancora oggi vi è la sede, è stato adibito a museo in cui sono esposti premi, medaglie, cartelloni pubblicitari, macchinari e strumenti di lavoro fra cui anche la botte costruita qui nel 1892 e che, con la sua capienza di 800 hl, resta la più grande d’Europa.

Sono questi gli ingredienti, quindi, che fanno di questa distilleria una delle aziende più blasonate e brillanti del made in Italy, il cui motto rimane ancora “innovare serbando”, cioè conservare la tradizione del passato per percorrere il futuro con più nuovi prodotti.

E a te lettore, che sei arrivato fino in fondo a questo articolo, non mi resta che ricordati di bere responsabilmente!

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 47


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Categorie: Ecologia e Localismo,Alimentazione e salute







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