La metropoli galleggiante
Marco Cedolin - 05/05/2008
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La Indipendence of the seas, transatlantico di lusso della compagnia Royal Caribbean International campeggiava in questi giorni sul sito web di Repubblica in un articolo a sfondo promozionale che in occasione del suo varo la definiva “Regina dei mari” e ne lodava le qualità e le dimensioni che la rendono il vascello più grande del mondo con 160.000 tonnellate di stazza e una lunghezza di 339 metri superiore all’altezza della Torre Eiffel.
La passione per le crociere nell’ultimo decennio sembra stia continuando ad aumentare in maniera esponenziale. Secondo i dati diffusi dalla Ocean Shipping consultants, una società di ricerca indipendente con sede in Gran Bretagna, nel solo anno 2005 oltre 13 milioni di persone nel mondo (9,2 milioni nordamericani e 3,2 milioni europei) hanno scelto la crociera come “meta” della propria vacanza. Le previsioni per il futuro, incuranti della carestia energetica che sembra prospettarsi a breve termine, appaiono se possibile ancora più rosee e gli esperti del settore ritengono si arriverà alla cifra di 20 milioni di croceristi/anno entro il 2015. A fronte di risultati così positivi tutti i maggiori armatori mondiali stanno attrezzandosi per rispondere alla crescita della domanda attraverso il varo di nuove navi che siano in grado d’interpretare sempre meglio i desideri di coloro che si rendono protagonisti di una vera e propria sorta di colonizzazione delle distese marine.
La Indipendence of the seas, raccontata su Repubblica in ogni minimo dettaglio, sembra essere attrezzata al meglio per rispondere alle esigenze della clientela, anche quando si tratta di quella più raffinata e snob.
Ospiterà una “popolazione” di 5.000 persone, un teatro con 1.350 posti adatto anche a spettacoli sul ghiaccio, disporrà di una sua 5th Avenue e di una via Condotti dove praticare in tutta libertà lo shopping compulsivo e sarà priva delle periferie e dei quartieri malfamati che “ammorbano” le metropoli della terraferma. Avrà un centro fitness con 126 diverse macchine, una piscina per il surf dove oltre 130.000 litri d'acqua al minuto si sposteranno alla velocità di 30 chilometri l'ora per simulare l'effetto-onda e favorire le "cavalcate" in piedi sulle tavole, 11 diversi percorsi di arrampicata sulla palestra di rocca alta 13 metri che svetta sull'oceano, la pista di pattinaggio, le piscine riscaldate, il parco acquatico per bambini.
La sua costruzione ha consumato 350.000 lastre d'acciaio, 523 chilometri di profilati d'acciaio, 1623 chilometri di cordone per saldatura, 504.000 litri di vernice, 3540 chilometri di cavi elettrici, 161 chilometri di tubi, 5800 metri quadrati di vetrate. Consuma ogni giorno 1400 tonnellate di acqua (580 delle quali per le sole piscine) e 35 tonnellate di cubetti di ghiaccio per i drink degli ospiti. La potenza dei suoi motori basterebbe ad alimentare una città di 200.000 abitanti e nei suoi ristoranti verranno serviti ogni giorno tanti pasti di lusso quanti in una grande città come Torino.
Misure da record, consumi da record, sprechi da record e proprio nello spreco elevato a virtù e nel gigantismo strutturale vissuto come elemento di esclusività si possono leggere le chiavi del successo di un tipo di vacanza considerato sempre più “snob” in un momento in cui la scarsità delle fonti energetiche e delle risorse idriche sta imponendo a tutti i “comuni mortali” maggiore sobrietà. Una esperienza di vacanza tanto energivora e incurante dell’ambiente quanto elitaria e gratificante proprio perché il crocerista è consapevole di potersi permettere questo genere di atteggiamento.
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Categorie: Economia delle Grandi Opere
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