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La promessa nucleare

Marco Cedolin - 05/11/2008

Fonte: Il Corrosivo




Silvio Berlusconi ha recentemente ribadito che in primavera verrà presentato un nuovo Piano Energetico Nazionale all’interno del quale troverà spazio il rilancio dell’energia nucleare, da ottenere attraverso la costruzione di nuove centrali atomiche in Italia. La volontà del governo di sdoganare l’atomo dalla soffitta in cui giace da vent’anni si evince anche dal testo della legge finanziaria di prossima approvazione dove si attribuisce una delega al governo per l’emanazione entro il 2008 di uno o più decreti legislativi concernenti l’individuazione dei criteri per localizzare le nuove centrali nucleari e stabilire le misure compensative minime da corrispondere alle popolazioni interessate. Claudio Scajola e altri ministri non hanno in questi ultimi mesi fatto mistero riguardo alle mire nucleariste dell’esecutivo che sembra intenzionato ad avviare una nuova stagione nucleare, ritenendo in tutta evidenza carta straccia il veto nei confronti dell’atomo sancito dal referendum del 1987.

Alla luce dell'indirizzo che il governo intende perseguire per il futuro in ambito energetico occorre sottolineare come la scelta nucleare, oltre che scarsamente democratica dal momento che scavalca in maniera sprezzante la volontà espressa a suo tempo dai cittadini italiani, non si manifesta in grado di rendersi interprete di alcuna velleità di miglioramento per quanto concerne la produzione di energia del nostro Paese, per tutta una serie di motivi che balzano all’occhio non appena si analizza in maniera oggettiva la questione.

Nessuno fino ad oggi è mai stato in grado di calcolare il reale costo economico di 1 KWH prodotto da una centrale nucleare, dal momento che non sono stati fino ad ora individuati sistemi credibili
attraverso i quali smaltire le scorie radioattive e pertanto neppure quantificati i costi relativi ad un corretto smaltimento. Chi afferma che l’energia ottenuta con il nucleare risulta economicamente più vantaggiosa rispetto a quella derivante da altre fonti mente sapendo di mentire, dal momento che valuta il costo dell’energia prodotta tramite l’atomo senza inserire nel computo il costo derivante dallo smaltimento delle scorie, semplicemente fingendo che esse non esistano. Mentre le 439 centrali nucleari che attualmente operano nel mondo ne producono ogni anno oltre 10.000 tonnellate ed una sola centrale nucleare al momento del suo smantellamento produce una quantità di scorie di tre volte superiore a quelle generate nei 40 anni della sua attività.
L’uranio che costituisce il combustibile indispensabile per alimentare le centrali nucleari è una risorsa non rinnovabile destinata ad esaurirsi nel prossimo futuro alla stessa stregua del petrolio e del gas.
L’importanza del nucleare a livello mondiale è assai più scarsa di quanto molti non vogliano far credere, dal momento che copre meno del 7% dei consumi energetici mondiali, una quota uguale a quella coperta dal solare fotovoltaico che però a differenza del nucleare sta incrementando il proprio peso del 40% l’anno.
La maggior parte dei Paesi altamente sviluppati hanno smesso da tempo d’investire nel nucleare e non sostituiranno le proprie centrali quando nei prossimi anni verranno smantellate. Gli Stati Uniti non costruiscono centrali nucleari dal 1978 ed hanno in progetto un solo reattore nucleare nonostante alcuni impianti siano ormai prossimi alla fine del proprio ciclo di vita. La Germania ed il Regno Unito non hanno in progetto la costruzione di alcuna centrale nucleare, nonostante molte di quelle esistenti siano prossime alla chiusura e così la Spagna, la Svezia, la Svizzera, il Belgio, l’Olanda e la Slovenia.
Il costo di una centrale nucleare di nuova generazione è enorme, quantificabile intorno ai 4 miliardi di euro e il tempo necessario per la costruzione e messa in funzione dell’impianto risulta di circa 20 anni.
La tecnologia nucleare presenta elementi di estrema pericolosità tanto per la salute umana quanto per l’integrità dell’ambiente nel quale viviamo. Al pericolo conseguente alle fughe radioattive, di cui Chernobyl rappresenta l’esempio più eclatante, si somma quello molto più consistente determinato dalle scorie nucleari, parte delle quali saranno destinate a mantenere la propria ferale pericolosità per periodi di tempo nell’ordine delle centinaia di migliaia di anni (fino a 250.000 anni) senza che esista neppure in prospettiva la possibilità di renderle inerti o metterle in sicurezza.

Proprio alla luce di queste  e di molte altre evidenze risulta difficile condividere la scelta di ritornare all’atomo prospettata dal governo. Mettere in cantiere, come annunciato da Berlusconi, il progetto di una nuova stagione nucleare da realizzarsi attraverso la costruzione di quelle centrali atomiche che la maggior parte dei Paesi sviluppati si appresta a smantellare, non sembra davvero una buona idea, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello sanitario ed ambientale.
Prima di “sognare” il rilancio nucleare, Berlusconi farebbe certo meglio a ragguagliarci sul destino delle centrali atomiche attualmente esistenti in Italia che al momento sono state smantellate solamente nella misura dell’8% e sulla maniera in cui intende stoccare le scorie nucleari prodotte durante il periodo di attività delle centrali, larga parte delle quali attualmente si trovano all’estero dove vengono sottoposte a riprocessamento e torneranno dalla Gran Bretagna nel 2017 e dalla Francia nel 2025, senza che attualmente sia ancora stato deciso dove collocarle in maniera definitiva. Tutte operazioni che ci sono già costate svariati miliardi di euro ed altri ne costeranno, sottratti dalle tasche dei consumatori sotto forma di addizionali alla bolletta dell’Enel. Proprio quella bolletta dell’Enel “così costosa” che i nuclearisti prendono a pretesto per giustificare la scelta di un ritorno all’atomo.

 

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Categorie: Politica e Informazione,Economia delle Grandi Opere








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