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Quando l’intestino non sta bene

Si sviluppano le malattie e la mente viene influenzata negativamente

La Redazione - 23/12/2017




Se paragoniamo il nostro corpo a una delicata macchina ricca di complessi ingranaggi, dove pensi che sia il motore che permette alla macchina di funzionare, di verificare che tutti gli ingranaggi funzionino e non ci lascino a piedi?

Nel cervello, si diceva fino a qualche tempo fa. Ma la risposta è esatta solo in parte.

Oggi infatti il ruolo dell’intestino è sempre più preponderante nel mantenimento della salute della nostra macchina. Tanto che è chiamato sistema nervoso enterico, dotato di un proprio cervello e di recettori nervosi.

Quando questo secondo cervello non è in equilibrio, è indebolito o alterato, si può verificare un’ampia varietà di patologie, dalle infiammazioni dell’apparato digerente, alla diarrea, fino al cancro. E può perfino influenzare negativamente il cervello cerebrale, scatenando malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer.

Il campanello di allarme: la disbiosi Come facciamo a capire quando l’intestino, o meglio, il microbioma non è in salute? Noi veniamo in continuo contatto con i batteri, li ingeriamo con l’alimentazione, l’acqua e l’aria.

Se questi arrivano al microbioma intatto e sano, vengono integrati ed eliminati con le feci e le urine.

Se invece la composizione della flora batterica non è ottimale, i batteri patogeni invadono il "campo di gioco" e cambiano radicalmente la formazione della squadra dei microbi. Un primo campanello d’allarme di quest’alterazione è la disbiosi.

Questa condizione patologica si sviluppa quando la composizione del microbioma perde il proprio equilibrio e si verifica una sproporzione fra i vari ceppi batterici.

A seconda del caso si creano putrefazioni o fermentazioni anomale che causano infiammazione intestinale in primis, seguita da un’infiammazione più generalizzata, con indebolimento del sistema immunitario.

La disbiosi intestinale è di tre tipi:

• fermentativa: si sviluppa quando la flora batterica è composta in gran parte da batteri saccaroliti (Lactobacilli, Eubatteri e Batteroidi). Sono quelli che si moltiplicano quando l’alimentazione è in gran parte basata sul consumo di zuccheri, amidi e un quantitativo eccessivo di frutta e verdura. Si manifesta con gonfiore addominale, diarrea o feci sfatte e dolore addominale;

• putrefattiva: in questo caso la flora batterica predominante è di tipo proteolitico (fra cui Enterococchi ed Escherichia). Questi batteri si moltiplicano quando l’alimentazione è più ricca di proteine rispetto ai carboidrati. Si manifesta con stitichezza, meteorismo maleodorante, sonnolenza post-prandiale;

•da funghi: si tratta in realtà di una variante della disbiosi fermentativa, che crea un eccesso di acidificazione e aumento di anidride carbonica, così che cominciano a predominare i batteri saccaromiceti come la Candida.

I sintomi associati sono prurito anale, alvo alternato e astenia cronica. Le malattie dell’intestino legate alla disbiosi Se non curata in tempo la disbiosi provoca nell’immediato altre malattie che interessano il tratto intestinale.

Le principali sono:

•la SIBO o sindrome da proliferazione batterica intestinale: condizione che si verifica quando l’intestino tenue viene invaso da un’eccessiva proliferazione di batteri anaerobi. Questo tratto, generalmente, contiene poche specie di batteri aerobi (non oltre i 10.000 per millilitro di contenuto liquido contro il miliardo che si trova nel crasso). L’eccessiva proliferazione provoca la sindrome da malassorbimento: i cibi sono digeriti poco e male e ciò impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti (comprese anche le vitamine del gruppo A, B e D). A livello fisico questa condizione si manifesta con: flatulenza, diarrea, meteorismo, reflusso acido, dolori articolari e muscolari, perdita di peso;

•la sindrome della permeabilità intestinale: conosciuta anche come Leaky Gut Sindrome, si manifesta quando la Sibo e la disbiosi provocano un’infiammazione tale da causare la rottura del muco intestinale. La parete intestinale è infatti ricoperta da uno strato di muco protettivo, il cui scopo è far sì che le sostanze che transitano in questo tratto non raggiungano il sangue o altri distretti. Questo strato di muco è formato da cellule coese fra loro a formare una vera e propria barriera. La continua infiammazione riduce lo strato e apre delle fessure fra le varie cellule. La parete intestinale diventa permeabile e le sostanze non ancora digerite possono entrare nel flusso sanguigno infettando ciò che trovano;

•l’aumento dell’infiammazione e le intolleranze: la compresenza di microbioma debole, disbiosi e sindrome della permeabilità intestinale ha anche un altro effetto nocivo per la salute.

In tale condizione aumenta la produzione di ammine, proteine che derivano dalla degradazione degli amminoacidi da parte dei batteri. I prodotti di questa degradazione comprendono la cadaverina, la putrescina, la spermidina e l’istamina, che provocano un’intossicazione generale o tossiemia metabolica. Il sistema immunitario considera queste proteine dei veri e propri batteri patogeni: tenta di eliminarli attivando la risposta immunitaria attraverso i linfociti Th2.

Con un alto tasso di istamina e anticorpi Ige nel sangue, il sistema immunitario rimane costantemente attivo, tanto da intervenire non appena il nemico si ripresenta, con lo scopo di evitare nuove invasioni.

Per far ciò le cellule immunitarie escono dal distretto intestinale e si riversano negli altri organi attraverso la circolazione. Dovendo sempre stare all’erta, il sistema immunitario a volte non riconosce i batteri amici, contro cui scatena i propri anticorpi. Da qui l’insorgenza di malattie autoimmuni (psoriasi, artrite reumatoide, celiachia, malattie infiammatorie intestinali), intolleranze e allergie, ma anche eczemi, cefalee, fibromilagia, dolori alle articolazioni e alla schiena e cancro di vari tipi.

La stretta comunicazione fra intestino e cervello Il cervello e l’intestino comunicano costantemente fra loro tramite ormoni, molecole segnalatrici di cellule immunitarie, metaboliti e nervi sensoriali.

E si scambiano talmente tante informazioni da sapere sempre cosa fa l’altro e da influenzarsi a vicenda. L’umore può avere un’influenza sulla salute della pancia, ma è vero anche che una malattia della pancia può produrre un disturbo dell’umore.

I batteri che abbiamo nell’intestino possono influenzare in modo significativo la salute della nostra testa. Se per esempio siamo tesi per un esame o qualcosa di importante, lo stomaco si chiude; se siamo tristi tendiamo a cercare consolazione nei dolci.

Allo stesso modo, se siamo costipati, il nostro umore non è certo dei migliori. Ciò si verifica perché i nostri sentimenti sono intrinsecamente legati a ciò che mangiamo, in base a cui si generano sensazioni di sazietà o benessere dopo un pasto, ma anche di nausea o disagio.

Il cervello le registra tutte, riesaminandole quando si tratta di prendere una decisione. L’intestino influenza quindi anche le persone con cui scegliamo di trascorrere il tempo, o le decisioni che dobbiamo prendere.

Con l’alimentazione determiniamo ciò che sentiamo: la gioia e il dolore, ma anche le paure e la pace. Se in questa comunicazione sana viene a mancare qualcosa, ci sentiamo indeboliti, infelici oppure non ci sentiamo in grado di vivere il nostro potenziale. Le molecole indispensabili al funzionamento del cervello vengono sintetizzate nell’intestino: fra queste vi è la serotonina – prodotta per il 95% dalle cellule intestinali per dare avvio all’attività digestiva – la cui carenza provoca la depressione.

Se l’intestino è infiammato, la serotonina viene prodotta in eccesso, ma allo stesso tempo il cervello produce un enzima che la demolisce per calmare l’infiammazione, creando un deficit che si ripercuote sul cervello stesso.

Se la comunicazione fra i due cervelli subisce dei disturbi, la conseguenza sono le malattie cerebrali. Recentemente è stato scoperto che i batteri intestinali in condizioni normali producono sostanze protettive per le cellule nervose, fra cui l’acido indol-3-proprionico, un derivato del triptofano, che protegge le cellule nervose dal deposito di amiloidi. Quando questi ultimi si accumulano fra le cellule, bloccano la trasmissione di informazioni fra le cellule nervose, provocando la loro morte. Questa condizione è fra le cause fisiche del morbo di Alzeheimer.

Anche per il Parkinson la causa scatenante sarebbe da ricercare nell’intestino: prima ancora di manifestarsi nel cervello, i cambiamenti degenerativi (tremore, movimenti rallentati, postura irrigidita…) si manifestano nell’intestino, dove il tasso infiammatorio è più elevato.

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 51


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