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Riconnettersi coi defunti e guarire

Una nuova terapia rivoluzionaria permette di sconfiggere il dolore della perdita dei propri cari

Andrea Leone - 29/01/2013




Il dottor Al Botkin, laureatosi in psicologia(comportamentista cognitivista), per vent'anni si è specializzato nella cura dei veterani di guerra che soffrivano di disordine da stress post-traumatico. Per anni ha usato la tecnica E.M.D.R., la tecnica psicoterapeutica concepita nel 1989 dalla dottoressa americana Francine Shapiro. L’acronimo E.M.D.R. significa “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari” La tecnica consiste nell’individuare alcuni ricordi o immagini disturbanti, su cui viene effettuato un lavoro di rielaborazione seguendo un preciso protocollo che prevede una cosiddetta “stimolazione bilaterale”, che può consistere in un movimento delle dita da seguire con gli occhi. I risultati ottenuti sono ormai ampiamente accettati dalla comunità scientifica internazionale e dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. In Italia viene utilizzata in molte Aziende Sanitarie Locali, Ospedali e centri privati (per maggiori informazioni: www.emdritalia.it).

Nel suo ultimo libro Induced after death comunication, di prossima pubblicazione anche in italiano, Botkin racconta come, dopo avere utilizzato la tecnica E.M.D.R. per molti anni, casualmente, mentre aveva in cura pazienti reduci dalla guerra in Vietnam, abbia indotto in loro una esperienza di riconnessione con persone defunte. Tale esperienza ha cambiato per sempre il suo paradigma ideologico e, a livello personale, il suo modo di affrontare la vita. (Quando ho avuto l’occasione di intervistarlo, il dottor Botkin ha commentato che molti colleghi che utilizzano la E.M.D.R. hanno pazienti che a volte riportano un incontro con qualche defunto ma non sanno bene come gestire la questione.) Immancabilmente quanto inspiegabilmente i pazienti uscivano da questo contatto, indotto ma involontario, totalmente “guariti” dal trauma emotivo, non importa quanto grave e cronico fosse. Ad oggi, mi dice Botkin, il 100% dei pazienti che hanno percepito di aver vissuto tale esperienza lo hanno fatto “in modo naturale, positivo, gioioso e ampiamente risolutivo dal punto di vista terapeutico”.

La tecnica messa a punto da Botkin, denominata “Comunicazione Post-Mortem Indotta” (IADC), è molto semplice: con l’aiuto di uno psicoterapeuta il paziente entra in contatto con una persona defunta in pochi istanti, in perfetto stato di coscienza attraverso una particolare versione della tecnica E.M.D.R. (“core-focused E.M.D.R.”). Al termine di questa esperienza naturale e positiva, il paziente è profondamente trasformato e guarito. In pochi anni questa nuova terapia del dolore ha prodotto risultati clinici inconfutabili, sorprendenti, in una sola sessione e su numeri importanti di pazienti (più di 3000!). I risultati ottenuti sono talmente sorprendenti che oggi tre università americane sono coinvolte nello studio di tale scoperta.

Allucinazione o realtà spirituale

In quanto psicologo, Botkin – e con lui decine di professionisti da lui formati e che stanno usando questa tecnica – non si pronuncia sulla realtà o meno di tale esperienza.

Quello che è certo è il risultato terapeutico. Il resto sono speculazioni, che non sono ritenute essenziali per il paziente. Botkin vuole lasciare il paziente libero di credere quel che vuole. Ormai le migliaia di casi ben documentati dimostrano che le IADC accadono indipendentemente dal credo religioso e dal grado di istruzione della persona che si sottopone a tale tecnica. Sembra semplicemente che si risvegli una capacità naturale innata e comune a tutti. Tuttavia, il dottor Botkin precisa che questa tecnica: “Funziona solo nel 75% dei casi, perché le persone che non riescono a far tacere il frastuono della mente (chiamata in gergo tecnico la scimmia della mente) ostacolano il processo terapeutico che richiede uno stato mentale ed emotivo ricettivo”.

Se ha ragione lui da una prospettiva spirituale e scientifica la cosa è sorprendente. “Non tanto nel contenuto di tali esperienze perché sono del tutto analoghe, sottolinea lo psicologo, alle comuni esperienze di premorte”. Queste ultime però accadono in modo imprevedibile e quindi sono difficili da investigare in condizioni di laboratorio. Invece le IADC sono esperienze indotte e quindi riproducibili, che potrebbero avere un impatto sulla nostra cultura occidentale e sulla nostra visione materialistica e riduzionista provocate proprio dalla facilità, semplicità e ripetibilità con cui ci si può sottoporre a questa esperienza senza apparenti controindicazioni. Almeno così le osservazioni e i follow up clinici sembrano dimostrare.

Chi volesse approfondire l’argomento o ricevere una sessione di IADC può contattare lo IONS TORINO: ions.torino@gmail.com.

Andrea Leone (co-fondatore della Associazione IONS TORINO – www.ionstorino.org)

 

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Categorie: Crescita Personale


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