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Wwoofing: non chiamatela vacanza

Un’esperienza di vita e di lavoro in fattoria in cambio di vitto e alloggio per imparare i saperi contadini

Marianna Gualazzi - 08/07/2016




Quando risento al telefono Claudio Pozzi, presidente dell’associazione Wwoof Italia, sono passati tre anni dalla nostra ultima chiacchierata (si veda l’articolo apparso su ViviConsapevole n. 33), ma il messaggio che Claudio mi chiede che io faccia passare con il mio nuovo articolo sul wwoofing è sempre lo stesso: che non la si chiami vacanza o lavoro! Per cui alla larga perditempo e persone che credono di trovare o offrire un letto comodo e un buon pasto rustico in cambio di una spazzata all’aia della fattoria perché il wwoofing è molto di più.

E Claudio me lo chiarisce bene: «Fare un’esperienza di vita in fattoria come wwoofer, così come diventare un’azienda ospitante (host), richiede di aderire prima di tutto a un progetto culturale e sociale forte, che vuole rivalorizzare la cultura contadina, promuovere la sostenibilità, la difesa del suolo e del territorio. La nostra associazione lavora moltissimo anche sulla formazione, perché crediamo che solo con la diffusione del sapere si possa dare nuovo stimolo a progetti concreti di sostenibilità locale e globale».

Insomma: wwoof.it non è uno dei tanti siti di scambio lavoro o soggiorni in Italia e all’estero, non si tratta di un servizio online. Tant’è che spesso un’esperienza da wwoofer ti cambia la vita e ti porta a compiere delle scelte che mai ti saresti aspettato. Come è accaduto a Maria Josè e a Mauro.

Maria Josè: wwoofer per caso, host per passione

Maria Josè mi scrive via mail che la posso chiamare sul fisso, ma che se poi viene qualcuno in fattoria per comprare il formaggio dovrà interrompere la conversazione: «Alla Fattoria Gioia cerchiamo di vivere e svolgere la nostra attività produttiva sulle colline teramane, nonostante le difficoltà legate all’abbandono del territorio e delle infrastrutture stradali.

Alleviamo 60 capre camosciate, 3 mucche jersey, 4 maiali neri e 20 famiglie di api. Produciamo formaggi caprini e misti, a latte crudo, miele e olio extravergine d’oliva, che vendiamo ai mercati contadini di Teramo e l’Aquila. Per il nostro autoconsumo, coltiviamo grani antichi e facciamo l’orto sinergico.

Abbiamo creato, insieme ad altre famiglie, il Gas Rurale Teramano, dove vendiamo e scambiamo i nostri prodotti, e forniamo pure altri GAS, che sono stati anche i nostri sostenitori nel momento di grande difficoltà che abbiamo vissuto la scorsa primavera. Facciamo inoltre lezioni di Tai Chi in fattoria». Maria mi racconta che ha fatto la sua prima esperienza come wwoofer circa 18 anni fa: «Al tempo vivevo in Francia e lavoravo come insegnante di spagnolo. Volevo approfondire la conoscenza delle altre lingue che avevo studiato, ovvero l’inglese e l’italiano e stavo cercando un modo per soggiornare in Inghilterra e in Italia. Per caso, leggendo un depliant, sono venuta a conoscenza del wwoofing e sono partita, anche se non avevo mai avuto nulla a che fare con la campagna. La prima esperienza l’ho fatta in Galles, la seconda qui in Italia, proprio nella fattoria in cui ancor oggi mi trovo e che mando avanti con mio marito: ho spostato il mio host!».

Oggi Maria ospita ogni anno circa 15-20 wwoofer provenienti da tutto il mondo: si tratta per la maggior parte di giovani che spesso partono per questa esperienza senza una precisa idea di quello che andranno a fare, proprio come aveva fatto lei, ma con la disponibilità e la curiosità di imparare e lasciarsi coinvolgere. «Credo che conoscere questi giovani che vogliono fare un’esperienza di vita lontana dalle dinamiche del consumismo sia un bell’esempio anche per i miei figli – continua Maria.

Molti dei ragazzi che ospitiamo sono più vicini a loro che a me e mio marito a livello anagrafico e diventano una sorta di fratelli maggiori con cui condividere una parte di vita e di esperienze. Non so per quanti di loro l’esperienza del wwoofing possa diventare un cambiamento radicale come lo è stato per me: personalmente non avevo mai pensato di andare a vivere in campagna, di svolgere un lavoro contadino, ma è accaduto. La dimensione della campagna mi è diventata presto naturale, anche se ho sempre mantenuto contatti con la città perché ancor oggi lavoro in parte come traduttrice e interprete».

Mauro: dall’università alla campagna, solo andata

Quando telefono a Mauro sento un strano sottofondo di campanelli e belati: «Abbi pazienza, sto mettendo dentro le capre. Al momento ne ho solo cinque, ma ne vorrei prendere di più per avviare una produzione di formaggio. Vediamo quello che riesco a fare». Mauro ha 28 anni e da due si è stabilito con la sua compagna Stefania in uno dei poderi della Vesima, ultima valle affacciata sul mare e rimasta rurale del comune di Genova. La loro sfida è quella di far rinascere il podere e raggiungere, in un futuro prossimo, una modesta autosufficienza e un piccolo reddito.

«La valle è abitata da altre tre aziende, di cui due che fanno parte del wwoof – racconta Mauro – con le quali collaboriamo per vari progetti e cooperazione. Per ora la situazione è ancora precaria: stiamo concentrando le nostre forze principalmente nella ristrutturazione di una parte della casa e nella pulizia della zone limitrofe del bosco. Mi sono avvicinato al wwoofing ai tempi dell’università: frequentavo il corso di laurea in Geografia e presto ho capito che una volta terminati gli studi non avrei avuto le prospettive inizialmente immaginate.

La vita in campagna mi aveva sempre attirato e volevo conoscerne i saperi. La prima volta come wwoofer è stato in un’azienda in Piemonte che aveva anche tanti animali. C’era tantissimo lavoro da fare e tantissime cosa da imparare. Sono rimasto affascinato da quel mondo e da lì ho deciso di partire per un tour di due anni in giro per l’Italia in bicicletta, in cui, come wwoofer, ho visitato quelle realtà agricole in cui erano disponibili i saperi che mi interessava imparare. È stato un po’ come farsi il piano di studi in fattoria. Nel frattempo mi sono laureato e alla fine di questo percorso mi è apparso molto chiaro quello che volevo: la vita contadina mi ha conquistato e ho deciso che sarebbe stato il mio percorso. E ho affittato il podere qui in Liguria. L’idea di tornare a fare vita di città non mi tenta: le poche volte in cui vado a Genova, non più di un paio al mese, rimango sconvolto dal traffico e dai ritmi caotici. In fattoria il tempo scorre in maniera più umana e ho l’opportunità di fare il lavoro che mi appassiona.

Da quando ho la mia attività in proprio sono anche diventato host e ogni anno accolgo 10-15 wwoofer provenienti da tutte le parti del mondo. Sono ragazzi giovani e tra loro ci sono molto americani che vogliono scoprire le meraviglie dell’Italia rurale, stanchi dei percorsi turistici da cartolina. La cosa che li affascina di più è la nostra cultura gastronomica: vedere come si fa il formaggio, gustare una semplice pasta con i porri, preparare il pane è per queste persone un’esperienza fuori dal comune, che sembra toccarli profondamente ».

Wwoofing & formazione

Dall’emergenza frana al corso di formazione in ingegneria naturalistica

Nella primavera del 2015 la contrada Valviano, di Cellino Attanasio (TE) è stata colpita da una situazione straordinaria di maltempo che ha fatto franare in diversi punti la strada di accesso alla fattoria Gioia e ad altre fattorie della contrada/ zona.. La famiglia di Maria Josè è rimasta parzialmente isolata per oltre 21 giorni e senza acqua né elettricità per una settimana. «È stata dura.

Abbiamo avuto paura, tanta paura – racconta Maria. Abbiamo tenuto duro grazie alla straordinaria rete di solidarietà che si è creata soprattutto fra i diversi GAS abbruzzesi. Dobbiamo anche ringraziare i volontari del WWOOF Italia (www.wwoof.it) che sono venuti a piedi in quel periodo per darci una mano, e tanto coraggio. Dopo un primo intervento di emergenza, c’era però ancora il divieto di circolazione, tranne per residenti, e comunque quando pioveva, la strada continuava a franare.

Visto che le istituzioni non ce l’hanno fatta a intervenire su questa strada, comunale, abbiamo deciso di organizzarci da soli». Maria e Maurizio, con il sostegno di Banca Etica, hanno organizzato un crowdfunding

(www.produzionidalbasso.com/project/agroecologia-e-resilienza-come-custodire-il-territorio/).

Con il denaro raccolto, e in collaborazione con l’Associazione Italiana Per l’Ingegneria Naturalistica (www.aipin.it) è stato organizzato un primo corso a fine 2015, sia per i contadini della zona che per gli addetti ai lavori, su come migliorare la gestione delle acque/la manutenzione del territorio rurale. Vista la partecipazione al primo corso ne è stato organizzato un secondo ad aprile 2016, anche questo con il sostegno del wwoof: il corso è stato inserito nel calendario di eventi organizzati nel contesto dell’Anno Internazionale dei Suoli 2015, promosso dalle Nazioni Unite e fortemente sostenuto dalla FAO. Sempre con il denaro raccolto c’è il progetto di acquistare uno scavatore per uso comune realizzare altri interventi di prevenzione nella zona.

Per approfondimenti

http://www.rete8.it/cronaca/123teramo-lagricoltura-per-la-sicurezza-del-territorio/

https://www.youtube.com/channel/UChPybPnh-_VIWs2pUIy9YzA

https://www.facebook.com/Fattoria-Gioia-979159855447746/

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 45


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Categorie: Ecologia e Localismo,Ambiente


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