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Il perdono ti cambia la vita

Il rivoluzionario metodo del perdono in 7 passi per imparare a vivere meglio

Romina Rossi - 17/03/2014




Daniel Lumera, autore de "I 7 passi del perdono", ha condotto uno studio olistico sul perdono mettendo in evidenza come esso sia in grado di migliorare la nostra esistenza sotto più punti di vista.

 

Daniel, che cos’è il perdono?

Il perdono è la capacità della nostra coscienza di riconquistare uno stato unitario di piena realizzazione. È un processo che accompagna l’essere umano attraverso l’abilità di liberarsi dalla sofferenza, di guarire profondamente le ferite della propria anima e di realizzarsi.

È sia un processo che uno strumento molto potente in grado di guarire qualsiasi ferita, fisica o psichica che sia.

 

Di solito si pensa al perdono in chiave religiosa. Tu lo affronti dal punto di vista olistico. Qual è la differenza?

C’è una differenza sostanziale: finora il perdono è stato studiato solo in determinati contesti, soprattutto in chiave religiosa. Io penso invece che il perdono sia uno strumento olistico che agisce su 7 piani differenti di azione.

Il primo di questi piani è quello fisico: è stato dimostrato che il processo del perdono agisce, fra gli altri, sul sistema immunitario, cardiovascolare, nervoso centrale; sul piano vitale libera i blocchi energetici e influenza i processi di rigenerazione dell’energia vitale rendendola più fluida.

Sul piano emozionale il perdono è in grado di regolare la dieta emozionale, permettendo il manifestarsi di emozioni quali la compassione, l’amore e la gratitudine; mentre sul piano mentale influenza la salute mentale permettendo il manifestarsi di pensieri e idee positive e lo sviluppo dell’ottimismo.

Sul piano causale agisce sugli eventi del passato che generano conflitti e squilibri nel presente, così come è in grado di agire sulla qualità delle relazioni e di espandere la coscienza.

Sul piano spirituale è in grado di guarire le ferite più profonde dell’anima e da ultimo, sul piano coscienziale il perdono è in grado di attuare una vera e propria esperienza di autorealizzazione.

Per queste ragioni, considero l’approccio olistico quello più completo perché offre una visione d’insieme del perdono, piuttosto che soffermarsi solo sulla dimensione religiosa o psicologica.

Il mio metodo esplora per la prima volta tutte le dimensioni del perdono offrendo una visione completa e forse è il metodo più adeguato all’evoluzione della coscienza umana in questo momento storico.

Dagli studi che hai fatto emerge che il perdono è in stretta relazione con il benessere e la salute di una persona. L’incapacità di riuscire a perdonare può essere causa di malattie o problemi psichici?

Assolutamente sì. La mancanza di perdono è concausa di blocchi, malattie e altri disturbi fisici. Il primo passo del processo del perdono è la capacità di sbloccare un blocco che si è creato.

Dall’esperienza che ho fatto emerge che la persona che non è in grado di sbloccarsi può andare incontro a grossi squilibri che coinvolgono i 7 piani di cui parlavo prima: può ammalarsi fisicamente, avere problemi depressivi o avere problemi legati alla propria salute mentale o emozionale.

Il perdono è un’esperienza in grado di ridefinire la propria armonia ed è in grado di riequilibrare la persona e chi non è in grado di perdonare corre molti rischi.

Perché secondo te è più facile serbare odio e rancore che perdonare?

Credo che l’essere umano non sia consapevole che dietro al perdono c’è anche una logica puramente di convenienza: è una questione di salute, di qualità della vita e di benessere.

Finché queste ragioni non saranno completamente chiare non credo che si possa comprenderne completamente l’importanza e la portata. Molte volte il perdono è considerato una debolezza, anche per mancanza di informazioni, quindi non si è disposti a perdonare, invece è esattamente il contrario: ci vuole molto coraggio per perdonare, e perdona solo chi ne ha compreso le ragioni profonde e ha capito che per vivere bene è necessario conoscere e passare attraverso questo processo benefico.

Molti interpretano il passaggio del Vangelo sul perdono come un “lascia che ti facciano del male e non reagire”, ma è esattamente il contrario: quando si perdona, si decide di agire e reagire, ma lo si fa da una maggiore centratura, senza mettere in atto desideri di vendetta, ma coscienti di poter creare una realtà più armonica e consapevole.

È per questo che le persone che hanno subito i torti più grandi – penso a Nelson Mandela imprigionato per quasi 30 anni – riescono a trovare la forza di perdonare piuttosto che serbare sentimenti di vendetta?

Tutte le persone che sono realmente appagate, e sono a posto con la loro coscienza, non trovano nessuno stimolo nella vendetta e nel rancore, ma anzi hanno capito che se continuano a provare sentimenti di vendetta e rancore si condannano due volte, non solo per quello che hanno subìto, ma anche perché continuano a vivere prigionieri del dolore.

È quindi controproducente, e questo dimostra che la nostra cultura è profondamente ammalata, perché non è stata in grado di spiegare e trasmettere autenticamente quei valori cardini che educano alla vita, all’amore e alla pace applicata alla vita quotidiana.

Cosa ti ha spinto ad appassionarti alle tematiche del perdono?

Ho sentito l’esigenza personale di integrare un percorso di autorealizzazione e ho incontrato il perdono in un momento molto forte della mia vita, riuscendo a sbloccare delle situazioni che creavano fortissimo disagio.

Il perdono mi ha avvicinato a valori come l’accoglienza, la pace e la compassione, ed è capace di guarire qualsiasi aspetto dell’esistenza e di darci maggiore centratura. Ha poi il merito di liberarci dalla sofferenza, di aprirci agli altri, ci permette di entrare nella fase più elevata della realizzazione. Ho deciso di scrivere il libro solo dopo che sono arrivato alla fine del processo del perdono, dopo cioè che ho sperimentato il profondo potere guaritore, il benessere che ne deriva e ne ho compreso gli straordinari benefici.

Vuoi fare domande a Daniel Lumera sul perdono?
Scrivi a: info@viviconsapevole.it.

Le risposte verranno pubblicate nel numero successivo di «ViviConsapevole»

 

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Articolo tratto dalla rivista nr. 36


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Categorie: Crescita Personale

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