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La valenza psicosomatica delle mestruazioni

Silvia Caldironi - 04/06/2008




Tutti i mesi si ripresentano più o meno puntuali, le nostre compagne di sempre; le odiate/amate mestruazioni. Nella mia attività professionale mi capita spessissimo di parlare, ascoltare, condividere pensieri ed emozioni con esponenti del panorama femminile, e sono sempre più stupita di come un fenomeno tanto comune quanto ancora “simbolicamente sconosciuto” come il ciclo mestruale finisca per acquisire un ruolo di primo piano nella vita di molte di noi, ed il motivo è tutt’altro che scontato.
Il ciclo è qualcosa che ci accompagna per tutta l’età fertile fin dalle origini dell’uomo su questa terra.
È quindi qualcosa che rappresenta il forte, mistico, affascinante ed immanente rapporto con la natura, qualcosa che ci ricorda quanto, nonostante il nostro progressivo allontanamento da una dimensione “primitiva”, primigenia e naturale, siamo invece in realtà profondamente ancora sottoposte alle sue leggi, ai suoi cicli, alle sue fasi, esattamente come la luna, le stelle, i pianeti, gli animali, le piante. Il "flusso mensile" è peculiarità profondamente femminile ed è perciò intuitiva ed immediata la sua grande valenza simbolica in termini di rapporto donna-femminilità. mestruazioni simbolo
Il tema del sangue richiama la purificazione, il sacrificio, la catarsi.
Durante i giorni del ciclo la donna è “obbligata” a toccarsi, ad accudire ed a prendere confidenza con quanto di più femmineo dispone: il proprio apparato riproduttivo, che si sviluppa interamente all'interno ad eccezione della vulva che proprio come "la punta di un iceberg" è il “punto di contatto” con l’esterno, la porta di accesso. La donna “sacrifica” il proprio ovulo non più fertile e grazie alla fuoriuscita del sangue, si purifica per propiziare ed accogliere una nuova potenziale vita. La mestruazione è quindi quel passaggio obbligato che permette ad un ciclo di concludersi, portando già in seno l’incipit del successivo.

Ecco che, allora, cominciano ad avere valenza in chiave psicosomatica i disturbi che vanno ad incidere, sia in modo diretto che indiretto, sul naturale ciclo mestruale. Problemi di dismenorrea (mestruazioni dolorose) , ad esempio, esprimono con chiarezza un vissuto conflittuale fra la necessità di esprimere la propria femminilità (o maternità), ed “il maschio” che molto spesso le donne sono “chiamate” ad essere. Sempre più di frequente vengono infatti loro richiesti comportamenti che non gli appartengono quali sostegno, protezione, fermezza, autorità, immediatezza decisionale, stabilità ed un ordine ed un rigore sia in ambito lavorativo che sociale, che per natura non costituirebbero certo la parte preponderante del carattere di un essere femminile, cui la medicina tradizionale cinese associa infatti lo “Ying”, ovvero la parte oscura, emozionale, ispiratrice creatrice e creativa per eccellenza. La donna è un’autentica “incubatrice” di emozioni, di pensieri complicati e delicati; toglierle la spontaneità che le è propria, finisce per incidere profondamente sui suoi ritmi naturali e perciò anche sul ciclo mestruale, che verrà vissuto a questo punto come un “intralcio”, come qualcosa che si preferirebbe non avere: esattamente come gli aspetti più femminili della propria natura, spesso bollati con termini quali “frivolezze”, “capricci”, “stupidità”, persino dallo stesso universo femminile. Da qui il dolore, derivante dall’ “attrito” tra queste personalità; tra la femmina fragile e sensibile che si è, ed il "maschiaccio" pratico, deciso, forte e sicuro che si vorrebbe essere.

Diversi sono invece i disturbi legati all’amenorrea (assenza di mestruazioni).
La donna non ha più il ciclo mestruale; qualcosa dentro di lei si blocca. Non è più in grado di porre in essere quel passaggio catartico sancito dalla perdita del sangue, né conseguentemente, è più in grado di “covare dentro di sé il seme della vita” perdendo la fertilità. La donna “retrocede” improvvisamente al periodo puerile, antecedente lo sviluppo, dove lei stessa costituiva il punto focale dell’attenzione materna, “opponendosi” alla mestruazione, con la quale si affaccia invece una possibilità di gravidanza e dunque un fisiologico spostamento dell’attenzione verso “il futuro”; verso un nuovo, potenziale essere. Chi manifesta questa problematica è perciò spesso una donna che non ha ancora soddisfatto completamente la propria “fame d’amore”, e che quindi sente di aver ancora bisogno di ricevere, pregiudicando inconsapevolmente così la propria capacità di dare (condizione alla base della maternità). Ed ecco che allora il corpo, il “palcoscenico dell’inconscio” concretizza questo passaggio; la donna non si sente in condizione di generare e si priva perciò fisicamente della capacità del materno. Questo è il motivo per cui, in chiave psicosomatica (oltre che biologica) questo è un disturbo che spesso accompagna altre patologie, notoriamente caratterizzate da una “fame d’affetto” come l’anoressia.

Vanno poi considerate tutte quelle situazioni in cui le mestruazioni non sono regolari. È questo il caso di moltissime donne che attraversano un periodo travagliato di “ridefinizione” e rideterminazione del proprio ruolo. Ogni cambiamento richiede infatti un riassestamento che coinvolge il corpo e la mente. Allontanandoci dai ritmi naturali, costringendoci a “marce” sempre più “forzate”, a sopportare orari e velocità che nulla più hanno di sano e biologico, trascurando i segnali di avvertimento e di stress (inteso nell’accezione più letterale di “sforzo”) abbiamo perso e represso progressivamente la capacità di ascoltarci. Inoltre la società in cui viviamo, che giudica senza conoscere, spesso in base a risultati meramente quantitativi, fa sì che le persone si concentrino sul produrre, meglio in silenzio, riducendo al massimo i propri sfoghi, le manifestazioni di disagio, spingendole a forzare le fondamentali fasi di adattamento comportamentale alla nuova situazione. Tutto deve avvenire velocemente, in modo efficiente ed efficace. Fenomeni che invece spesso necessiterebbero lunghi momenti di “transizione” ed adattamento alla nuova situazione per non procurare danni si trovano a dover essere affrontati in poco tempo; poco importa se la persona non si sente ancora preparata. Ed ecco che, vacillando l’equilibrio con il mondo esterno, lo squilibrio si riversa sulle dinamiche interne, molto spesso inconsce, le quali arrancano per trovare un nuovo tempo ed un nuovo spazio per manifestarsi. Quando queste problematiche investono la sfera femminile ecco che, di nuovo, a rivelare il nostro disagio, si accende la “spia” delle mestruazioni “instabili”, espressione del nostro conflitto tra desiderio di normalità (che si riflette sul piano fisico con la regolarità e la ciclicità propria del flusso) e la necessità di dover “rompere” il vecchio equilibrio, non più consono alla nuova situazione. Per capire l’origine del problema è allora necessario cominciare a riflettere sul “quando” le mestruazioni ritardano, o hanno cominciato a tardare e sul “cosa” ha fatto si che l’equilibrio si incrinasse. Dopo una “fatica” importante, dopo aver cambiato lavoro, concluso una relazione, affrontato un trasferimento, preso parte a contrasti importanti o ad episodi ritenuti fallimentari, la donna deve necessariamente comprendere la sua nuova collocazione, riassestare “naturalmente” il proprio equilibrio, ridefinire il proprio Io con dolcezza e tolleranza; altrimenti ciò non potrà che riflettersi sul ciclo, rendendolo “ballerino” ed “instabile” proprio come la propria posizione.

Emerge a questo punto, con grande chiarezza, l’inscindibile parallelismo psiche/soma. Le problematiche legate al ciclo, fungendo da specchio alla persona, la portano necessariamente a dover affrontare il problema (se non sul piano psichico per lo meno sul piano somatico) e costituiscono irripetibili occasioni di crescita personale.


Silvia Caldironi - psicosomatista

 

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