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Eco-villaggi, guida pratica alle comunità sostenibili

Analisi, idee e suggestioni utili non solo per chi intende creare una comunità, ma anche per chi lavora in gruppo. Un breve estratto dell'interessantissimo libro di Jan Martin Bang.

- 09/04/2010





"La vita di villaggio ha una tradizione antichissima.

Affonda le sue radici in un tempo tanto lontano che per misurarla si parla di millenni anziché di secoli.
Nella sua grandiosa opera Villages, scritta nel 1970, Richard Critchfield fa risalire la sua prima apparizione ai primordidell’umanità dopo lo stadio di cacciatori-raccoglitori, nella valle del Nilo.
Come egli sostiene: «I villaggi sono l’istituzione sociale più antica e duratura, nati con l’agricoltura stabile, circa dieci-quindicimila anni orsono».

Molti dei membri delle comunità intenzionali, compreso il sottoscritto, non esiterebbero ad affermare che una comunità grande come un villaggio è il luogo più naturale dove vivere.
Il concetto di ecovillaggio si basa esattamente su quest’idea e parte dal presupposto che gli esseri umani amino circondarsi di una decina di amici stretti, ma anche che siano in grado di allacciare contatti con alcune centinaia di persone al giorno prima che il contatto diventi impersonale.
Naturalmente, oggi molti preferiscono il viavai, la varietà e l’anonimato della grande città, anche se questo ha significato purtroppo la comparsa di gravi problemi sociali e personali, in genere sconosciuti ai villaggi.

Le città si sono imposte sui villaggi e sono destinate a sopravvivere.
Critchfield osserva purtuttavia che all’epoca della redazione del libro potevano contarsi ancora circa due milioni di villaggi, per lo più nel Terzo Mondo.
È sua un’interessante osservazione: «I villaggi possono vantare una cultura universale (basata sul lavoro dei campi, sulla proprietà e sulla famiglia), che si differenzia in modo considerevole solo quando si sconfina in
campi come idee astratte o religione».
Le comunità intenzionali e gli ecovillaggi variano significativamente a seconda che si basino su idee astratte o sulla religione oppure su un insieme di entrambi.
Si differenziano in maniera qualitativa da quelli che Critchfield definisce villaggi normali, per il desiderio di voler proporre un’alternativa alla società convenzionale da cui prendono le mosse.
Questa differenza è profonda e sostanziale e parte dall’idea che noi stessi possiamo scegliere di creare una nuova società, progettandola da soli senza essere costretti a rimanere imprigionati nella struttura sociale ereditata dai nostri avi. È questa la tradizione delle comunità intenzionali impostasi nella civiltà occidentale negli ultimi due millenni.

La tradizione di villaggio che Critchfield ha osservato, ricercato e alla quale si riferisce nella sua opera è dominata dalla continuità e da una resistenza al cambiamento, che è invece parte integrante della comunità intenzionale: creare una comunità intenzionale significa rompere con il passato, benché nella società occidentale la norma sia rappresentata dalla città e non dal villaggio.
Le ecocomunità sono tentativi per ripristinare una struttura più normale di rapporti a misura d’uomo, utilizzando al contempo una tecnologia meno nociva per l’ambiente.

Nel 2000 intrapresi con la mia famiglia un viaggio via terra di cinque settimane, partendo dalla Turchia fino ad arrivare in Germania, con il proposito di visitare alcuni progetti di ecovillaggi.
Per l’elevato numero di villaggi esistente, la questione primaria durante la pianificazione del viaggio era decidere quali includere nell’elenco.
Oggi è possibile viaggiare per il mondo per ritrovarsi non distanti da comunità, ecovillaggi o progetti di Permacultura.
Le ecocomunità sono penetrate praticamente in ogni dove nel mondo, almeno qui in Europa e, da quello che posso notare, anche in altri continenti.
Alcuni si chiedono quanti siano nel mondo gli individui come noi, quale sia il numero delle comunità, dei movimenti e delle reti esistenti, e quale il numero di persone che vivono in questo modo.

Fare una stima esatta degli abitanti delle comunità pone diversi problemi di definizione e di contatto.
Nel 2002, con la sua Encyclopedia on-line, Ralf Gering avanzò un coraggioso tentativo proponendo alcune delle cifre più precise.
Si tratta indubbiamente dell’elenco più completo nel quale mi sia imbattuto, corredato da definizioni chiare e ben ragionate.
Nel mondo intero, Gering elenca 195 organizzazioni o movimenti con 3.985 comunità vere
e proprie, nelle quali vivono 350.700 persone.
Non molte in un pianeta di sei miliardi di abitanti, non credete?
Incredibile, davvero, che un gruppo così ristretto possa avere un simile impatto"(...)


Testo tratto dalla Prefazione di Eco-villaggi, Jan Martin Bang, Arianna Editrice (2010)

 

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Categorie: Ecologia e Localismo,Ambiente




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