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Il latte di mucca fa bene?

Asma, tumori, problemi dell’apparato riproduttivo: una panoramica per comprendere le problematiche legate all’assunzione di latte e derivati, e per integrare le migliori soluzioni alimentari alternative alla caseina.

Teresa Tranfaglia - 20/11/2010




Negli ultimi decenni si assiste a un incalzare incessante delle intolleranze e delle allergie alimentari. Tra queste risulta primaria l’intolleranza alla caseina vaccina, cioè alle proteine contenute nel latte bovino e nei suoi derivati, mentre appare meno frequente l’intolleranza alla caseina del latte di pecora, di capra e di asina.


Intolleranza e allergia al latte

È più appropriato dire allergia alla caseina, perché la reazione del soggetto è relativa sopratutto alla proteina “caseina” contenuta nel latte e nei suoi derivati. Molto spesso gli allergici alle proteine del latte vaccino denotano reazioni avverse anche alle carni bovine.

Il latte è costituito da più elementi, tra i quali la caseina e il lattosio, detto anche lattoso, zucchero di latte, lattobiosio. La maggior parte delle intolleranze che insorgono, specie in età adulta, sono da attribuirsi al lattosio. Esso è formato da una molecola di glucosio e una di galattosio. Si trova nel latte in quantità variabili, dal 3 al 6% circa, secondo la specie animale di derivazione. L’azione lassativa, che esercita il lattosio in alcune persone, è causata dalla carente produzione dell’enzima lattasi.Tale deficit comporta la mancata scissione del lattosio. Per tale motivo il lattosio non è debitamente assorbito dall’organismo e di conseguenza si comporta come un purgante salino.

L’allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) è una condizione patologica caratterizzata da una risposta allergica ad alcune proteine contenute nel latte vaccino (soprattutto caseina e b-lattoglobulina) e va tenuta distinta dall’intolleranza al latte vaccino, definita come idiosincrasia al lattosio (principale zucchero contenuto nel latte) per deficit di lattasi (enzima intestinale deputato alla sua digestione). L’APLV clinicamente si manifesta con sintomi cutanei, gastrointestinali, respiratori e può addirittura portare a manifestazioni di tipo anafilattico. (Giovanna Bettini, Neonatologia On-line).



Il latte vaccino fa bene?

Secondo Naboru Muramoto, autore del libro Il medico di se stessi (Feltrinelli), il latte di mucca non è «un alimento perfetto per l’uomo, i neonati e i bambini non dovrebbero mai essere nutriti con il latte vaccino». Da un articolo de La Repubblica (1 ottobre 1992, pag. 19) risulta:

Il latte di mucca fa male Allarme in USA:
provoca il diabete
Washington

Alla larga dal latte, fa male! Un gruppo di medici americani, in prima fila due famosi pediatri, Benjamin Spoke and Frank Oski, ha dichiarato guerra all’alimento prodotto dalle mucche. Secondo la loro teoria, il latte provocherebbe malattie anche molto serie come il diabete, e diversi tipi di allergie. E adesso è già polemica, feroce. Direttore del reparto pediatrico alla prestigiosa John Hopkins University di Baltimora, il professor Oski è categorico: «Non vedo proprio il motivo di bere latte di mucca, in nessuna fase della nostra vita. È roba fatta per le mucche, non per gli esseri umani. Dovremmo smettere completamente di berlo. Fin da oggi stesso».

Autore di una vera e propria bibbia sulla cura del bambino (40 milioni di copie vendute soltanto negli Stati Uniti) Oski, nelle sue requisitorie anti-latte, ha trovato come compagno di strada Benjamin Spoke, il padre della pediatria moderna, che ha insegnato a intere generazioni, non soltanto americane, come allevare i figli. Il testo Dietologia clinica, alimenti e malattie (Medi Edizioni, 1999) riferisce che per il 3%, su 1310 soggetti selezionati, il latte e derivati scatenavano emicranie. Lo stesso manuale consiglia la “dieta Mc Ewen” per le malattie cutanee, che al primo punto esclude gli alimenti a base di latte di mucca.


Reazioni allergiche, asma, problemi respiratori

«Le manifestazioni patologiche dovute a fattori alimentari costituiscono un problema sempre più rilevante nelle popolazioni dei paesi industrializzati. Peraltro, soprattutto nel bambino, i fattori che predispongono all’allergia alimentare, con sintomi respiratori e asma in primo luogo, sono numerosi, ma quelli identificati con maggiore sicurezza contemplano l’esposizione ad alimenti quali il latte vaccino, l’uovo e il pesce. […] Non sempre è evidente la correlazione temporale tra ingestione dell’alimento e bronco costrizione, perché nel bambino asmatico esiste certamente, ed è spesso fuorviante, l’interferenza di alcuni scatenanti aspecifici su un albero bronchiale iperattivo. Tuttavia, più spesso l’asma da allergia alimentare si associa a quello da pneumoallergeni» (L’Asma nel piatto di Arnaldo Cantani, Università “La Sapienza” Roma in “Natura e Benessere”, dicembre 2002.)


E ancora…


Robert
Cohen nel suo libro Milk, A-Z [1999], spiega: «Ogni bicchiere di latte di mucca raddoppia la quantità dell’ormone IGF-1 nel corpo umano, sostanza che sostiene l’aumento di dimensioni del cancro». L’informazione ormonale del latte, quella della crescita veloce (utile al vitello che cresce fino a 300 Kg in pochi mesi) potrebbe avere a che fare con la crescita veloce di cellule come fibromi, sarcomi, cancri.

Uno studio pubblicato da Li [1994] dimostra che «l’ormone contenuto nei prodotti caseari IGF-1 produce un aumento di 10 volte della concentrazione di cellule cancerose umane». Outwater e Nicholson [1997] hanno presentato una rassegna bibliografica di tutti gli studi epidemiologici che «hanno indicato una correlazione positiva tra il consumo di latticini e il rischio di cancro alla mammella» (Latticini e cancro alla mammella: l’ipotesi da ormoni caseari IGF-1 e bGH, Medical Hypothesis, 1997). Stocks ha trovato una bassa incidenza di persone colpite da cancro alla mammella in soggetti che consumavano pochi latticini.

Salamini ha verificato un aumento del rischio al cancro alla mammella in relazione alla quantità di latticini consumata. Ulteriori studi hanno trovato un incremento dose-dipendente di rischio di cancro alla mammella tra donne che consumavano latte e derivati. Nell’adulto la fase di rapida crescita è terminata, ma gli ormoni di latte e derivati continuano a stimolare le ghiandole e le cellule ad una crescita anormale, portando ad uno squilibrio ormonale e ad un cattivo funzionamento dell’attività ghiandolare. L’esposizione di animali adulti a ormoni bovini della crescita porta ad alterazioni nella funzione dell’asse ipotalamicopituitario-gonadale [Bartke, 1994].

«Le donne sembrano risentire più degli uomini degli effetti accumulativi e ostruttivi dei prodotti del latte. Secondo la concezione naturale e sistemica, ciò è un’ovvia conseguenza: il latte dovrebbe uscire dalla donna e non entrare dentro di lei. Quando si inverte questo flusso naturale, il sistema dell’energia si blocca. Si ritiene che il consumo di latticini sia strettamente collegato a diversi disturbi dell’apparato riproduttivo femminile compresi i tumori, le cisti ovariche, le infezioni e le perdite vaginali. Una dieta senza latticini ha risolto anche numerosi casi di sterilità, un fenomeno del tutto conseguente se si considera che molto spesso la sterilità è dovuta a un’ostruzione da muco delle tube di Falloppio. Eliminando il muco provocato dai latticini, aumentano anche le probabilità di concepimento» (Annemarie Colbin, Cibo e Guarigione, Macro Edizioni 1995).


Perché aumentano le allergie e le intolleranze ai latticini? Un’ipotesi…

Negli ultimi decenni queste reazioni sono divenute via via più frequenti. Molte sono state le variazioni che si sono verificate nell’ambito delle abitudini alimentari nel mondo occidentale. Uno dei cambiamenti che assume maggiore importanza è rappresentato dalla minore incidenza della frequenza dell’allattamento al seno materno: sostituire il latte materno con altro latte di origine animale o vegetale può creare le premesse per una sensibilizzazione nei confronti di antigeni alimentari, perché nei primi mesi di vita l’apparato gastroenterico del neonato non ha ancora raggiunto la sua piena maturità funzionale (Dott.ssa G. Rapacioli e Dott. Taccagni Aggiornamento di medicina integrata, Omeopiacenza, 1 settembre 2001).


Il latte animale può essere sostituito?

«Nessun tipo di latte, vegetale o animale, è nutrizionalmente indispensabile all’uomo, ad eccezione del latte materno per il lattante. I nutrienti presenti nel latte vaccino (calcio) possono essere ottenuti in quantità adeguate da altri cibi: latte vegetale addizionato di calcio, cibi come tofu, verdura, legumi, frutta secca. Dovrebbe consolidarsi quindi il concetto che il latte è un alimento non essenziale dopo lo svezzamento al seno materno. […] Tutti i tipi di latte vegetale possono essere utilizzati come alternativa al latte vaccino sia per una colazione tradizionale, sia per la preparazione di piatti salati e dolci. […] L’utilizzo di prodotti addizionati con calcio, vitamina D e vitamina B12 può risultare utile in caso sia ipotizzabile un limitato apporto con la dieta di questi nutrienti. I vari tipi di latte vegetale sono ormai facilmente reperibili anche nei supermercati, ma è consigliabile acquistarli solo quando vi sia la garanzia della provenienza biologica. […] È preferibile scegliere le marche con minor contenuto di sale (sodio). […] I vari tipi di latte vegetale sono privi di colesterolo, lattosio e caseina. Costituiscono quindi una valida alternativa al latte vaccino anche per chi, non vegetariano, ha problemi di intolleranza al lattosio, allergia alla caseina, allergie varie, infezioni respiratorie frequenti, e abbia fattori di rischio di arteriosclerosi» (Dott.ssa Luciana Baroni – www.scienzavegetariana.it).


Come sostituiamo il latte vaccino? Ecco bevande vegetali alternative al latte animale!

Oltre a poter preparare in casa il latte di riso, di mandorla o quello d’avena, oggi sono disponibili nei negozi di alimentazione naturale vari tipi di latte vegetale con la garanzia del biologico e, nel caso del latte di soia, con la garanzia di non essere geneticamente manipolato.
C’è una vasta gamma di latte di riso fresco con data di scadenza, di latte vegetale di riso e di soia biologici a lunga conservazione. Avere la garanzia di alimentarsi con latte vegetale biologico, non manipolato geneticamente cambia di molto le cose. Per le persone con disturbi di allergie o intolleranze agli alimenti è fondamentale!



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Commenti

Ottimo articolo, chiaro e conciso. Domanda, è possibile trovare edizioni in italiano dei libri scritti dai due pediatri americani citati nell' articolo?

valeria conticello - 9 settembre 2012

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