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La strategia delle basi USA secondo Fabio Mini

byebyeunclesam.wordpress.com - 14/07/2009




La sua analisi la permanenza delle basi militari USA come questa di Vicenza, oltre che rappresentare il passato, sono funzionali soltanto alla manutenzione della paura? O considera vi siano sintomi di cambio nella politica di Washington adesso Obama è presidente?
Più che sintomi ci sono per ora delle intenzioni dichiarate che vanno verso il superamento del paradigma paura=potere. Il presidente Obama ha annunciato che a causa della crisi dovrà tagliare i fondi alla difesa. Inoltre ha assunto toni distensivi con l’Iran. Tuttavia ha confermato l’invio di altre truppe in Afghanistan e i suoi consiglieri si stanno preparando ad un approccio più aggressivo con il Pakistan. Anche la questione Iraq è ancora aperta. Ci sarà senz’altro una riduzione di truppe, ma non è detto che questo coincida con la chiusura di alcune basi. Anzi, io credo che proprio il ritiro di truppe costituirà il movente per trasformare alcune basi transitorie in basi permanenti, in pratica da semplici “camps” a vere e proprie Basi. La questione con la Corea del Nord si fa ancora una volta complessa e i rapporti con la Cina, ancorchè utili dal punto di vista economico in questa particolare congiuntura, non sono ancora strategicamente stabilizzati. Forse la molla della paura potrà essere superata, ma non credo che il presidente riesca a moderare i desideri di potenza (con relativi interessi) che lo schieramento delle basi soddisfa. Un altro elemento riguarda le persone. Con questa amministrazione godono di largo credito dei personaggi non proprio restii all’esercizio del potere militare nel mondo. I Clinton, Albright, Holbrook, Hill sono gli stessi che hanno fatto le guerre e stabilito il principio della formazione di nuovi Stati su base etnica. Ora s’interessano di questioni mondiali e Holbrook è responsabile addirittura per Afghanistan e Pakistan mentre Hill sarà ambasciatore in Iraq. Se applicano gli stessi principi applicati ai Balcani e al Caucaso saremo costretti ad affrontare nuove crisi.

Quali sono stati finora i fondamenti della strategia delle basi statunitensi in Europa? Sono ancora validi attualmente (progressivo ritiro dall’Irak, Afghanistan, apertura all’Iran, ridiscusso lo scudo USA in Polonia, timido disgelo con Putin su Cecenia-Georgia)? 

Ho indicato i fondamenti della strategia delle basi in 1) presenza sul territorio, 2) pressione politica, 3) penetrazione economica 4) schieramento avanzato per successive proiezioni di forza. Secondo me tutti questi elementi (ed altri) non hanno più senso in Europa, ma sono fondamentali nella mentalità americana in altre parti del mondo. Tra scegliere di chiudere basi sicure e aprirne di insicure io penso che purtroppo la soluzione sarà quella di mescolare le due cose. Le basi sicure in Europa non saranno chiuse mentre quelle in Africa, Caucaso, Asia ecc. saranno aperte contando sul sostegno delle prime.

Con Obama si avvertono o si prospettano variazioni sul numero e la dislocazione delle basi militari statunitensi nel mondo?

Non credo e comunque piccoli aggiustamenti non significativi ai fini della politica generale che rimane quella di presenza attiva americana nel mondo. Semmai cambierà l’atteggiamento verso i partners. Saranno chiamati a dare maggiore sostegno proprio perchè gli USA non sono in grado e non vogliono più fare tutto da soli.

Da Obama confermerà le basi militari in Italia e in Europa, di Azzurra Carpo.


Testo tratto da byebyeunclesam.wordpress.com

 

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