Nati in casa
Il racconto della nascita dei miei due bambini nella mia camera da letto
Marianna Gualazzi - 05/11/2012
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Eccola di nuovo, quella stranissima emozione di gioia incontenibile mista a panico da fine del mondo: è la fine di settembre 2011 quando scopro di aspettare un secondo figlio, e facendo un rapido calcolo mi accorgo che la data presunta del parto si avvicina a quella della mia prima bambina, nata il primo di giugno del 2009.
Con la prima gravidanza io e mio marito avevamo deciso di intraprendere il percorso per partorire a casa e avevamo contattato con le ostetriche dell’associazione Il Nido di Bologna. Avevo maturato l’idea del parto in casa a seguito della visione del bellissimo dvd Il primo sguardo (Macrovideo) e dell’incontro con una delle ideatrici del video, l’ostetrica Polina Zlotnik: parlare con Polina, poter vedere nei suoi occhi il riflesso dei tanti momenti magici vissuti insieme alle donne e alle coppie, dell’intimità di un parto domestico non medicalizzato, mi ha fatto percepire con chiarezza che era quello il percorso che desideravo per me, per il mio compagno e per i nostri figli.
E così, non senza qualche incertezza durante il percorso e dovendo combattere con la diffidenza delle nostre famiglie, al termine di una gravidanza fisiologica, la nostra prima bambina nasce di sera nella quiete della nostra camera da letto con l’aiuto, il sostegno e la professionalità delle ostetriche Monica e Annalisa. L’esperienza è stupenda: mi sento più forte, più consapevole delle mia capacità, più in sintonia con il flusso della vita e pronta per iniziare la nuova e grande avventura di una vita insieme alla bambina che è venuta tra noi scegliendoci come genitori. Nulla si spezza, nulla si interrompe, non c’è un prima e un dopo, un momento di limbo in un luogo asettico e formale come l’opedale: la vita di prima è già la vita di ora nella continuità delle pareti domestiche.
Con la seconda gravidanza il percorso del parto a casa sembrerebbe scontato, eppure prima di decidere e contattare le ostetriche passano molti mesi. Si affacciano nuovi dubbi: come gestire il parto in casa con una bimba di tre anni? Forse è meglio andare in ospedale anche per avere un po’ di tempo in più per riprendermi dal parto?
Tengo aperta la porta all’idea di partorire in ospedale, penso anche di essere più forte e preparata e di poter gestire e far valere le mie esigenze anche all’interno di una struttura ospedaliera e di poter eventualmente combattere contro il protocollo in nome delle mie esigenze personali. Eppure, dopo l’ecografia morfologica che eseguo in ospedale, esco con la consapevolezza che non è lì che voglio far nascere il mio bambino.
Così a metà febbraio prendo contatto con una nuova ostetrica, che opera più vicino alla mia città e che avevo conosciuto durante il corso preparto alla prima gravidanza: Linda è una persona stupenda sia dal lato umano che dal lato professionale e intraprendere con lei questo nuovo percoso mi da subito grande sicurezza e la profonda certezza che anche questa volta tutto andrà bene e che potrò donare anche a mio figlio la straordinaria esperienza di una nascita nel rispetto dei nostri tempi nel nostro accogliente nido familiare. Così è stato: Francesco, il mio secondo genito, si è fatto un po’ aspettare ed è nato a oltre quarantuno settimane di gestazione, dopo una travaglio bello tosto durato tutta la notte, la mattina del due giugno, alle 8 e 11 minuti. Mi ricordo di aver visto l’alba dalla finestra della mia camera da letto e di averla contemplata tra una contrazione e l’altra pensando che, come il sole stava sorgendo in quel mattino, a breve sarebbe venuto alla luce anche mio figlio.
Partorire in casa: come si fa? Informazioni pratiche e consigli utili per far nascere i propri figli in casa
Tutte le donne possono partorire a casa?
No, le ostetriche libere professioniste che operano a domicilio di solito si regolano in base al Protocollo di Klostermann. Malgrado sia datato, riassume l’essenziale: se una donna è sana, se il bimbo non è podalico, se non c’è sproporzione tra peso del nascituro e mamma, se il feto è unico, dopo la trentasettesima e prima della quaratatreesima settimana di gravidanza il parto può svolgersi in modo naturale. In definitiva tutte le donne con gravidanza fisiologica possono partorire in casa.
Chi devo contattare per partorire in casa?
Ci sono ostetriche libere professioniste che fanno questo lavoro su tutto il territorio nazionale e che prendono in carico la donna non oltre la trentaduesima settimana di gravidanza. Nel caso si scelga questo percorso è bene, a mio avviso, soprattutto se è la prima volta, scegliere per tempo l’ostetrica in modo da instaurare con lei un rapporto di fiducia che cresce e si consolida nel tempo, incontro dopo incontro. Le ostetriche seguono la donna anche dopo il parto, nel periodo puerperale, e svolgono un ruolo fondamendale nell’avvio e nel sostegno dell’allattamento al seno, una tappa spesso difficile soprattutto per le mamme al primo figlio.
Devo avere il consenso di un ginecologo per partorire in casa?
Assolutamente no. È una liberissima scelta dei genitori per la quale nessun medico deve garantire. Nel momento in cui l’ostetrica prende in carico la donna è lei l’unica professionista che può, qualora vengano meno le condizioni della fisiologia, indicare alla donna e alla coppia un altro tipo di percorso.
Che caratteristiche deve avere la mia casa perché possa farci nascere un bambino?
Nessuna in particolare, se non che sia pulita – una buona pulizia profonda prima del parto va più che bene, come quando si fanno le pulizie di primavera. Poi saranno le ostetriche a dare alla coppia una lista dell’occorrente da preparare in vista del parto: si tratta di solito di traverse monouso, garze sterili, asciugamani bianchi in quantità, borse dell’acqua calda, spumante per brindare ecc. Partorire a casa non riduce la casa simile a un mattatoio: quando le ostetriche, dopo il parto, lasciano l’abitazione tutto è perfettamente in ordine. Perché il parto possa avvenire in casa l’abitazione non deve distare più di 30 km da un ospedale di secondo livello.
Chi paga il parto in casa?
Lo paga la coppia. Alcune regioni (Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Trento e Bolzano) rimborsano il costo di un parto non operativo in una struttura ospedaliera e il costo di un bambino nato sano, il tutto si aggira sui 1200 euro di rimborso. Il costo di un parto a domicilio con la presenza di due ostetriche libere professioniste (come previsto dalla legge) si aggira tra due e i tremila euro.
Perché partorire in casa?
Per tutelare la nascita dei propri figli; per vivere un momento fondamentale della propria vita in un ambiente protetto, accompagnato da persone di fiducia e altamente professionali in grado di gestire al meglio il parto fisiologico; per iniziare con il piede giusto la nuova vita con il bambino; per non sentirti mai sola nel delicato periodo del dopoparto, potendo contare sul preziosissimo aiuto delle ostetriche per risovere i piccoli e grandi problemi di questa delicata fase.
Le ostetriche per il parto a domicilio
Il sito dell’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio (nascereincasa.it) raccoglie, suddivisi per regione, i nominativi delle ostetriche libere professioniste che assistono nel parto a casa e delle associazioni che lo promuovono e parimenti offrono servizi in merito. Nella mia esperienza personale mi sono affidata a: Associazione Culturale “Il Nido” di Bologna e in particolare alle ostetriche Monica Padovani e Annalisa Pini. Per contatti: ilnido.bo.it. Associazione “Le Nove Lune” di San Marino e in particolare alle ostetriche Linda Manduchi e Rosalba Moni. Per contatti: lenovelune.sm. Ringrazio di cuore queste fantastiche quattro donne per la loro immensa professionalità, per la dedizione e la passione verso il proprio lavoro e le grandi qualità umane di empatia e amore.
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Articolo tratto dalla rivista nr. 30
Categorie: Decrescita
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