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Schiavi del Supermercato

Schiavi del Supermercato è un’esplorazione tra reparti e scaffali della grande distribuzione organizzata. Saverio Pipitone ci “racconta” il suo libro, scritto a quattro mani con Monica Di Bari (Arianna Editrice, 2007)

Saverio Pipitone - 04/04/2007




Schiavi del Supermercato
Saverio Pipitone ci “racconta” il suo libro, scritto a quattro mani con Monica Di Bari (Arianna Editrice, 2007)

Saverio Pipitone

Schiavi del Supermercato è un’esplorazione tra reparti e scaffali della grande distribuzione organizzata, in particolare è sotto osservazione lo Shopville di Casalecchio di Reno a Bologna, dove il carrello della spesa è colmo di alimenti, elettrodomestici, computer, televisori, telefonini, tende da campeggio, mobili, libri, cd musicali, articoli sportivi, abbigliamento, farmaci, carburanti e tutto quello che rientra nel largo consumo.
La caratteristica dello Shopville consiste nel superamento del vecchio modello “tutto sotto lo stesso tetto” verso una nuova logica di “tutto sotto lo stesso cielo”, in quanto supermercato, negozi, cinema multisala, ristoranti, pub, palestra sono situati vicino all’autostrada, stazione ferroviaria, residence, e a due passi da Carrefour, Ikea, Castorama, Comet: il classico centro commerciale si evolve in distretto commerciale.
Queste nuove realtà riempiono l’Emilia-Romagna: da Savignano sul Rubicone a Rimini e Ravenna, dai Lidi ferraresi a Ferrara. E non solo. A Vienna, una muraglia di insegne commerciali s’affaccia sull’autostrada formando un quartiere commerciale. In Slovacchia, le scritte della propaganda comunista sono state sostituite da giganteschi cartelloni che indirizzano alle cittadelle del consumo. In una vignetta è disegnato un centro commerciale con una inevitabile rotonda senza via di uscita perché tutte le frecce indicano una sola direzione: il consumo fast, easy e low cost.
Mentre si descrivono storia e pensiero di Coop, Carrefour, Auchan, Esselunga, Lidl, Ikea, Mediaworld, McDonalds, siamo in attesa della più grande catena di distribuzione del mondo: la statunitense Wal-Mart. In Italia, al momento, si contano circa 840 centri commerciali e almeno 56 in corso di realizzazione o in fase di avvio nei prossimi cinque anni, con una forte concentrazione al centro e al sud. La grande distribuzione organizzata porta con sé rigide logiche capitalistiche, precariato e scomparsa delle piccole attività locali o di prossimità.

Il consumatore lavoratore
Il sociologo Renato Curcio, nei suoi tre libri Il consumatore lavorato, Il dominio flessibile e L’azienda totale, denuncia azioni di sfruttamento e licenziamento praticate dalla distribuzione organizzata, in particolare Esselunga. Qualche anno fa, Esselunga rilancia la sua immagine sociale attraverso un accordo commerciale con CTM Altromercato per la fornitura di prodotti del commercio equo, tra cui le banane provenienti dall’Equador. Un’intesa durata pochi mesi dato che Esselunga taglia gli ordini in quanto la logica della competitività, delle strategie commerciali di breve periodo e del profitto prevalgono sull’economia solidale. La grande distribuzione non si ferma al solo inganno dell’azienda socialmente responsabile, ma incanta continuamente il consumatore per indurlo ad acquistare sempre di più: carte fedeltà, sconti, premi, raccolte punti, paghi 1 prendi 2, carrelli più grandi, pubblicità, prezzi competitivi e percorsi prestabiliti. Inoltre, con il sistema del self-service, dal montaggio del mobile ai lettori salvatempo per la spesa, il consumatore diventa un lavoratore non retribuito e produttore di plusvalore per l’azienda. Lo controllano con telecamere onnipresenti che non servono solo a individuare i ladruncoli, ma soprattutto ad analizzare i suoi movimenti, scelte e comportamenti. Di sicuro, ci aspetta un futuro fatto di totalizzanti tecniche di controllo e fidelizzazione. Ad esempio, Wal-Mart ha munito il suo impero di un proprio sistema bancario per i rapporti con i fornitori; Coop dispone di sportelli per prestiti e risparmio. Banca, petrolio e farmaci sono i nuovi obiettivi della distribuzione organizzata. In Italia, le “liberalizzazioni Bersani” agevolano queste tendenze che apparentemente avvantaggiano il consumatore, ma è ovvio che dietro ci sono dei gruppi di potere.

Lavora, consuma, crepa
Nei Manoscritti economico-filosofici, Karl Marx scriveva: «ogni uomo s’ingegna di procurare all’altro uomo un nuovo bisogno, per costringerlo ad un nuovo sacrificio, per ridurlo ad una nuova dipendenza e spingerlo ad un nuovo modo di godimento e quindi di rovina economica». Lo slogan «lavora, consuma, crepa» si adatta perfettamente alla situazione di un consumatore che acquista beni indotti e di scarsa utilità provenienti da paesi come la Cina comunista che, paradossalmente, è diventata la “classe operaia” dell’opulento Occidente. È necessario limitare i consumi recuperando il valore d’uso degli oggetti. I nuovi movimenti della decrescita e della semplicità volontaria sostengono la sobrietà nei consumi. Alternative concrete per recuperare il senso del luogo ed evitare di abitare in un mondo di consumatori senza comunità.

 

 

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Categorie: Politica e Informazione,Decrescita


Commenti

Avete dimenticato la catena Famila del gruppo Maxidi srl..questa catena fa dei giochetti poco chiari per non pagarci le ore in cui lavoriamo..

Giovanni Riva - 6 ottobre 2016

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