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Forlì: al via il nuovo inceneritore

La Redazione - 13/11/2008




Durante il Convegno “Un'alternativa in pratica” – organizzato a promosso dall’Associazione Paea e dal Movimento per la Decrescita Felice, tenutosi a Gambettola lo scorso giugno – abbiamo incontrato Raffaella Pirini, presidente dell’Associazione Clan-destino di Forlì che da anni si batte contro il raddoppio degli inceneritori hera e Mengozzi. Raffaella ci ha aggiornato sullo stato dell’arte relativo alla costruzione del nuovo inceneritore a Forlì e sui potenti interessi finanziari in gioco che tengono lontano dal territorio forlivese l’obiettivo della raccolta differenziata porta a porta.

Raffaella, ci dai un aggiornamento sulla battaglia contro la costruzione dell’inceneritore Mengozzi di Forlì. A che punto siamo, dove siamo arrivati?
Siamo arrivati a un punto cruciale, perché dovrebbe essere stata concessa in questi giorni l’autorizzazione integrata ambientale per il nuovo inceneritore e quindi dovrebbero essere pronti per partire con l’attività. Ancora però non sappiamo niente, siamo in una fase di stallo da quel punto di vista. Noi come Associazione continuiamo a lottare anche portando avanti azioni di sensibilizzazione della cittadinanza, stiamo continuando a portare avanti la catena del digiuno, infatti oggi digiuno io, qui al convegno, domani lo farà Michela Anagni. Andiamo avanti e tutti i giorni oltre a digiunare avvertiamo anche gli amministratori che da più di un anno ci sono persone che scelgono di digiunare perché sono contrarie a questa scelta. Si continua a far pressione per chiedere il porta a porta, anche perché ultimamente sono saltati fuori abbastanza annunci di allargamento di questa pratica da parte della Provincia, quando sappiamo benissimo che il porta a porta è stato avversato fin da quando l’abbiamo proposto. Di tempo ne è passato e di possibilità per mettere in atto il porta a porta ce ne sarebbero state parecchie. Il problema è che facendo il porta a porta si toglie il carburante all’inceneritore e quello che devono far partire è tre volte più grosso dell’altro, quindi, sicuramente il porta a porta non verrà attuato su tutto il territorio.

Per quanto riguarda la lotta specifica contro l’inceneritore una cosa che sembra sia stata concessa è lo smantellamento del precedente, ma noi continuiamo a dire che ci crederemo finché non lo vedremo con i nostri occhi.

Nonostante in questi anni la vostra voce si sia fatta sentire con forza, perché le amministrazioni non vi hanno mai ascoltato? Che interessi ci sono?
Dipende dal fatto che Hera (la multi utility che in Romagna di occupa della raccolta e della gestione dei rifiuti, ndr) ha voce in capitolo: non ci sono altre spiegazioni possibili. Non c’è nessun amministratore che non sia in grado di leggere, ascoltare e documentarsi sulle proposte che abbiamo portato avanti e che sono di una semplicità disarmante. Sono 15 anni che in Veneto usano il porta a porta e non hanno fatto ampliamenti agli inceneritori esistenti. Il fatto di non volerlo fare si collega alla decisione di Hera di investire 60 milioni di euro in un inceneritore per guadagnare in maniera impropria , per quanto consentito dalla legge, con la produzione di energia elettrica dai rifiuti: siamo l’unico paese al mondo che considera i rifiuti una fonte rinnovabile per la produzione di energia, noi destiniamo una parte dei soldi della nostra bolletta dell’ENEL per le fonti rinnovabili, denaro che, per la maggior parte, viene destinato a chi produce  energia usando i rifiuti. È una situazione anomala, come lo è tutto il resto, perché l’informazione viene canalizzata in certi modi per piegare la coscienza della gente che deve essere riportata al fatto che l’unica cosa che salva il mondo sono gli inceneritori. In seguito alla questione di Napoli è passato tantissime volte in TV il messaggio che noi eravamo degli spreconi perché portavamo la nostra immondizia  in Germania dove bruciavano le eco balle. Poi è uscita un’ANSA di un amministratore della Sassonia che spiegava che loro non bruciano assolutamente, non ci pensano neanche a bruciare le eco balle: prima le separano, lavorano il materiale recuperando il possibile e solo al termine di questo processo, dopo avere scartato i rifiuti pericolosi, se non possono fare altro allora sì, il rifiuto va a finire all’inceneritore, ma prima le eco balle vengono smembrate e lavorate. Questa notizia, un’ANSA, nessuno l’ha data. Questa è prova della manipolazione dell’informazione: ci sono dei gruppi di potere, in Italia, ma anche in Europa, che vogliono guadagnare in maniera esorbitante dal rifiuto. Noi invece cerchiamo di portare come esempio l’attività dei consorzi, dove il rifiuto può diventare una risorsa ma in altra maniera. Ricordiamo sempre il centro di riciclo Vedelago, dove un’imprenditrice ha brevettato un impianto che separa quello che nella raccolta differenziata non è  già totalmente a posto, e poi c’è anche la possibilità di recuperare dall’indifferenziato, e se proprio non si può recuperare niente, si produce – con un procedimento di estrusione, senza emettere sostanze nocive per l’ambiente – un granulato di plastica che può essere usato nell’edilizia ed è veramente  inerte. Il rifiuto, seguendo il paradigma della decrescita, deve essere recuperato il più possibile, bisognerebbe tendere al rifiuto zero e ci si può anche arrivare: ci sono delle città enormi in America che ci sono arrivate, ma qui da noi è un concetto utopistico, perché, ripeto,ci sono interessi economici che dettano le regole del gioco.
Le amministrazioni delle piccole città sono in grado di prendere in mano la situazione con più forza e di dare vita a situazioni virtuose: l’esempio vicino a noi è Forlimpopoli dove il porta a porta funziona – anche se gli amministratori si sono visti mettere i bastoni fra le ruote da Hera prima con un progetto carente sotto molti aspetti, poi perfezionato, ma che può essere ancora rivisto e migliorato. Hera continua a dire che il porta a porta costa molto di più: in realtà, nelle regioni e nelle città dove si sta facendo il porta a porta non ci sono ricarichi per un aumento dei prezzi, quindi basterebbe andare a vedere i conti di queste amministrazioni.

 

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Categorie: Ambiente,Emergenza Rifiuti








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